Il professor Carandini fa domanda per i fondi pubblici sui restauri del suo maniero e si risponde da solo? Ma no, sul Castello di Torre in Pietra è la solita dietrologia italiana

Se c’è una legge che vale per tutti, perché non usufruirne? Certo, se sei presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, e se la legge in questione riguarda contributi “per le spese di manutenzione e restauro degli immobili vincolati”, e ad erogare questi contributi è un organo dell’amministrazione dei Beni Culturali, parte immediata la corsa […]

Se c’è una legge che vale per tutti, perché non usufruirne? Certo, se sei presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, e se la legge in questione riguarda contributi “per le spese di manutenzione e restauro degli immobili vincolati”, e ad erogare questi contributi è un organo dell’amministrazione dei Beni Culturali, parte immediata la corsa tipicamente italica alla dietrologia, ed alla presunzione di favoritismo.
Accade al professor Andrea Carandini, che – come dunque previsto dalle normative – ha presentato domanda relativa al finanziamento dei restauri del Castello di Torre in Pietra, di sua proprietà, scatenando molteplici e probabilmente incontrollate reazioni degli organi di stampa. Tanto che il Ministero per i Beni Culturali si vede costretto a diffondere una nota – che a qualcuno risulterà un po’ forzata – per fare chiarezza sulla questione: a partire dal fatto che “le richieste relative al contributo ministeriale sono state formulate nel 2004, cinque anni prima che il Prof. Andrea Carandini fosse nominato Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali”.
Ma chi ha potere decisionale sulle domande? Anche sul punto, la nota chiarisce che “il Consiglio Superiore non ha alcun potere di entrare nel merito dei singoli interventi né la responsabilità decisionale in ordine a queste spese, che sono stabilite dagli organi tecnici del Ministero in base a criteri oggettivi; i progetti sono valutati esclusivamente dalle Soprintendenze, che giudicano anche l’ammissibilità al contributo e la percentuale da erogare, in ragione della qualità e tipologia dell’intervento, e procedendo secondo un ordine rigorosamente cronologico”.
Altra questione, l’apertura del monumento al pubblico, condizione vincolante per l’ottenimento del contributo: su questo il Mibac precisa che “in merito, in data 24 gennaio 2008, di fatto prima ancora della comunicazione della concessione del contributo, i proprietari dell’immobile avevano tempestivamente sottoscritto un atto d’obbligo con la definizione degli orari di visita al Castello”. Del resto, sull’apertura al pubblico non ci dovrebbero essere grossi dubbi: chi segua le cronache gossippare, saprà che è qui che nell’estate scorsa si tennero le nozze fra Mara Carfagna e Marco Mezzaroma, testimone Silvio Berlusconi…

Un interno del castello Il professor Carandini fa domanda per i fondi pubblici sui restauri del suo maniero e si risponde da solo? Ma no, sul Castello di Torre in Pietra è la solita dietrologia italiana

Un interno del castello

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più