Anche nell’industria videoludica avanza in tutti gli ambiti l’uso dell’intelligenza artificiale generativa, con diversi dubbi e soprattutto tante polemiche. In questi ultimi giorni sono per esempio apparsi online accesi interventi contro le immagini sintografiche (realizzate da IA generative) avvistate nei nuovi videogiochi Anno 117: Pax Romana di Ubisoft e Call of Duty: Black Ops 7 di Microsoft. Intanto, è uscito in tutto il mondo Where Winds Meet di Everstone Studio e NetEase, finora disponibile solo in Cina, provocando varie reazioni (più divertite che indispettite, va detto) per la scelta di usare chatbot in stile ChatGPT per farci parlare con alcuni dei personaggi.
Le polemiche sull’uso dell’IA nel videogioco ARC Raiders
Ma la principale controversia ha interessato ARC Raiders di Embark Studios, uno dei videogiochi più discussi del momento con più di 4 milioni di copie vendute. Una cifra importante per la nicchia dei videogiochi a pagamento per computer e console. Come per il precedente The Finals (2023), Embark Studios ha usato IA text-to-speech (TTS, “da testo a voce”) per generare alcune tracce vocali. ARC Raiders è un giocoservizio (game-as-a-service), cioè un videogioco che viene aggiornato di continuo con nuovi contenuti, e lo studio vuole essere in grado di produrre rapidamente audio per le future espansioni. Quindi, i personaggi sono doppiati da attori professionisti, ma l’audio registrato è stato poi usato per addestrare le IA e realizzare ulteriori battute senza dover richiamare (e, apparentemente, ripagare) gli attori. Nel 2025 il sindacato statunitense di chi lavora nello spettacolo, il SAG-AFTRA, ha ottenuto dopo un anno di sciopero (tra le altre cose) precise garanzie sull’uso dei servizi dei suoi membri per l’addestramento delle IA, ma Embark Studios è uno studio svedese di proprietà di Nexon, una multinazionale nata in Corea del Sud e con ora base in Giappone, e può quindi muoversi con più libertà. L’autorevole testata britannica Eurogamer è stata la più dura con il videogioco, abbassandogli in sede di recensione il voto a 2 stelle su 5, ma già all’uscita di The Finals l’uso di tecnologie TTS provocò diverse proteste, anche perché registrare battute aggiuntive a ogni aggiornamento è un lavoro veloce e relativamente economico.

L’IA velocizza lo sviluppo di videogiochi?
Il CEO di Embark, Patrick Söderlund, ha dichiarato al podcast The Game Business che l’uso di IA è necessario per uno studio come il loro, con 300 dipendenti, se intende confrontarsi alla pari con produzioni ad alto budget sviluppate da migliaia di persone, come i videogiochi della serie Grand Theft Auto di Take Two. L’IA servirebbe insomma a velocizzare la produzione e permetterebbe persino, secondo Söderlund, di ripensare totalmente lo sviluppo dei videogiochi. Già questo è piuttosto dubbio, perché l’uso di IA generative porta le sue complicazioni e le sue perdite di tempo. Per esempio, l’uso di IA come assistente alla programmazione è tanto diffuso da non essere ormai neanche più citato, ma secondo uno studio del 2025 (“Measuring the Impact of Early-2025 AI on Experienced Open-Source Developer Productivity”, capitanato da Joel Becker) pure qui le IA rallentano il lavoro, anche di persone esperte, del 19%.
“Ogni compagnia videoludica usa l’Intelligenza Artificiale”
Parlando alla testata giapponese Game*Spark (l’intervista è stata tradotta da Automaton), il CEO di Nexon Junghun Lee ha aggiunto che “è importante presumere che ogni compagnia videoludica stia oggi usando IA” e, rispondendo al sito statunitense Polygon, la compagnia ha specificato che questo non porterà a una diminuzione del personale, Secondo fonti di Mobilegamer.biz, nel 2025 lo studio Microsoft King ha però licenziato centinaia di persone per sostituirle con gli strumenti IA da loro stesse addestrati. Le parole di Lee hanno così provocato ulteriori polemiche, e vari studi di sviluppo sono intervenuti sui social network per negare di avere mai usato IA. Si trattava soprattutto di piccoli, a volte minuscoli, studi che si rivolgono a un pubblico molto scelto, ma anche Tommy Thompson, fondatore della compagnia specializzata in IA e videogiochi AI and Games, ha detto che quella di Lee è più che altro un’esagerazione. Un’esagerazione piuttosto popolare in Asia, dove governi come quello giapponese stanno attivamente spingendo l’adozione di IA nei settori tecnologici.

L’IA nell’industria dei videogiochi
Comunque, pare innegabile che l’IA generativa sia, in un modo o nell’altro, sempre più presente nel mondo dei videogiochi. Prendendo questi dati con le cautele di cui parlavamo sopra, l’ultimo report dell’organizzazione dell’industria videoludica giapponese (CESA) afferma che in Giappone il 51% degli studi di sviluppo starebbero sperimentando con l’IA. Secondo l’agenzia Niko Partners la percentuale salirebbe al 60% in Cina, cioè nel principale mercato dell’industria. Un recente sondaggio di Google Cloud in USA, Corea del Sud, Norvegia, Finlandia e Svezia arriva a dire che forme di IA generativa sarebbero usate dall’87% degli studi di sviluppo e Lewis Packwood della testata specializzata GamesIndustry.biz è tornato dalla Gamescom, la principale fiera europea del settore, affermando che “l’uso di IA è un segreto di Pulcinella nell’industria: la maggioranza delle persone con cui ho parlato hanno detto di star usando una qualche forma di IA”. Ci sono gli usi che abbiamo già citato: la generazione di elementi visivi (come concept art, come base da rifinire o persino come contenuto da inserire così come è), lo sviluppo di personaggi chatbot (su cui crede molto anche Ubisoft), le tecnologie TTS e l’assistenza alla programmazione. Ma l’IA viene anche usata per creare testi e ha da anni un ruolo centrale nella traduzione, e non solo nell’industria videoludica. Infine, molte compagnie puntano a far testare alle IA i videogiochi per scoprire e correggere interazioni non desiderate (i cosiddetti bug). La multinazionale giapponese Square Enix ha per esempio affermato che entro il 2027 vuole che il 70% dei controlli di qualità siano svolti da IA, anche se pure questa è probabilmente un’esagerazione detta per dare soddisfazione al governo. Lo zoccolo duro polemizza e gli studi che lo hanno come pubblico lo rassicurano promettendo che non useranno mai IA. Ma intanto nel principale mercato dell’industria, quello dei videogiochi free-to-play (scaricabili gratuitamente) per dispositivi mobili, l’utenza neanche considera l’IA come qualcosa di controverso.
Matteo Lupetti
(Grazie all'affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati