Veronese, Ester e la visione a portata di braccio

Dopo un restauro condotto in tempi rapidi, torna a farsi ammirare il ciclo sulle “Storie di Ester” di Veronese. Grazie a una scelta allestitiva insolita ma vincente, che si presta a incontri ravvicinati. Sia mai che vogliate, in tempo di Biennale, rifugiarvi nel veneziano Palazzo Grimani.

Siam sinceri: per chi già conosceva il ciclo veterotestamentario di Veronese, alla notizia che sarebbe stato collocato in Palazzo Grimani ha avuto sicuramente un moto d’inquietudine: è sicuramente un gioiello architettonico ma, al pari di uno scrigno, non dispone di spazi ampissimi, soprattutto se rapportati alle dimensioni delle tele.
La scelta è caduta sul palazzo, inizialmente, come ripiego alle Gallerie dell’Accademia, non ancora praticabili. Ma, come si dice, “di necessità virtù”, e proprio le dimensioni più contenute fanno da condizione imprescindibile alla visione ad altezza uomo delle opere, che alla chiusura della mostra ritorneranno alla loro sede originale, vale a dire il soffitto della Chiesa di San Sebastiano, a 12 metri d’altezza.
Il titolo dell’esposizione (Le storie di Ester rivelate) curata da Giulio Manieri Elia – che ha anche diretto il restauro – fa leva sul verbo ‘rivelare’, che suggerisce una chiave di lettura volutamente sospesa tra il filologico e il poetico: “Far scoprire agli altri ciò che era sconosciuto e segreto”.

Ripudio di Vasti avanzamento della pulitura Veronese, Ester e la visione a portata di braccio

Paolo Veronese - Ripudio di Vasti - avanzamento della pulitura

Nel senso primo del termine, fa riferimento all’azione stessa del restauro, che ha riportato alla luce la brillantezza e la qualità cromatica delle figurazioni; ha svelato la brillantezza dei colori originali nascosta dalla patina giallastra causata dall’ossidazione delle vernici e ha eliminato le soffocanti sopratinture posteriori. Condotto da tre “signore del solvente” (non osate pensare alla nail art) come Lucia Tito, Rosanna Coppola e Carla Bertorello, sconosciute ai non addetti ma figure storiche del campo, assieme a Ester e Veronese, il restauro può essere considerato come il terzo protagonista dell’esposizione: presente ma non invadente, si fa capire anche grazie all’ausilio di un video semplice però efficace, che accoglie il visitatore a inizio mostra e non solo illustra il prima e il dopo, ma rivela anche il disegno e i ripensamenti di Veronese grazie a una serie di immagini radiografiche.

1 RIPUDIO DI VASTI Veronese, Ester e la visione a portata di braccio

Paolo Veronese - Ripudio di Vasti

Arrivando alla seconda accezione della rivelazione, è da intendere come il raggiungimento di un’epifania, di un’agnizione, permessa proprio dalla possibilità di godere delle opere a distanza di braccio, la stessa di cui poté godere il suo creatore. In tele di così grande dimensioni, la visione ravvicinata è spesso contestata perché rende aberranti gli arditi scorci prospettici e impedisce di cogliere quello che è definito l’“insieme”; ma è in realtà imprescindibile per l’esegesi dell’opera nel suo senso più profondo: la visione a una distanza quasi intima permette di vedere come le perle sul capo di Ester siano in realtà leggerissimi e semitrasparenti tocchi di bianco, di intravedere la trama delle tela sotto la veloce pennellata del Caliari, di scoprire come la maestosa sericità dei tessuti nasca da un calibratissimo uso dei toni e dei mezzitoni. E, se si è particolarmente attenti, anche di cogliere qualche stralcio del disegno preparatorio.
Insomma, bisogna dirlo: Veronese, sei sempre una rivelazione.

Giulia De Monte

Venezia // fino al 24 luglio 2011
Veronese – Le storie di Ester rivelate
a cura di Giulio Manieri Elia
Catalogo Marsilio
www.palazzogrimani.org

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Giulia De Monte

Giulia De Monte

Classe 1986, studi in Storia dell’Arte Contemporanea, scorazza liberamente per tutta l’Italia, possibilmente anche per il mondo; gestisce il blog Arte Libera Tutti, che si occupa di documentare il lato B dell’arte contemporanea, fatto di associazioni, collettivi e gruppi informali,…

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