È morto l’architetto e designer Andrea Branzi, storico membro di Archizoom

Protagonista dell’irripetibile stagione delle avanguardie radicali, il pluripremiato architetto, designer, teorico, docente e autore Andrea Branzi è scomparso a 84 anni. Ne ripercorriamo vita e carriera

Inaugurata solo qualche giorno fa, negli spazi della Antonia Jannone Disegni di Architettura, L’architettura appartiene al teatro è destinata a essere ricordata come l’ultima mostra di Andrea Branzi. L’architetto, designer e teorico del design si è spento il 9 ottobre a Milano, la città in cui risiedeva e lavorava da mezzo secolo. A Firenze, dove era nato nel 1938, Branzi era legato non solo dal dato anagrafico e dagli affetti. In riva all’Arno si era formato alla facoltà di architettura e aveva mosso i primi passi di una carriera straordinaria, eclettica, di respiro internazionale, avviata con l’esperienza – rivoluzionaria per il contesto italiano degli anni Sessanta e dall’influenza ancora tangibile – del collettivo Archizoom Associati (insieme a Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, Lucia Morozzi e Dario Bartolini). Una carriera, quella di Branzi, segnata dall’esercizio del pensiero e dalla pratica progettuale fino all’ultimo, come ha sottolineato, annunciandone sui social la scomparsa, l’architetto Stefano Boeri: “(…) poche ore fa ci eravamo sentiti con lui e Nicoletta e Emanuele Coccia per riprendere il progetto di una “Grande Parigi” percorsa da 50 mila grandi mucche sacre affinché “riducessero lo stress metropolitano”. Così il Presidente di Triennale Milano, l’istituzione che appena un anno fa, insieme al MAXXI, gli aveva attribuito il riconoscimento alla carriera in occasione del Premio italiano di Architettura 2022. E, proprio in Triennale, in occasione della 23ª Esposizione Internazionale, Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, nel luglio 2022 aveva debuttato Andrea Branzi. Mostra in forma di prosa, l’inteso film-racconto di quasi settant’anni di attività di un progettista unico e geniale, capace di “anticipare e interpretare importanti trasformazioni sociali e culturali”.

Andrea Branzi designer

Dalla scala della città alla dimensione degli interni domestici, Andrea Branzi e gli altri membri del collettivo Archizoom hanno dato sempre prova di visionarietà, adottando il medesimo approccio originale e fuori dagli schemi. Il progetto più iconico di questo periodo è probabilmente il divano Superonda, disegnato nel 1966 e presentato nel dicembre dello stesso anno alla galleria Jolly 2 di Pistoia in occasione della mostra dal titolo Superarchitettura, sotto forma di prototipo in compensato leggero. La versione definitiva verrà prodotta dalla Poltronova di Sergio Cammilli, in attività da circa un decennio e pronta a diventare la culla del design radicale. Le due onde, che possono incastrarsi e sovrapporsi andando a creare diverse configurazioni, saranno realizzate in poliuretano e rivestite in vinile, lo stesso materiale usato dall’artista pop Claes Oldenburg per le sue sculture. La Superonda porta insomma tra le mura domestiche elementi delle avanguardie artistiche, la pop art su tutte, e una nuova idea di libertà nell’abitare, con una seduta che può assumere forme differenti e trovare posto in qualunque tipo di ambiente. Altri celebrati frutti della collaborazione tra gli Archizoom e l’azienda di Agliana sono il divano Safari, con la sua struttura in fiberglass realizzata con una tecnica allora sperimentale e il suo rivestimento in tessuto animalier, e la poltrona Mies, che utilizza in maniera intelligente una striscia di caucciù all’interno di un quadro geometrico rigoroso. 

