Fotografie della luna e divertiti doodles d’autore: a Milano un binomio inedito per Edoardo Romagnoli, che interpreta così il Campari Wall, con una mini-mostra nel quartier generale della storica azienda

Se la prassi consolidata non fosse quella di affidarsi a grandi star del cinema e altrettanto mitici fotografi di moda – per l’anno in corso è toccato a Uma Thurman e Koto Bolofo – potremmo dire che Campari s’è trovata la soluzione in casa. E ha già bell’e pronto un ideale calendario 2015. Quello che […]

Se la prassi consolidata non fosse quella di affidarsi a grandi star del cinema e altrettanto mitici fotografi di moda – per l’anno in corso è toccato a Uma Thurman e Koto Bolofo – potremmo dire che Campari s’è trovata la soluzione in casa. E ha già bell’e pronto un ideale calendario 2015. Quello che potrebbe tranquillamente nascere dalle opere che Edoardo Romagnoli ha affisso al Campari Wall, micro-spazio che impreziosisce la sede dell’azienda a Sesto San Giovanni: dodici scatti di piccolo formato accompagnati a una selezione di altrettanti doodles, divertissement su carta un po’ collage e un po’ origami, un po’ bozzetto e un po’ semplice appunto visuale.
“Vengo dai reportage di viaggio; ma negli Anni Ottanta, complice la paternità, il tempo per spostarmi si è ridotto” scherza Romagnoli, che spiega così il soggetto di una serie di immagini che si è arricchita nel corso degli anni, in barba al fatto che i figli – nel frattempo – sono cresciuti! Tutto verte attorno alla luna, colta nei suoi balletti celesti grazie a un gioco calcolato di esposizioni: che fissano l’astro, nitidamente, in un punto della sfera celeste, salvo disegnarle attorno le traiettorie successive; sfumandole addosso abiti argentei. Quasi si trattasse di aero-danze futuriste.
Si rinnova con questa operazione il rapporto tra il leggendario alcolico in rosso e l’arte contemporanea, significato dal legame con Ugo Nespolo ma soprattutto – e a maggior ragione in questi giorni – con Fortunato Depero. Vengono proprio dalla Galleria Campari, aperta nel 2010 nel quartier generale dell’azienda, diversi tra i pezzi che compongono la grande retrospettiva che Aosta dedica in queste settimane all’artista; ma anche alcuni lavori tra i tanti che al Guggenheim raccontano al pubblico americano la straordinaria epopea del futurismo.

– Francesco Sala


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