Autocostruzione, accoglienza e processi produttivi nei tunnel di DropCity al Fuorisalone

Nei tunnel della Stazione Centrale una serie di mostre e iniziative raccontano l’avanzamento del cantiere del nuovo Centro di Architettura e Design che aprirà a fine anno e svelano i dettagli di alcune lavorazioni industriali

Il primo significato del titolo Dropcity in Progressè chiarissimo, perfino ovvio: il Centro di Architettura e Design ideato dall’architetto Andrea Caputo nei tunnel sotto il fascio di binari della Stazione Centrale è in un assetto provvisorio e aprirà a fine 2024. C’è, però, un secondo significato che si afferra completamente solo dopo aver visitato gli spazi ancora in cantiere e osservato le esposizioni di brand e studi di architettura internazionali che li occupano: l’espressione “in progress”, in formazione, può essere utilizzata anche per definire tutto ciò che sta a monte del prodotto finito. I processi industriali, insomma, che di solito sono visibili soltanto agli addetti ai lavori e che qui, cioè nei tunnel compresi tra il numero 38 e il 60, vengono invece svelati e celebrati. 

Lavorazioni industriali sotto la lente da Dropcity

È l’operazione che compie, per esempio, la mostra INDUSTREAM (tunnel 48) mettendo in scena la filiera produttiva di XL EXTRALIGHT®, un materiale ultraleggero a metà tra plastica e gomma usato in parecchi settori diversi per produrre un po’ di tutto, dalle calzature Crocs alle componenti per la nautica. Nel tunnel 44, Wonder Powders, il progetto di ricerca di Shimadzu Corporation e dello studio di design giapponese we+, ragiona in maniera poetica su come diversi materiali interagiscono con l’acqua una volta sminuzzati: una serie di contenitori piatti riempiti di liquido funzionano come quadri su cui ammirare la danza astratta di sciami di polvere colorata. Un modo originale per rendere omaggio al core business del colosso giapponese della strumentistica analitica per il settore medico, cioè l’osservazione dell’infinitamente piccolo. Il processo che Edoardo Pandolfo e Francesco Palù di 6:AM Glassworks espongono nel tunnel 38, invece, è quello del riciclo del vetro che, riutilizzato una volta fuso, dà vita a lastre texturizzate e a una serie di arredi, dai tavoli agli scaffali. 

Dropcity
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Una casa”minima” per chi è in fuga in mostra a Milano

Le migrazioni sono invece al centro di We Mediterranean, un progetto nato in Libano poco prima dello scoppio della guerra, in collaborazione con il festival We Design Beirut, e destinato a viaggiare nel Mediterraneo per i prossimi mesi prima di trovare un approdo a Lampedusa Capitale italiana della cultura nel 2025. Ragionando sul minimo comune denominatore dell’architettura – su quelle strutture minime, cioè, con cui è possibile costruire un riparo di fortuna per chi ne è sprovvisto – un collettivo formato da architetti e designer con la giornalista Paola Carimati ha realizzato una piccola capsula di accoglienza in tubolare metallico e tessuti ricamati a mano che è anche un teatro (e accoglierà incontri, letture e performance durante la design week, con relatori come Cecilia Strada e gli sceneggiatori del film di Matteo Garrone Io Capitano), una torretta per i piccioni e una pensilina sotto la quale trovare riparo.

dropcity 2 Autocostruzione, accoglienza e processi produttivi nei tunnel di DropCity al Fuorisalone
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L’autocostruzione del nuovo Centro di Architettura e Design

La design week 2024 è anche l’occasione giusta per fare il punto sull’avanzamento del cantiere di Dropcity, gettando uno sguardo al lavoro di alcune delle realtà coinvolte tra edilizia tradizionale e tecniche innovative. L’azienda romagnola WASP espone nel tunnel 54 alcuni suoi macchinari per la stampa 3D: in futuro saranno tra le attrezzature a disposizione dei progettisti nel nuovo Centro di Architettura e Design, nel frattempo stampano in tempo reale una serie di elementi architettonici modulari che serviranno per comporre un imponente muro parametrico. L’esposizione Future Frames (tunnel 46) mostra l’intelaiatura studiata dallo studio di design tedesco Streev per le coperture interne dei tunnel e prodotta con un’innovativa macchina a controllo computerizzato che non usa legno né viti a partire dal legno ricavato dagli alberi abbattuti a Milano dal nubifragio dello scorso luglio. 

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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