Norman Foster a Expo 2015, presentato sul web il suo padiglione per gli Emirati Arabi Uniti. Un progetto avveniristico, in linea con quello che vede l’archistar al lavoro per costruire in pieno deserto la prima città a impatto zero del mondo

Considerato che gli hanno affidato il compito di costruire da zero un’intera città, è fatale che “compreso nel prezzo” sia saltato fuori anche il padiglione che accompagna il Paese a Expo 2015. Economia di scala in versione mediorientale per gli Emirati Arabi Uniti, che presentano in press conference virtuale – è la prima volta che […]

Considerato che gli hanno affidato il compito di costruire da zero un’intera città, è fatale che “compreso nel prezzo” sia saltato fuori anche il padiglione che accompagna il Paese a Expo 2015. Economia di scala in versione mediorientale per gli Emirati Arabi Uniti, che presentano in press conference virtuale – è la prima volta che accade nella storia – gli spazi disegnati per l’evento milanese da Norman Foster, già abbondantemente al lavoro (consegna della prima fase prevista tra due anni) all’avveniristico e faraonico progetto per Madras City. La città ideata a tavolino e piazzata a trenta chilometri da Abu Dhabi: una piattaforma sperimentale vivente spalmata su sei chilometri quadrati di deserto, dove sarà vietato usare veicoli inquinanti e dove tutto verrà mosso e azionato esclusivamente dalla luce del sole; realizzando il sogno della prima città al mondo completamente a impatto zero. Il tema della sostenibilità è anche quello che guida, ovviamente, il progetto (5000 metri quadri la superficie impegnata) per Expo, che si configura come un accurato omaggio al genius loci del Paese arabico. L’accesso al padiglione vero e proprio viene mediato da una passeggiata di centoquaranta metri che scorre parallela all’asse principale dell’area fieristica: sono alte fino a dodici metri le pareti in calcestruzzo rinforzato con fibra di vetro, incassate con cornici removibili in metallo per poter essere smantellate e rimontate altrove a fine evento, che evocano nell’andamento ondulato le dune di un deserto di cui hanno anche il colore. Al termine del canyon una rampa conduce all’edificio a pianta circolare, un auditorium (capienza stimata in circa ottocento persone) ad alto contenuto multimediale, con tanto di oasi ricostruita minuziosamente e ristorante dove degustare prodotti tipici.

– Francesco Sala


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