La storia del Parco delle Mura e delle Acque di Padova. Intervista all’architetto Vittorio Spigai

L’idea di valorizzare nella sua totalità la storica cinta muraria e il sistema di canali di Padova costituisce un progetto di rigenerazione urbana sostenuto da varie realtà locali. Con ricadute paesaggistiche, artistiche e turistiche

Da oltre tre decenni, a Padova si ragiona del Parco delle Mura e delle Acque. Alla base del progetto si colloca la convinzione, già evidenziata dall’architetto Luigi Piccinato nel Piano Regolatore cittadino del 1953 – 1954, che le mura cinquecentesche della città (il più esteso sistema bastionato rinascimentale su scala europea giunto fino ai nostri giorni) e il sistema fluviale-canalizio a esse legato rappresentino una risorsa eccezionale, da valorizzare in forma non episodica. Come indica il sito parcodipadova.it, risale al 1986 la prima redazione di uno studio sistematico sul tema, a cura dell’Associazione Comitato Mura, seguito da visioni più strutturate, definite anche con il contributo specialistico dello IUAV. Tra alterne vicende, manifestazioni di interesse espresse dall’Amministrazione locale, battute d’arresto e la partecipazione della comunità locale, si arriva fino ai giorni nostri. Iniziamo a raccontare questa complessa storia di (potenziale) rigenerazione urbana a partire dal punto di vista dell’architetto e urbanista Vittorio Spigai. Professore di progettazione architettonica e urbana presso l’IUAV dal 1979 al 2011, opera nel settore della tutela del patrimonio storico-culturale e naturalistico; è membro del libero gruppo Coordinamento Parco Mura&Acque, attivo nella città di Padova.

Il Parco delle Mura e delle Acque di Padova. Intervista all’architetto e urbanista Vittorio Spigai 

Quali sono i tratti salienti e i punti di forza del progetto del Parco delle Mura e delle Acque di Padova?
L’obiettivo principale del progetto per il Parco – oltre alla salvaguardia di un monumento unico e mirabile come le mura veneziane del Cinquecento (che in parte ricalcano e inglobano in ratio rinascimentale la precedente e altrettanto estesa rete delle mura, fiumi e canali medioevali) – è di ricongiungere il verde di terrapieni, scarpate e aree libere lungo le Mura sia a quello degli argini e delle golene fluviali, sia ai residui “cunei verdi” e al sistema di estese aree agricole interstiziali che ancora oggi sopravvivono nelle aree periferiche attorno al centro storico e nel territorio provinciale. Ricostituire gradualmente, dunque, l’unitarietà e la continuità di un sistema ecologico-fluviale che unisca alla valorizzazione delle valenze storiche identitarie la risposta alle odierne pressanti istanze di eco-sostenibilità, salubrità dell’habitat e rispetto della natura. L’idea colta e lungimirante del parco di Piccinato negli Anni Cinquanta si riafferma quindi oggi, in sintonia con i nuovi sentimenti di resilienza ambientale e con l’urgenza di prime risposte alla crisi climatica, rendendo l’idea del Parco ancora più forte e attuale. Laddove i valori di permanenza culturale siano assunti come parte integrante e imprescindibile degli elementi della struttura ecologica e naturalistica del territorio.

Un aspetto peculiare del Parco è proprio la presenza dell’acqua, la cui “riscoperta” permetterebbe alla comunità residente e ai visitatori di cogliere le radici di “città d’acqua” di Padova.
Padova antica, com’è noto, prende origine dall’incontro dei canali tra Brenta e Bacchiglione che, per ovvie esigenze di bonifica, difesa e trasporti, è stato integrato con imponenti opere idrauliche e fortificazioni, a loro volta connesse indissolubilmente alle reti delle bonifiche romane, medioevali, della Serenissima e più recenti, sino a tutto il Novecento. Il risultato è un’equilibrata struttura insediativa – dal capoluogo ai centri minori, ai nuclei rurali e alle Ville venete – che ancora persiste e che lega l’artificiale all’agricolo e al naturale. In un tutto che oggi è sempre più fruito e apprezzato nel tempo libero e nelle forme più avanzate del turismo sostenibile.

