Il Louvre chiede aiuto al pubblico per acquisire un “Cestino di fragole selvatiche”

Il museo del Louvre intende acquisire il “Cestino di fragole” di Chardin e per farlo chiede al pubblico di diventare mecenate attraverso un video. Eccolo

“Porti il ​​dolce?”: con questo invito semplice e diretto, il Louvre, il più grande museo del mondo, chiede al suo pubblico di contribuire all’acquisto di un’opera d’arte. Si tratta del dipinto “Le Panier de fraises des bois” realizzato nel 1761 dal pittore francese Jean Siméon Chardin (Parigi, 1699 – Parigi, 1779).

L’opera “Cestino di fragole” di Chardin che il Louvre vuole acquisire

Diderot disse di Chardin, autore del dipinto in questione: “Oh Chardin! Tu non unisci semplicemente del bianco, del rosso, del nero sulla tavolozza, tu unisci la sostanza delle cose, l’aria, la luce che tu afferri con la punta del pennello e trasferisci sulla tela“. Non sappiamo se il filosofo lo abbia detto proprio alla vista del cestino di fragole, ma tale esclamazione calza a pennello al dipinto.

L’opera raffigura appunto un cestino colmo di fragoline di bosco, disposte in forma piramidale, dalle tonalità vivide del rosso. Accanto a questo soggetto principale, sono visibili un bicchiere d’acqua, una pesca, due ciliegie e due garofani bianchi, tutti posti su un tavolo in legno. La composizione sembra un invito a degustare la dolcezza di quei frutti golosi, a dedicarsi un momento di piacere per il palato, mero e audace allo stesso tempo.

Jean Siméon Chardin Le Panier de fraises des bois
Le Panier de fraises des bois – Jean Siméon Chardin

L’appello del Louvre

Il piccolo dipinto di Chardin – misura 38×46 cm – è stato per lunghi anni conservato nel museo del Louvre, nonostante sia l’ultima opera dell’artista rimasta in mano privata. Il 23 marzo 2022 l’opera fu messa in vendita da Artcurial per una stima di più di 15 milioni di euro. Adam Williams, commerciante d’arte di New York, per conto del Kimbell Art Museum, avanzò una proposta d’acquisto record di poco più di 24 milioni di euro.

Se non che, poche settimane dopo, lo Stato francese decise di concedere alla natura morta lo status di “tesoro nazionale”, sospendendone di fatto la vendita per un periodo di trenta mesi e prendendosi così tempo per reperire i fondi necessari alla sua acquisizione. L’auspicio del Ministero della Cultura è che il Cestino di Fragole di Chardin entri nelle collezioni permanente del grande museo parigino, così è divenuto oggetto della campagna Tous Mecenes del Louvre.

Sul sito della campagna si legge: “Grazie all’eccezionale generosità di LVMH Moët Hennessy – Louis Vuitton e al sostegno della Société des Amis du Louvre, l’acquisizione, del valore di 24.400.000 euro, è già in gran parte finanziata. Abbiamo tempo fino al 28 febbraio 2024 per raccogliere i restanti 1.300.000 euro e consentire a “Le Panier de fraises des bois” di entrare nelle collezioni nazionali. Ogni donazione conta per poter, insieme, appendere lo Chardin scomparso nel museo!”.

A lanciare l’appello in un video è la stessa Direttrice del Louvre Laurence Des Cars, con tutto lo staff del museo, e persino Pierre Rosenberg, suo predecessore. In attesa di sapere come andrà a finire la vicenda, riconosciamo a questa operazione il merito di coinvolgere il grande pubblico su una questione inerente il patrimonio artistico nazionale che, sebbene faccia leva sul noto cliché del patriottismo francese, riesce ad infondere un senso di appartenenza e di orgoglio attorno ad una piccola ma preziosa opera d’arte.

L’opera entra nella collezione del Louvre

Con oltre 1,6 milioni di euro raccolti, la campagna del Tous mécènes! ha segnato un record e raggiunto l’obiettivo prefissato.

Grazie al contributo di quasi 10mila donatori individuali, il dipinto di Chardin entra a far parte della collezione del Louvre. Dal 21 marzo 2024 sarà esposto al Louvre-Lens, prima di proseguire il suo tour in Francia.

Roberta Pisa

Articolo aggiornato il 05 marzo 2024

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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