I progetti di Andrea Branzi dopo Archizoom

Alla fine dell’avventura di Archizoom, Branzi collabora con diversi movimenti di avanguardia, da Alchimia (di cui è uno dei membri chiave fin dal 1976, l’anno della fondazione dello Studio Alchimia) e Memphis, per cui disegna la dormeuse Century (1982) e la salsiera in ottone argentato o argento Labrador (dello stesso anno). Nel 1972 è cofondatore con Massimo Morozzi, Clino Trini Castelli, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Gianni Cutolo dello studio CDM (Consulenti Design Milano). Con loro sviluppa numerose ricerche, tra le quali il centro di colorimetria creativa Colorterminal e il Centro Design Montefibre, vincitore del Compasso d’Oro nel 1979 (Branzi ne vincerà altri due, uno per la Domus Academy e uno, il più importante, alla Carriera nel 1987). Firma inoltre una lunga serie di progetti individuali per aziende italiane e straniere, che spesso rappresentano l’applicazione pratica delle sue speculazioni teoriche. Tra questi ricordiamo gli Animali domestici prodotti da Zabro intorno alla metà degli anni Ottanta, una serie di sedute sulle cui basi anonime e “noiose”, anche per l’uso del colore grigio, vengono innestati rami e tronchi di betulla, elementi vivi che stimolano una riflessione di carattere anche antropologico sul rapporto tra l’uomo e la natura, da un lato, e tra l’uomo e gli oggetti d’uso quotidiano, dall’altro. Nel decennio successivo si interroga invece sul concetto di infinito e sulla relazione tra la produzione di serie e le infinite varianti della genetica umana con Genetic tales, una collezione di ventimila vasi per Alessi decorati con il disegno di un volto sempre diverso. 

Andrea Branzi: da No-Stop City alla Domus Academy

Andrea Branzi ha fondato ed è stato co-direttore di Domus Academy (1982), la prima scuola post universitaria di design in cui si sono formate generazione di designer. Curatore scientifico del Design Museum di Triennale Milano, è stato anche professore e presidente della Scuola di Interior Design del Politecnico di Milano fino al 2009. Presente con le sue opere in alcune fra le più prestigiose istituzioni culturali e museali internazionali – dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma al parigino Centre Georges Pompidou (che conserva anche la sua tesi di laurea), dal MOMA di New York; Brooklyn Museum al Victoria & Albert Museum di Londra, fino a Vitra Design Museum di Weil-am-Rhein –, ha ricevuto nel 2008 la Laurea Honoris Causa in Design dall’Università La Sapienza di Roma. È stato Membro Onorario del Royal Design for Industry di Londra e dell’Accademia delle Arti e del disegno di Firenze. E, proprio con riferimento alla sua città natale, impossibile non citare la mostra Utopie Radicali. Oltre l’architettura. A cavallo tra il 2017 e il 2018, Palazzo Strozzi scelse infatti di indagare l’irripetibile stagione dei gruppi d’avanguardia e delle personalità – Archizoom, Remo Buti, 9999, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat – che per circa un decennio segnarono la scena culturale (non solo) locale. Figure che incarnarono la volontà di individuare un’alternativa dirompente allo status quo e ai canoni del Movimento moderno. Come fece Archizoom con No-Stop City, il fondamentale progetto presentato nel 1970 sulle pagine di Casabella: a partire dall’idea che non esista “nessuna differenza formale tra una struttura produttiva, un supermarket, una residenza…”, prendeva forma una metropoli potenzialmente estendibile all’infinito. Un territorio senza limiti fisici, attraversato da flussi di dati e merci, in cui l’architettura finiva per perdere la sua funzione tradizionale. Andrea Branzi sarò ricordato, a mercoledì 11 ottobre, a Milano: nell’ingresso del Museo del Design Italiano sarà esporrà una selezione di suoi progetti inclusa nella collezione permanente di Triennale. Nella giornata di venerdì 13 ottobre, sempre in Triennale, dalle ore 18 si terrà la proiezione pubblica di Andrea Branzi. Mostra in forma di prosa.

Giulia Marani e Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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