Concentriamoci sui canali. In quale modo potrebbe cambiare il contesto padovano rendendoli parte attiva in un’ottica di mobilità dolce e turismo lento?
I percorsi fluviali e ciclabili lungo questa rete, che costeggiano canali pittoreschi e colture ordinate, trovano nell’arrivo a Padova – proprio in corrispondenza della cinta muraria rinascimentale – un desolante scenario d’incuria e d’abbandono, di verde incolto e non illuminato. Soprattutto sono una presenza non compresa e illeggibile, anche dai cittadini stessi. La cinta, invece, potrebbe essere il luogo di raccordo tra questi percorsi, con stazioni di accoglienza e d’informazione che permettano un uso civile e itinerari di visita alla città storica e ai luoghi d’interesse dell’hinterland. Forse perché l’ultima amministrazione di centro-destra abbracciò con convinzione il progetto del Parco, questa amministrazione – al suo secondo mandato – sembra esitare; sulla carta avallando il progetto ma attuandolo senza alcuna convinzione e con tempi biblici. Speriamo di sbagliarci poiché il progetto, socialmente, ecologicamente e culturalmente avanzato, certamente si pone al di sopra delle parti. 

La mobilitazione a supporto del progetto del Parco delle Mura e delle Acque di Padova


Fin dalla sua istituzione, il gruppo che lei rappresenta (Coordinamento Parco Mura&Acque di Padova, n.d.R.), promuove il dialogo tra tutti i soggetti coinvolti, a partire dall’autorevole Comitato Mura e inclusi gli ordini professionali di architetti e ingegneri, e iniziative di confronto pubblico, divulgazione e pubblicazioni. Quali sono state le risposte ottenute dalla cittadinanza e, in particolare, dagli enti pubblici di riferimento?
Il gruppo è nato spontaneamente nel 2018, in occasione del lungo dibattito volto a fornire all’attuale Amministrazione soluzioni alternative a un inammissibile intervento ospedaliero che – in deroga ai piani urbanistici vigenti – avrebbe azzerato l’immagine delle Mura nel comprensorio sanitario del Giustinianeo, all’interno del settore sud-est della cinta veneziana. Purtroppo quell’acceso dibattito ha ottenuto solamente marginali modifiche al progetto e il mastodontico edificio (un blocco alto 40m con oltre 90m di fronte all’interno delle Mura, a pochi metri dal bastione Cornaro del Sanmicheli) è oggi in costruzione. L’intervento, come le contigue precedenti torri ospedaliere – alle quali, invano, Piccinato si era opposto – è uno schiaffo alla cultura della città e rimarrà una ferita indelebile alla sua immagine.

Da allora, però, non vi siete più fermati…
Quell’azione ha dato inizio a una collaborazione tra molte delle principali associazioni e gruppi culturali cittadini (con competenze multidisciplinari che comprendono, oltre a ecologia, urbanistica, architettura e arti, archeologia e restauro, anche iconologia, letteratura e filosofia, ingegneria, idraulica, geografia e scienze naturali), al fine di promuovere l’idea urbanistica del Parco. Azione che oggi continua, anche coinvolgendo nuovi gruppi, mentre si stanno svolgendo accesi dibattiti su altre importanti aree del Parco. Il gruppo Coord. Mura&Acque sta crescendo; l’adesione è libera e gratuita. L’operare del gruppo consiste nell’informazione continua e in un dialogo in rete, giornaliero, organizzando momenti di scambio/divulgativi e pubblicandone gli esiti. Nel novembre 2022, da un sondaggio promosso dal gruppo editoriale del quotidiano Il Mattino, il sistema delle Mura è risultato di gran lunga il più votato in risposta al quesito: ‘Quale è il luogo di bellezza più sottovalutato a Padova?’. Ha superato la Specola nel castello dei Carraresi (45% degli intervistati contro 18%).

