Mancano i fondi, non si farà la sedicesima edizione della Quadriennale di Roma. Così va a pezzi l’Italia dell’arte

Annichilito con il commissariamento il primo museo statale d’arte contemporanea – il Maxxi -, ora la classe politica che ci ritroviamo veleggia verso la polverizzazione di una delle più importanti rassegne d’arte, la sola, assieme alla Biennale di Venezia, che abbia contribuito a costruire la storia dell’arte italiana, e la sola, sempre con la mostra lagunare, […]

Annichilito con il commissariamento il primo museo statale d’arte contemporanea – il Maxxi -, ora la classe politica che ci ritroviamo veleggia verso la polverizzazione di una delle più importanti rassegne d’arte, la sola, assieme alla Biennale di Venezia, che abbia contribuito a costruire la storia dell’arte italiana, e la sola, sempre con la mostra lagunare, a godere di prestigio anche oltreconfine. Ovvero la Quadriennale di Roma: la XVI edizione, prevista da ottobre 2012 a gennaio 2013 al Palazzo delle Esposizioni, è stata annullata per mancanza di fondi, come ha annunciato l’incredulo presidente Jas Gawronski.
Il progetto – ha spiegato Gawronski – prevedeva un centinaio di artisti, di cui metà scelti tramite concorso, metà invitati da una commissione (con, fra gli altri, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino)  tra gli autori visivi emersi a partire dal 2000 (senza barriere anagrafiche). L’avevamo programmata e calendarizzata da tempo ma negli ultimi mesi le cose sono precipitate: non abbiamo i 2 milioni di euro necessari per la realizzazione della mostra. Congelato Arcus (la spa del ministero dei Beni Culturali), sfumata la convenzione con il Ministero della Gioventù. Tra i privati pochi soldi”.
È crisi profonda, dunque, per una pietra miliare del nostro già tormentato panorama artistico-istituzionale: crisi per una rassegna da 80 anni impegnata nella promozione dei movimenti e degli artisti italiani, tenutasi per quindici edizioni dal 1931 ad oggi, con pochissime occasioni nelle quali – nel passato recente – ha avuto dei “rallentamenti” (a cavallo tra gli anni 60 e 70, e tra anni 80 e 90). “In quindici anni – ricorda il presidente – il contributo da parte dello Stato (Ministero Beni culturali) si è ridotto del 65%. Da un milione di euro nel 1995 a 360mila nel 2011. E non sappiamo quale sarà il contributo nel 2012”.
Tutto perduto, dunque? Gawronski non rinuncia a qualche apertura possibilista: “Al momento non possiamo dire quando potremo programmarla. Probabilmente prima di due anni. Dalle nostre giacenze non possiamo attingere per il finanziamento della mostra. Le risorse economiche vanno trovate tutte fuori”. In conclusione quello che forse è necessario è un discorso sull’utilità. Sull’utilità effettiva di certe rassegne. Visto che essere storici ed “esserci-sempre-stati” non basta più. La domanda da porsi, per tutti, è: la Quadriennale, così come è e così come sarebbe stata fatta, serve a qualcosa ed a qualcuno? Sposta? Cambia? Incide? Influenza? Determina qualcosa sulla carriera e sulla ricerca degli artisti che vi partecipano? Ha impatto? Se la risposta è sì averla definanziata è un errore madornale. Se la risposta è no, forse si può immaginare di ripensarne il ruolo saltando un turno e ripartendo con maggiore senso.

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Redazione

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