San Vigilio Uno a Milano. Si riqualifica l’ultimo edificio progettato da Gio Ponti

L’ultimo edificio del più noto architetto e designer milanese tornerà a nuova vita grazie a un progetto in bilico tra innovazione e recupero storico. Un investimento di 15 milioni di euro per 12mila metri quadri di superficie. Pronto nel 2022

È stato nel 1971 l’ultimo progetto ad essere realizzato da Gio Ponti (Milano, 1891 – 1979), considerato dal celebre architetto e designer come un regalo alla sua città per la sua flessibilità e capacità di adattarsi a diverse destinazioni d’uso. L’antico Palazzo per le Assicurazioni e le Riassicurazioni Savoia, situato in via San Vigilio, in una zona di Milano in rapida via di sviluppo tra Romolo e Barona, è oggi di proprietà del Fondo Drive gestito da DeA Capital Real Estate Sgr, che ne ha affidato la riqualificazione allo studio Il Prisma. Il progetto prende il nome di San Vigilio Uno. L’investimento, di 15 milioni di euro in totale, è finalizzato a far tornare a nuova vita questo edificio, salvaguardando e valorizzando i più riconoscibili elementi “pontiani” e, al tempo stesso, aggiornando le modalità d’uso del complesso. Nello specifico, il corpo di fabbrica lungo via San Vigilio si trasformerà da blocco con ambienti secondari di servizio a “vetrina”, con una nuova destinazione multifunzionale.

SAN VIGILIO UNO A MILANO. IL PROGETTO DELLO STUDIO IL PRISMA

Al centro del recupero dello stile che Gio Ponti ha impresso all’edificio, c’è il rivestimento ceramico a tesserine diamantate della torre rieditato per essere identico all’originario da un punto di vista estetico, ma con una funzionalità ottimizzata per quanto riguarda tenuta e durabilità. Un altro elemento che verrà ripreso sono le finestrature della torre in alluminio naturale. Una novità, invece, sarà l’ingresso alla welcome area del complesso e un ulteriore piano panoramico ad uffici in copertura, un coronamento che già Ponti aveva ipotizzato in alcuni schemi di studio ma che poi, alla pratica, si era trasformato in spazi tecnici dedicati alle centrali impiantistiche. “L’edificio sarà dotato di una sorta di ‘capsula del tempo’: un volume vetrato con un elemento inedito, una parete cinetica – che con i suoi 35 metri d’altezza sarà la più alta d’Europa – ispirata all’idea di ripensare le tessere pontiane, reinterpretandole come elementi che si muovono con gli agenti atmosferici rendendo viva l’architettura”, spiega Sebastiano Pasculli, associato e team leader de Il Prisma. “L’attacco a terra del corpo lungo via San Vigilio è stato reinterpretato nel disegno delle sue vetrine su strada, come un richiamo della scansione armonica che lo stesso Ponti ha introdotto nel piano superiore, omaggiando la ritmica delle finestrature di un’opera di Le Corbusier”. 

SAN VIGILIO UNO A MILANO, NUOVI SPAZI PER IL LAVORO

La scommessa dei progettisti è quella di non affrontare l’operazione come un monumento da restaurare, bensì come un progetto in cui il patrimonio viene ripensato in funzione di un’abitabilità contemporanea. Altro elemento imprescindibile di San Vigilio Uno è il parco interno – grande slancio lungimirante di Gio Ponti, che negli anni Settanta già percepiva la necessità di aree verdi all’interno della vita cittadina – capace di offrire dei momenti di benessere quotidiano all’aria aperta. È stato ripensato anche il modello energetico dell’immobile, che seguirà un protocollo di certificazione LEED con l’obiettivo di raggiungere lo standard più alto, ovvero il livello platinum. “In questo gran parlare di città, sono gli architetti a dare il proprio contributo su come legare gli spazi all’uomo. Noi de Il Prisma cerchiamo di disegnare i luoghi con l’uomo al centro, interrogandoci sui comportamenti e sui bisogni che cambiano. Il nostro payoff è design human life”, aggiunge Stefano Carone, managing partner de Il Prisma. “Più che mai, c’è un’opportunità per creare un mondo migliore attraverso un design incentrato sulle persone. Questa pratica di progettazione si concentra su come i luoghi che si disegnano siano in grado di migliorare le esperienze umane che collegano persone, comunità, organizzazioni, famiglie e lavoratori”. E conclude, “e se lo spazio ben disegnato fosse una leva per incidere sulla cultura della domanda di bellezza? Se l’architettura ben costruita potesse innescare comportamenti diversi nella comunità?”.

– Giulia Ronchi 

https://www.ilprisma.com/
www.sanvigiliouno.com

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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