Klimt e i suoi fratelli

Palazzo Reale, Milano – fino al 13 luglio 2014. Cosa c’è alle origini di un mito? Nessuna analisi esegetica delle opere: alle origini di un mito c’è la sua famiglia. Così sembra rispondere a questa domanda la mostra milanese, giunta all’ultimo finesettimana di programmazione.

C’è Ernst Klimt pittore, e c’è Georg Klimt medaglista, entrambi fratelli del più noto Gustav Klimt (Vienna, 1862 – 1918) in mostra a Milano, con un sottotitolo del tutto tendenzioso: “alle origini di un mito”. Per renderlo più fruibile, il percorso è organizzato in maniera didattica (con il supporto indispensabile delle audioguide gratuite) facendo perno prevalentemente sull’apprendistato artistico, condotto in sodalizio con Ernst e con l’amico Franz Matsch, presso la Scuola di arti e mestieri di Vienna. Attenzione è dedicata anche all’associazione fondata con essi, la Künstler-Compagnie, che eseguirà parecchie commissioni pubbliche nell’opera di rinnovamento urbano avviata da Francesco Giuseppe. Lo studio del mosaico, della lavorazione dei metalli, degli stilemi decorativi del passato è indicato come imprinting iniziale al quale far risalire l’evoluzione stilistica di Klimt, culminante nel “periodo aureo” rappresentato da due capolavori in esposizione: la Salomè del 1909 e Girasole, 1907-08.
L’ideale dell’opera d’arte totale, formulato dalla Secessione Viennese, in mostra viene  esemplificato dalla ricostruzione del Fregio di Beethoven, allestito in originale nel 1902 nel padiglione di Joseph Maria Olbrich insieme alla scultura in marmo policromo dedicata al compositore da Max Klinger, qui raffigurata in una foto d’epoca di Moritz Nähr, con sottofondo musicale della Nona Sinfonia.

KLIMT, alle origini di un mito - Milano, Palazzo Reale, 11/03/2014.  Ph: F_Stipari, 24OreCultura

KLIMT, alle origini di un mito – Milano, Palazzo Reale, 11/03/2014. Ph: F_Stipari, 24OreCultura

Molti gli espedienti di tipo compositivo e decorativo – vedi le due Teste grottesche di Ferdinand Andri poste a incorniciare scenograficamente il suggestivo Fuochi fatui, 1903 – di un’esposizione che vanta più capolavori nelle riproduzioni presenti in bookshop che quelli effettivamente in mostra. Problema che ci si trova ad affrontare quando si vuol rendere attraente una mostra con poche opere dell’artista di punta, fra cui molti lavori minori, disegni e schizzi. A questo punto l’analisi del contesto diventa un accorgimento per accompagnare e rendere più comprensibili opere meno note e, magari, meno riuscite. Ma non può essere il contesto a spiegare il mito di Klimt. Miti si diventa quando si concepiscono opere iconiche, paradigmatiche per i periodi successivi. Alle origini del mito di Klimt ci sono i suoi capolavori: visioni sintetiche di un’epoca, nelle quali culture successive si riconoscono, le sentono familiari e, nel contemporaneo, le fanno assurgere a icone popolari. E si torna sempre allo stesso punto: grande nome, grande richiamo di pubblico ma poche opere, che costringono ad equilibrismi espositivi che spesso lasciano l’amaro in bocca.


Giovanna Procaccini

Milano // fino al 13 luglio 2014
Klimt. Alle origini di un mito
a cura di Alfred Weidinger
in collaborazione per l’Italia con Eva Di Stefano
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12
02 54917
www.klimtmilano.it

 

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Giovanna Procaccini

Giovanna Procaccini

Giovanna Procaccini, nata a Napoli, vive a Milano. È laureata in architettura e specializzata in storia dell’arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. È diplomata come addetto alla conservazione e restauro dei dipinti su tela. Critica e curatrice, si…

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