Cannes Updates: ecco tutti i premi. Festival salomonico, vincono tutti ma non vince nessuno: Palma d’Oro ad Abdellatif Kechichè, e Sorrentino resta a secco
La vie d’Adèle – Chapitre 1 & 2 (Blue is the warmest colour), diretto da Abdellatif Kechichè, vince la Palma d’Oro 2013. Questo è il dato più importante. Al momento di ritirare il premio da Uma Thurman Kechichè ha ringraziato i giovani francesi che gli hanno insegnato la speranza nella libertà: e ha ricordato i […]
La vie d’Adèle – Chapitre 1 & 2 (Blue is the warmest colour), diretto da Abdellatif Kechichè, vince la Palma d’Oro 2013. Questo è il dato più importante. Al momento di ritirare il premio da Uma Thurman Kechichè ha ringraziato i giovani francesi che gli hanno insegnato la speranza nella libertà: e ha ricordato i tunisini rivoluzionari che ancora devono imparare ad esprimere se stessi liberamente. Il Gran Premio della Giuria è andato ai fratelli Coen per Inside LLewyn Davis, con nostra grande felicità. Miglior regista (e questa è la vera sorpresa) Amat Escalante per Heli. Miglior sceneggiatura è risultata quella di Jia Zhanke per A Touch of Sin. Anche questo era stato previsto. Miglior attrice Berenice Bejo, che così riscatta il premio perso nell’anno di The Artist, per The Past di Asghar Farhadi. Miglior attore Bruce Dern in Nebraska di Alexander Payne. E qui c’è lo zampino di Spielberg. Premio della giuria al giapponese Like Father, Like Son di Kore Eda Hirokazu. L’avevamo detto. Infine un premio tecnico minore per Grigris dell’africano Mahamat- Saleh Haroun.
Va in bianco Sorrentino, ma noi eravamo concordi sul fatto che il suo film pur avendo alcuni punti interessanti (il trailer in realtà contiene tutto e il resto funge solo da riempitivo), non era meritevole di una menzione. Fuori dal Palmares non bisogna dimenticare Valeria Golino, che ha ottenuto un riconoscimento speciale per Miele dalla giuria ecumenica, e la menzione ad Adriano Valerio per il cortometraggio 37° 4S. Sembra a conti fatti che i premi siano andati un po’ dispersi. Nel senso che non essendoci stata un’opera che ha convinto tutti all’unanimità, i riconoscimenti sono stati equamente ripartiti tra quei film che anche a noi erano sembrati più papabili, con un compromesso tra i giurati che hanno deciso a tavolino quale fosse il premio più adatto per ogni film che andava premiato. Detto ciò ancora non è chiaro il premio a Grigris, ma non vorremmo avere la presunzione di comprendere dall’esterno della giuria quali equilibri politici e perchè andavano rispettati. Di certo la selezione di quest’anno, che prometteva fuochi d’artificio, non è stata incisiva come delle annate precedenti, e se per il 66° Festival di Cannes ci ricorderemo dei fuochi, sarà solo per quelli pirotecnici offerti da Baz Luhrman nella serata d’apertura. A prescindere da Gatsby.
– Federica Polidoro
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