Alvar Aalto e le mogli Aino ed Elissa La dimensione umana del progetto in mostra al Maxxi

“La vera architettura esiste solo quando pone al centro l’essere umano”, diceva così l’architetto Alvar Aalto nel 1958. La sua storia e la sua filosofia intrecciata a quella dell’azienda Artek sono oggetto di una grande mostra a Roma

Non occorre essere architetti per comprendere e apprezzare la poesia dello studio AALTO. Varcando la soglia della mostra, organizzata al MAXXI a cura di Space Caviar, anche senza essere esperti della materia, si percepisce subito la natura eccezionale di questo studio; fondato in Finlandia nel 1923, in un periodo di grandi stravolgimenti, da Alvar Aaltoe portato avanti negli anni con le sue compagne di vita, prima Aino Marsio, essenziale nell’elaborazione della filosofia progettuale dello studio, poi Elissa Mäkiniemi, anch’essa architetta. 

La mostra al Maxxi su Alvar Aalto

All’ingresso, la sensazione è quella di essere accolti da un’onda – non a caso AALTO in finlandese significa proprio onda – di calore e colore che conduce, oltre il tempo, in una dimensione umana dello spazio. La centralità dell’essere umano – anche sottolineata dal curatore nel titolo della mostra – è la peculiarità che ne contraddistingue tutte le creazioni e che le rende estremamente attuali, svincolandole dal contesto e dall’epoca in cui furono concepite. I tre protagonisti, precursori di una sensibilità “green”, sono stati i promotori di un’idea nuova e rivoluzionaria di architettura, rispettosa dell’uomo e dell’ambiente, in termini di forme e materiali. Indipendentemente dalla committenza, dalla funzione, dal luogo, le strutture di AALTO si distinguono per l’accoglienza e la funzionalità, l’equilibrio con il territorio, l’attenzione per la luce, intesa come elemento strutturale degli ambienti. 
Linee fluide ed ondulate costituiscono la cifra stilistica dello studio che, come rivela il percorso espositivo, unisce ambiti di ricerca anche molto distanti tra loro. Da edifici come: circoli operai, biblioteche, abitazioni unifamiliari complessi residenziali, a oggetti e mobili, vetri, tessuti, luci e arredamento per bambini (a cui sono dedicati interessanti approfondimenti.
Il percorso, che si snoda lungo cinque decenni, dal 1923 al 1980, si compone di undici progetti, raccontati attraverso un nutrito corpus di documenti e materiali che si presta a diversi livelli di lettura. La mostra, che non segue un ordine cronologico ma concettuale, si apre con la Casa sperimentale sull’isola di Muuratsalo in Finlandia (1952 – 1954),edificata direttamente sulle rocce, senza le fondamenta, in sinergia con l’ambiente circostante e con facciate in mattoni e ceramiche, che hanno ispirato il curatore nell’allestimento. I singoli progetti, infatti, sono presentati in teche che, come la residenza estiva, sorgono come isole sostenute da laterizi. 

Alvar Aalto, L-leg stool (A60), 1933. Courtesy Artek Collection:Alvar Aalto Foundation. Photo Markku Alatalo
Alvar Aalto, L-leg stool (A60), 1933. Courtesy Artek Collection:Alvar Aalto Foundation. Photo Markku Alatalo

La storia dell’azienda Artek

Progetti istituzionali come la Casa del popolo di Jyväskylä, Finlandia (1924 – 1925) e la Biblioteca civica di Viipuri, Russia (1927 – 1935) si alternano a committenze private, come Villa Mairea a Noormarkku, Finlandia (1937 – 39) uno degli edifici simbolo dell’architettura del Novecento. Ove AALTO realizzò la prima iconica kidney pool, qui riproposta in scala 1:1. Luoghi di culto: Chiesa e centro parrocchiale di Riola di Vergato, Italia (1966 – 1980), progetto realizzato dopo la morte dell’architetto; si alternano a quelli di studio: i dormitori del MIT a Cambridge, Massachusetts (1947 – 1949); fino ad arrivare al Sanatorio di Paimio, Finlandia (1929 – 1933), edificio con cui lo studio giunse alla fama internazionale.
Parallelamente, la storia di AALTO si intreccia quella dell’azienda Artek, fondata nel 1935, con l’idea di offrire una “standardizzazione flessibile” per promuovere il libero uso dei loro prodotti. Luci, tessuti, oggetti di design, non solo per gli adulti ma anche per i bambini a cui, con lungimiranza di visione, sono dedicati elementi di arredo concepiti secondo i principi della pedagogia montessoriana per favorirne il movimento e facilitarne l’apprendimento. 
Il percorso espositivo si completa con il progetto FPO (For Position Only) di Ramak Fazel che indaga l’impatto attuale delle architetture AALTO sulle comunità e il videogioco Hide and Seek in Architecture, realizzato dallo studio Space Caviar in VR, che promuove una fruizione ancora più attiva della mostra.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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