Ritorno alle origini. Lo sguardo della Maramotti
Tornare all'azzeramento per ridefinire lo statuto dell'opera d'arte. Ridurre la grammatica dopo il neo il post e il trans è possibile? Se lo chiede un filosofo assieme a un gruppo di artisti che firmano una sorta di manifesto essenziale, che riporta al gesto d'inizio e all'apertura di uno scenario possibile. Succede alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, fino al 25 settembre.
“La questione dell’essenza non è altro che la necessità di affrontare nuovamente la questione dell’inizio, della creazione, cioè la questione dell’arte tout court. Porsi al fondo del nulla della contemporaneità, alla ricerca dell’essenza del tempo e dello spazio”. Così scrive Federico Ferrari in catalogo. Partendo dall’idea di principio del gesto artistico, pone una domanda precisa: “Come si può definire una rinascita rispetto al fare arte?”.
Lo statement pone l’idea di un manifesto teorico che metta in luce l’aspetto filosofico, anziché quello curatoriale. Una differenza netta, con la quale Ferrari intende rivedere il concetto tradizionale di curatela, lasciando agli artisti invitati libertà d’azione e autonomia. Fare tabula rasa diviene così fondamentale per uscire dal concetto di postmoderno e tornare alla prassi, a una processualità che definisce lo statuto dell’opera attraverso il suo azzeramento.
Ma come si pongono gli artisti invitati rispetto alla tesi? Gianni Caravaggio si muove fra l’arte e la filosofia, spogliando l’opera del gesto artistico, fino alla sua nudità “essenzialista”. Può essere quindi considerato una sorta di capostipite dell’Arte Essenziale; non a caso nel suo statement si legge che “la natura dell’immagine è l’immagine seme”. Ciò comporta la disseminazione per la stanza di oggetti misteriosi, creati con materiali nobili come marmo e bronzo, con la possibilità di germogliare.
Jason Dodge riesce a trovare la poesia nelle storie di oggetti di ordinario uso, apparentemente insignificanti. Una campana senza suono nascosta dentro la parete perde così la sua funzione originaria, una bilancia montata in senso opposto rende impossibile la misurazione.
È nel dettaglio che si ritrova l’essenzialità, e il problema della praxis lo pone Helen Mirra creando una relazione tra opera e spazio inteso come natura, luogo del nostro cammino, mentre l’essenza va a coincidere con l’esistenza nell’arte profondamente femminile di Karla Black, che si esplica con un gusto per i pigmenti quasi “animalesco”, rappresentativo di un cosmo pronto a rinascere, e nel recupero dell’artigianalità di Thea Djordjadze, tra dimensione domestica e strutture geometriche metalliche. O ancora nella ricerca dell’equilibrio di Alice Cattaneo che, costruendo, decostruisce.
ARTE ESSENZIALE di artribunetv
Essenziali sono la poetica del frammento romantico di Ian Kiaer e la genesi metafisica di Francesco Gennari, che crea paesaggi metafisici con marmo e farina, fondendo nascita e morte. “Arte essenziale, cioè arte”, conclude Ferrari. Nulla di più e nulla di meno.
Francesca Baboni
Reggio Emilia // fino al 25 settembre 2011
Arte essenziale
a cura di Federico Ferrari
www.collezionemaramotti.org
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati