Dalla Commedia alle Officine Riva. Parma riscopre Amos Nattini

Viene definito “fuori dal tempo e dalla storia”, ma in realtà Amos Nattini ha partecipato pienamente a quei decenni del Novecento segnati dalla guerra e poi dalle questioni sociali. I suoi dipinti, che evocano l’antico accostandolo a simboli dell’industria contemporanea, sono ora esposti negli spazi della Pilotta di Parma. Tutto grazie alla tenacia di un collezionista appassionato.

Amos Nattini, S.t. (La primavera), ante 1953, Collezione Pietro Cagnin
Amos Nattini, S.t. (La primavera), ante 1953, Collezione Pietro Cagnin

ILLUSTRARE DANTE
Diciannovenne, conquista Gabriele d’Annunzio, che gli commissiona le illustrazioni dei suoi Canti delle Gesta d’Oltremare. Poi, sempre per iniziativa del Vate, la grande impresa delle tavole per la Divina Commedia, per la cui realizzazione Amos Nattini (Genova, 1892 – Parma, +1985) ha impiegato “più tempo di quanto non ne fosse servito allo stesso Dante”, come sottolinea Vittorio Sgarbi in catalogo.
Un’opera titanica, che viene finalmente stampata nel 1939 con maniacale attenzione alla qualità e ai dettagli – dagli accordi con Fabriano per la produzione di carta cotone, ai caratteri stampati all’acquaforte, al leggio disegnato da Gio Ponti – per essere poi stoccata in un magazzino milanese; ma scoppia la guerra, il magazzino viene bombardato e quasi tutti quei volumi raffinatissimi vengono perduti.

DA PARIGI ALL’EREMO PARMENSE
La vicenda di Nattini – e a latere del suo principale collezionista, Giampaolo Cagnin, che da più di un decennio raccoglie le sue opere (attualmente ne possiede più di un centinaio) spinto da uno straordinario gesto d’amore verso il padre – è ora ricostruita in una mostra a Parma, dove sono ripercorse le tappe di una formazione che vede Nattini protagonista dell’arte dei primi decenni del Novecento, con frequentazioni a Parigi, negli ambienti di D’Annunzio e della marchesa Casati Stampa, e a Milano, dove diventa amico della famiglia Ucelli e di Ugo Ojetti ed entra in contatto con il gruppo Novecento.
Già dal 1941 Nattini, con la sua pittura figurativa su tavola, ancora memore di Sartorio e stilisticamente lontana dalle tendenze che si affermeranno nell’immediato dopoguerra, si ritira a una vita quasi claustrale sulle colline di Parma, in un ex eremo benedettino ricevuto in eredità. Qui lavora senza tregua e studia, da autodidatta, inglese, greco e la mitologia antica; si appassiona alla vita quotidiana, quella del lavoro nelle campagne, e diventa il “pittore della gente che tira la vita coi denti”, riflettendo per immagini sui cambiamenti profondi che segnano l’agricoltura e l’industria negli anni del boom economico, come testimoniano dipinti quali Il fabbro parmense (1956) e Le Due Età, ovvero il Problema Montano (1970).

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Amos Nattini, S.t. (Lago di Nemi - Notturno), s.d. [1940-43], Collezione privata
Amos Nattini, S.t. (Lago di Nemi – Notturno), s.d. [1940-43], Collezione privata
QUANDO GLI INDUSTRIALI ERANO ILLUMINATI
Se negli ultimi decenni le opere talvolta sembrano scadere in un’involuzione popolare delle tematiche e della resa pittorica, i dipinti realizzati tra gli Anni Trenta e Sessanta testimoniano un’interessante vivacità, stimolata probabilmente anche dal dialogo con una committenza industriale illuminata.
L’incontro con Guido Ucelli, poi fondatore del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e allora direttore delle Officine Meccaniche Riva, consente a Nattini di seguire da vicino il recupero delle navi di Caligola scoperte sul fondo del lago di Nemi, vicino a Roma: il pittore dedica all’impresa straordinaria quattro tavole intrise di atmosfera antica e che costituiscono il presupposto per la realizzazione delle sue due opere forse più significative: L’energia idroelettrica e La bonifica idraulica. Queste, commissionate sempre dalle Officine Riva – e la mostra ricostruisce con intelligenza i carteggi dell’incarico –, vedono un affollarsi di corpi in scene nelle quali domina l’accentuato simbolismo, e dove l’allegoria si unisce a una spiccata visionarietà.
Riservato e tagliato fuori dalla critica, per decenni di Nattini si sono conosciute solo le illustrazioni per la Commedia (ora in mostra a Ravenna): a trent’anni dalla scomparsa, l’iniziativa voluta da Giampaolo Cagnin restituisce quindi una prospettiva completa su un artista novecentesco che scelse di non cavalcare le mode e si propose come “pittore di altri mondi”.

Marta Santacatterina

Parma // fino al 15 novembre 2015
Amos Nattini – Pittore di altri mondi
a cura di Elisabetta Bernardelli, Cinzia Cassinari, Valeria Depalmi
Catalogo Silvana Editoriale
PALAZZO DELLA PILOTTA
Piazzale della Pilotta 5
0521 233617
[email protected]
www.parmabeniartistici.beniculturali.it/galleria-nazionale-di-parma/

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47596/amos-nattini-pittore-di-altri-mondi/

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Marta Santacatterina
Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte – titolo conseguito all'Università degli Studi di Parma con una tesi in Storia dell’arte medievale –, svolge da molti anni la professione di editor freelance per conto di varie case editrici ricoprendo anche, dal 2015 all’inizio del 2018, il ruolo di direttore editoriale del marchio Fermoeditore e della rivista collegata “fermomag”, sulla quale si è dedicata alle rubriche di arte, fotografia e mostre. Scrive per “Artribune” fin dalla nascita della rivista nel 2011, mentre più recenti sono le collaborazioni con il sito “Art&Dossier” – sul quale recensisce progetti allestiti in gallerie private –, con “La casa in ordine”, dove si occupa di designer emergenti e autoprodotti, e con la rivista “Dolcesalato”, su cui propone ai pasticceri suggestioni tratte dall'arte contemporanea. Scrive inoltre testi storico-artistici e sul fumetto per case editrici italiane (Giunti editore, Grafiche Step editrice ecc.) e statunitensi (Fantagraphics Books). Ha partecipato come giurata a concorsi di arte o fotografia e raramente cura delle mostre per artisti che riescono a convincerla grazie alla qualità dei lavori e alla solidità della loro poetica. Per la sede di Parma del Boston College, si occupa inoltre di attività di tutoring sull'arte contemporanea per studenti americani.