Vasilis Marmatakis, chi è il geniale designer dietro le locandine dei film di Yorgos Lanthimos
Dal manifesto di “Povere Creature” con la faccia di Emma Stone tutta pasticciata a quello di “The Lobster” con Colin Farrel che abbraccia un “vuoto” a forma di persona, le sue creazioni sono il contraltare definitivo delle pellicole blockbuster del regista greco

Dimenticate i faccioni dei supereroi, i sorrisi candidi dei giovani amori, i paesaggi generici e le grafiche appariscenti: i manifesti del designer Vasilis Marmatakis sono pensati per dirvi qualcosa dei film che anticipano, e di toccare delle corde profonde nel farlo. Quel qualcosa non è una banale didascalia, un’immagine di repertorio, ma una reinterpretazione a tutti gli effetti della trama, dei personaggi, dei loro drammi e personalità. Un gioco di vuoti e pieni che si allacciano ai corpi, ora piccoli ora enormi, coloratissimi e seppia, che merita ogni volta di essere osservato a lungo: il premio è quello di tagliare i preamboli e cogliere, in una sola occhiata, le qualità più autentiche dei film dell’ormai celebre regista greco Yorgos Lanthimos (Atene, 1973).

Vasilis Marmatakis, il designer dietro i poster dei film di Lanthimos
Da sempre appassionato ai poster e alle copertine dei VHS, Marmatakis ha studiato graphic design al Camberwell College of Arts e al Royal College of Art di Londra negli Anni ’90. Tornato ad Atene, nel 2003 ha co-fondato lo studio di design MNP con Katerina Papanagiotou e lavorato, oltre che come designer, come professore ospite del Vakalo College of Art & Design di Atene. Nella capitale greca, mentre lavorava in un’agenzia pubblicitaria, ha incontrato Lanthimos, arrivando a collaborare con lui attraverso il suo autore e sceneggiatore di riferimento, nonché amico di entrambi, Efthymis Filippou: da allora non si sono più lasciati. Insieme hanno lavorato su Alps (2011), Il sacrificio del cervo sacro (2017), La favorita (2018), Nimic (2019), il cortometraggio Η Βληχή (2022), Povere creature! (2023), Kinds of Kindness (2024) e Bugonia (2025), appena presentato a Venezia. Le loro collaborazioni, peraltro, si estendono oltre ai film: è il caso dell’artbook Oviparity per Gucci, che raccoglie foto della collezione Cruise 2020 di Alessandro Michele scattate a Villa Torlonia.














Marmatakis e le locandine dei film di Lanthimos
A cominciare da quelle tre, essenziali linee al centro della prima locandina di Dogtooth (2009), che suggeriscono la distorsione della famiglia al centro del dramma e vengono riprese all’interno del film, Marmatakis ha realizzato negli anni delle immagini ineccepibli che fanno da anticipazione e da contraltare metaforico (spesso tramite l’iperbole o l’assurdo) dei film, a volte accompagnate altri elementi dell’identità grafica di queste pellicole, per esempio i titoli di testa e di coda de La Favorita.
Tutto di queste locandine è studiato e controllato, anche perché ciascuna comporta due-tre mesi di lavoro, con studio della sceneggiatura e degli scatti e un giro sul set laddove possibile, processo che porta a una rosa finale di dieci progetti, tra cui viene scelto il poster principale e spesso uno o due poster secondari. L’attenzione di Marmatakis va dal carattere tipografico – che ne La Favorita riprende i layout di epoca vittoriana mentre in Povere Creature! è un lettering sottile e quasi infantile -, all’utilizzo dei pieni e dei vuoti – così si evidenzia per esempio la mancanza dell’anima gemella in The Lobster -, dall’uso del colore – ora quasi assente, come in Nimic, ora protagonista, come in Bugonia – al soggetto vero e proprio: è ossessivo il volto pieno di volti di Kinds of kindness , desolante la tristezza clinica de Il sacrificio del cervo sacro e quasi ripugnante lo zoom sulla regina Anna ne La Favorita, che troviamo sdraiata e assediata da due piccole Emma Stone e Rachel Weisz, che nel pulirla sembrano nell’atto di imbalsamare un cadavere.

Le altre locandine di Vasilis Marmatakis
Il graphic designer con base ad Atene, però, non lavora solo con il pluripremiato regista, ma anche per altre produzioni musicali e cinematografiche indipendenti: quest’anno ha creato la conturbante copertina del disco Hideous Bastard del cantante Oliver Sim; nel 2024 quella più essenziale del singolo Big Ben Beat di Kim Deal, di cui il famoso comico e regista inglese Richard Ayoade ha realizzato il cortometraggio; e ancora, l’anno prima, il monologo sci-fi con intermezzi musicali George, sceneggiato sempre da Filippou, musicato da Panagiotis Melidis (noto come Larry Gus) e narrato dall’attore Ben Whishaw. Non sono insolite, infine, le collaborazioni con il mondo della cultura. Un esempio? La prima identità grafica del rinato Museo dell’Acropoli di Atene.
Giulia Giaume
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