Il centro dell’Arte Italiana? È a Soho. A New York Laura Mattioli presenta la fondazione CIMA: debutto con Fortunato Depero e Fabio Mauri. Ecco le prime immagini

Un ampio loft, strategicamente posizionato nel cuore di Soho, accanto alla trafficatissima Broadway. Laura Mattioli presenta alla stampa la sua neonata fondazione CIMA (Center for Italian Modern Art), che il 22 febbraio verrà aperta al pubblico con la mostra di un artista eccezionale: il futurista Fortunato Depero (1892-1960), che a New York visse per un […]

Un ampio loft, strategicamente posizionato nel cuore di Soho, accanto alla trafficatissima Broadway. Laura Mattioli presenta alla stampa la sua neonata fondazione CIMA (Center for Italian Modern Art), che il 22 febbraio verrà aperta al pubblico con la mostra di un artista eccezionale: il futurista Fortunato Depero (1892-1960), che a New York visse per un breve periodo della sua vita. La studiosa e collezionista racconta di come Depero abbia rappresentato una sorta di padre putativo per suo padre, Gianni Mattioli, che collezionò una variegata serie di opere dell’artista. Se in genere infatti siamo abituati a pensare ai futuristi come coloro che celebrarono gli ideali di velocità, movimento e progresso, questa collezione presenta invece un corpus di lavori molto più eclettico, interessante e armonioso rispetto a come la vulgata ha definito il movimento nell’immaginario collettivo.
La luce che filtra dalle finestre di Broome Street valorizza i colori accattivanti degli arazzi e delle sculture presenti nella galleria, insieme ai dipinti che vibrano non solo per le loro caratteristiche espressive, ma anche narrative: la città è sí meccanizzata, ma dalle ombre. E la flora e la fauna, pur se rappresentate nel classico stile futurista, subiscono una sintesi non meccanica, bensi magica, cosí come la scena di folklore partenopeo ritratta in Paese di tarantelle, dove, a fare da motivo ispiratore è la splendida isola di Capri. Straordinario anche l’intimo ritratto in interni di Io e mia moglie, dove la composizione si sdoppia offrendo dimora ai due protagonisti entrambi intenti in operazioni creative diverse. Insomma, più di 50 lavori raramente visti prima (Depero deve essere considerato non solo un artista, ma anche un graphic designer, product designer ed un teorico del movimento futurista), di cui tutti potranno godere l’originale e imperitura bellezza.
CIMA promuove anche la formazione, offrendo assegni di ricerca e un programma culturale dove, accanto all’apporto moderno, verranno proposti anche artisti contemporanei. Il primo fra questi sarà Fabio Mauri (1926-2009), artista concettuale del dopoguerra che diresse anche la video-performance Gran Serata Futurista 1909-1930 del 1980, un film di quattro ore e diviso in tre parti, dove viene messo in luce il ruolo che il movimento ha assunto in favore dell’entrata in guerra dell’Italia durante la Prima Guerra Mondiale (con annessi collegamenti al fascismo). Un momento importante per la diffusione della nostra cultura all’estero, in un frangente storico in cui l’Italia soffre della reale consapevolezza delle proprie ricchezze non adeguatamente valorizzate: uno spazio che potrebbe costituire un baluardo ideale su cui investire, tramite il quale sarà possibile comunicare un’immagine più rappresentativa del genio italiano…

– Diana Di Nuzzo

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Diana Di Nuzzo
Scrive di Pop Surrealism e Lowbrow Art da tempo, e la sua passione per la cultura pop e underground l'ha portata a trasferirsi nella Grande Mela per conoscere da vicino il mondo delle gallerie dedicate e della Street Art. Qui trova pane per i suoi denti e tenta di fare la corrispondente all'estero cercando di dare voce a movimenti che in Italia restano ancora poco conosciuti. Appassionata di fumetti e toys di ogni epoca e tipo, è ormai ossessionata da Instagram e Facebook, al punto di averne fatto una semiprofessione. Nel campo delle arti visive predilige il mondo del figurativo e ha un debole per gli anni '80 e il suo universo di immagini trash, ipercolorate e molto spesso kawaii. Per il futuro confida di disintossicarsi dalla sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (di recente acuita da New York) e da quella dell'Analisi Semiotica.