Il piano degli interventi di Stefano Boeri Architetti per Padova

Tra il 2020 e il 2022, lo studio Stefano Boeri Architetti (con MATE soc. Cooperativa, Studio Silva Srl, TRT srl, Avv. Gualandi, Prof. Arch. Stanghellini) ha redatto il Piano degli Interventi Padova su incarico del Comune di Padova – Settore Urbanistica Servizi Catastali e Mobilità. Come Coordinamento, qual è la vostra opinione sul progetto? 
Non è qui luogo per tentare una sintesi nel merito delle scelte generali del Piano Boeri. Mi limito a osservare che, in una città che, da settant’anni – dopo il piano Piccinato, appunto – è cresciuta senza alcuna preoccupazione di forma, il Piano Boeri ha il merito di riconoscere il ruolo morfologico del lineare e rigoroso impianto rinascimentale delle Mura e di alcune importanti strade storiche – ancora oggi molto vissute – che dalle periferie vi convergono seguendo antichi tracciati di fondazione.

Le istanze che avete portato avanti in questi anni trovano evidenza nel programma elaborato?
Per quanto riguarda il Parco, il Piano stesso descrive in modo preciso e convincente le sue potenzialità – anche a livello territoriale – e detta alcune misure per migliorare la leggibilità delle Mura, prevedendo la loro liberazione da alcuni edifici incongrui e obsoleti, che ogni città europea che ambisse, come Padova, a ruoli di città d’arte e cultura, avrebbe ormai da tempo sanati. Al Piano Boeri si affianca il Piano del Verde – redatto nello stesso periodo e approvato nel 2022 – che ancor meglio ribadisce l’importanza rigeneratrice del Parco e le sue finalità, riprendendone puntualmente gli obiettivi qualificanti, come già da molti anni ma in particolare dal 2014 indicati dal Comitato Mura e dal nostro gruppo. Il Piano Boeri, senza commenti, recepisce il macroscopico intervento del nuovo blocco pediatrico nel Giustinianeo introducendo la relativa zona bianca su Mura e centro storico. Per il momento non si ravvisa da parte dell’amministrazione particolare volontà di realizzare quanto, almeno sulla carta, entrambi i Piani concordemente prevedono. 

Verso il Parco delle Mura e delle Acque di Padova?

Dato lo stallo, cosa auspica da qui ai prossimi cinque anni per il progetto del Parco delle Mura e delle Acque? 
Speriamo che nel breve periodo, a partire dalle sue cinque maggiori aree fondative, il Parco, nella sua imprescindibile continuità, inizi a essere reso fruibile da parte dei cittadini. Le aree sono: la grande zona verde di accoglienza degli arrivi nel centro storico di piazzale Boschetti (il relativo concorso è abortito nel 2015); il Giustinianeo di cui si è detto; il vastissimo comprensorio dell’ex caserma Prandina e dei due conventi contigui (dopo tre anni di dibattito, in corso di definizione il Masterplan, base per un prossimo un Concorso di progettazione); la confinante e altrettanto importante area dell’ex caserma Piave, in cui l’Università interviene con un progetto di Chipperfield (caratterizzato dalla discutibile riedizione dell’impronta ellittica di Prato della Valle nel cuore di un tessuto conventuale di impianto medioevale…); infine, l’ex Macello di San Massimo con l’importante giardino contiguo. Nello stesso tempo ci auguriamo che un sistema di percorsi e d’illuminazione rivelino ai cittadini e ai visitatori la presenza delle mura rinascimentali: oggi, intorno agli splendori dell’Urbs Picta giottesca, recentemente dichiarata Patrimonio UNESCO, abbiamo una fascia buia e di degrado.

Quali identifica come i principali ostacoli all’organica attuazione del progetto?
Il problema non è tanto la volontà politica di realizzare quest’opera – il cui valore penso sia indiscutibile e “al di sopra delle parti” – ma di coordinare i diversi assessorati che in essa sono coinvolti. A partire da quello alla Cultura e al Turismo, appunto, che sembra invece totalmente assorbito dalla valorizzazione delle aree centrali o di singoli edifici in città, ignorandone il contesto urbanistico e ambientale. Infine, per dare un segno visibile, sarebbe importante eliminare la miriade di recinzioni e barriere visive e formare dei percorsi lungo le Mura, prevedendo per tempo come questi percorsi possano e debbano coinvolgere anche le aree maggiori del Parco (le sopra descritte Boschetti, Giustinianeo, Prandina, etc), e localizzando dei punti di informazione, accoglienza, manutenzione e controllo.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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