Video intervista all’artista Yuri Ancarani in mostra al PAC di Milano

Yuri Ancarani incanta con la sua prima mostra monografica al PAC di Milano, curata magistralmente da Diego Sileo e Iolanda Ratti. Francesca Francone Maitreya lo ha intervistato per Artribune. Ecco il video

Yuri Ancarani incanta con la sua prima mostra monografica al PAC di Milano, curata magistralmente da Diego Sileo e Iolanda Ratti, che hanno selezionato con cura gli ultimi 20 anni di lavori dell’artista, che trova nel video il suo “medium” prediletto.

YURI ANCARANI, REGISTA E ARTISTA VISIVO

Il suo occhio è la più straordinaria macchina da presa che esista, la migliore ottica cinematografica, senza inganno e senza finzione tecnica. Le sue storie ti entrano dentro e ti fanno riflettere. Quelle di Ancarani sono immagini in movimento, rappresentate con tutte le tecniche possibili: il documentario, la video arte degli anni 80, il videoclip, le immagini cinematografiche del passato; sempre suggestivo ed incantevole il suo sguardo sul mondo, che richiama la semplicità e la naturalezza ed i sogni di quando l’artista era bambino. La chiave di lettura per la scelta dei suoi soggetti, come lui stesso ci racconta, è lo stupore, se rimane colpito da un’idea, allora si tratta di quella giusta, che poi prende forma fino ad arrivare alla ricerca di uno sponsor o di un partner per realizzare il progetto, sia che si tratti di un documentario o di film di videoarte. Il dualismo tra l’essere al contempo regista ed artista visivo arricchisce i suoi contenuti, dando una spinta in più a tutte le opere esposte.
Un suo progetto nasce da una prima frase: “Non Lo So”, fino a che Ancarani non è fisicamente a contatto diretto con il soggetto, non è sicuro di che cosa potrà nascere e prendere forma.

GLI INIZI DI YURI ANCARANI

Nel fuori onda Yuri Ancarani ci ha raccontato di aver iniziato a fare video all’età di 8 anni,
sperimentando varie tecniche, con la naturalezza della sua infanzia, filmando formicai sulle note di “Dance Little Sister”, un’azione che gli procurava un grande piacere, qualcosa di così semplice e puro che è difficile ricreare ora da adulto. “Lascia Stare I Sogni” trasforma l’architettura iconica di Ignazio Gardella del PAC, a 70 anni dall’anniversario della fine della sua costruzione, in un Cinema Multiplo, come sottolinea Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano. La mostra si apre con le immagini de Il Capo (2010) dove lo spettatore è guidato dal protagonista dell’opera: un capocantiere con la mimica di un direttore d’orchestra, che dirige i lavori e che sembra darci un benvenuto dentro i mondi di Ancarani, ricchi e densi di colori, suoni e vibrazioni, che ti fagocitano in ogni sala, facendoti perdere il senso del tempo.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER YURI ANCARANI

L’Intelligenza Artificiale ha per Ancarani un controllo enorme sulla nostra realtà e limita
molto la libertà personale ed artistica. In Da Vinci (2012) l’artista parla dell’errore umano, magari in futuro si parlerà dell’errore e dell’orrore della macchina. Ogni epoca ha la sua novità, come una volta esistevano gli occhiali 3D anche l’intelligenza artificiale è qualcosa di inevitabile ed incontrollabile.

LA MOSTRA DI YURI ANCARANI AL PAC DI MILANO

Come ci spiega la co-curatrice Iolanda Ratti quella di Ancarani è una mostra sviluppata su due sedi, al MAMbo di Bologna la presentazione di Atlantide 2017-2023 e a Milano la mostra monografica Lascia stare i sogni. Diego Sileo ci spiega l’accuratezza dello studio dell’audio dei lavori di Ancarani che sono stati esposti con grandissima attenzione al fine di ricreare il suono perfetto delle opere originali. Dai fasti dei falconieri del Qatar in The Challenge (2016) alla musica ipnotica di Whipping Zombie (2017), una danza zombie che diventa trance nei riti dei villaggi di Haiti, tutto si mescola: realtà e finzione, cinema e paesaggi familiari all’artista, quelli delle sue terre evocati in Ricordi per moderni, brevi video girati tra il 2000 e il 2009 e riuniti in un’unica installazione al centro della zona che affaccia sul parco di Villa Reale. Vincitore dell’edizione del 2023 del Premio ACACIA – Associazione Amici Arte contemporanea italiana, con Il Popolo Delle Donne (2023), presenta in anteprima un lavoro molto forte che dà luce ad un tema molto delicato, pericoloso ed attualissimo: la violenza dell’uomo nei confronti delle donne. Un’opera che l’artista ha definito necessaria, un dialogo con la psicoanalista Marina Valcarenghi, che seziona dettagliatamente frasi molto forti e la sua visione lucida e assolutamente da scoprire. L’opera diventerà parte della collezione permanente del Museo del Novecento di Milano.

Francesca Francone Maitreya

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Francesca Francone Maitreya

Francesca Francone Maitreya

Francesca Francone Maitreya è architetto dal 2000 e giornalista pubblicista dal 2001. Si è laureata al Politecnico di Milano e ha conseguito nel 2002 un Master in Arte contemporanea, curatela e arti visive all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha…

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