Raccontar favole a Palazzo Te

Amore e Psiche: lui dio, lei bellissima, tanto da sfidare Afrodite, potente regina celeste della femminilità. Il resto è noto. Lo racconta Apuleio nel II secolo d.C., accogliendo tracce di leggende arcaiche. E l'antico mito è ripreso da molti dopo di lui: scrittori e pittori, scultori e poeti. A Mantova, fino al 10 novembre.

Una storia, una leggenda, una fiaba inquietante come solo sanno essere le vicende create dalla fantasia dei Greci. Ora la favola di Amore e Psiche è anche il centro attorno al quale ruota una mostra allestita tra Palazzo Te e Museo della città.
Nella prima location ogni sala inscena un episodio di una specie di telenovela, attraverso sculture e un paio di dipinti, tra cui una Venere di Palma il Vecchio; poi ovviamente la coppia appassionata, qualche Eros dormiente, la bellissima giovane e un tripudio di Afroditi, fino al finale “canoviano”. Tra le stanze della residenza dei Gonzaga si dipanano le avventure dei due innamorati, accompagnate da testi improntati a complesse letture simbolico-filosofico-psicanalitiche sull’amore, sui rapporti di coppia, familiari e con gli dèi.
Ma quale la logica della scelta che accosta opere dall’antichità a quelle di oggi? Al di là del titolo si stenta un po’ a comprendere il legame  che non sia solo quello del corpo femminile – tra un Concetto spaziale di Lucio Fontana del 1959 e un’Afrodite Sosandra, il tutto accanto a una Venere di Dalì e alla Ragazza sdraiata di Manzù. Interessante invece la rilettura attuale di Alfredo Pizzi che, per invitare i visitatori a osservare gli affreschi di Giulio Romano nella stanza di Amore e Psiche ricopre il pavimento di specchi e accuratamente li rompe, creando un effetto di riflessione e di meditazione sulle opere del passato.

Alfredo Pirri, Passi, installazione, Mantova, Palazzo Te, 2013

Alfredo Pirri, Passi, installazione, Mantova, Palazzo Te, 2013

La confusione aumenta nella seconda sede a Palazzo San Sebastiano, dove dipinti e oggetti pertinenti alla mostra si confondono con le collezioni permanenti.
Ma torniamo per un attimo a Palazzo Te. Se il percorso “romantico” si disloca nell’ala sinistra del palazzo, a destra è inevitabile incappare in quella strabiliante opera che è la Caduta dei giganti di Giulio Romano, sala di per sé potentissima. Fino al 15 settembre al centro di essa campeggiava un’installazione di Fabrizio Plessi: monitor su tavoli rovesciati e inclinati, disseminati da massi di pietra, quelli che potrebbero “piovere” dal soffitto se solo i giganti prendessero vita, e sugli schermi massi che cadono fragorosamente nell’acqua. Interpretazione intelligente, efficace e di grande profondità, che dialoga con l’antico, proponendolo attraverso uno sguardo contemporaneo.
Talvolta, anche quando i costi delle mostre ricadono sull’organizzatore e non sul bilancio comunale, sarebbe opportuno scegliere una direzione, quella dei “no” a operazioni puramente mediatiche: una strada certamente più difficile, ma che può dare emozioni non scontate ed esposizioni di qualità, senza scadere in popolari quanto inutili atmosfere da San Valentino.

Marta Santacatterina

Mantova // fino al 10 novembre  2013
Amore e Psiche. La favola dell’Anima
PALAZZO TE
Viale Te 13
0376 323266
[email protected]
www.palazzote.it

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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