Intitoliamo a Piero Angela la futura Città della Scienza di Roma

La nascitura Città della Scienza di Roma in zona Flaminio rappresenta oggi la fine di un percorso lungo quarant'anni per dotare la capitale italiana di una infrastruttura culturale dedicata alla divulgazione della mentalità e del metodo scientifico, per la cui diffusione Piero Angela si è da sempre battuto

Per poter veramente riparare, bisogna prima capire”, così Piero Angela il 10 agosto scorso introduceva un servizio di Superquark su una rivoluzionaria ricerca in campo medico che cambierà la vita a milioni di persone, nell’ultima puntata trasmessa su Rai 1 prima della sua morte. In queste poche parole, semplici e minuziosamente scelte, stava tutta l’attenzione che Angela tributava all’economia del linguaggio. Quasi un testamento morale e un imperativo etico in questo nostro “difficile Paese”, per citare la sua lettera di commiato.
Il suo era un illuminismo quotidiano, reso immediato, fruibile da tutti, lontano da ogni pretenziosità. Il metodo scientifico, che prevede la possibilità per qualsiasi ipotesi di essere testata e riprodotta da chiunque in condizioni omogenee, rifiutando alla radice ogni principio di auctoritas e di ipse dixit, era per lui una missione di vita, e lo applicava alla comunicazione della scienza. Non nozioni, ma metodo da applicare in ogni frangente della vita. L’educazione era per Piero la chiave di un Paese futuro più razionale, che si ancorasse sui fatti e su una idea di ragione che proprio l’Italia aveva così eroicamente contribuito a edificare con Leonardo da Vinci, Galileo, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fino ad arrivare oggi a Fabiola Gianotti e tante altre persone di scienza che abbiamo rinunciato a celebrare in cambio di tanti, troppi “poeti, santi e navigatori”.
E l’educazione per Angela non era solo un tratto formale legato alla scuola o a titoli di studi: l’istruzione doveva essere una forma di vita, il suo modello era “life-long learning”, l’apprendimento durante tutta la vita. Non esisteva una frattura tra cultura umanistica e scientifica, esiste solo la curiosità che insuffla nell’animo delle persone la necessità di conoscere. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. La fantasia, per Angela, era la “benzina”, il volano che portava la scienza e la tecnica al di là dei confini prestabiliti dalla nostra limitata esperienza umana.

Piero Angela e Massimo Polidoro al Cicap Fest 2019 di Padova. Photo Roberta Baria

Piero Angela e Massimo Polidoro al Cicap Fest 2019 di Padova. Photo Roberta Baria

PIERO ANGELA E L’ARCHEOLOGIA A ROMA

Per questo motivo Piero era così attivo nel campo museale, fino a rasentare l’attivismo, come nel caso delle Domus Romane sotto Palazzo Valentini, un innovativo progetto di comunicazione del patrimonio archeologico a cui lavorò assieme al suo caro amico Paco Lanciano (chi non si ricorda gli esperimenti del canuto Paco volti a spiegare con pochi attrezzi di legno degni di Leonardo da Vinci l’atmosfera di Saturno?). Per la visita alle Domus, a due passi dalla Colonna Traiana, Angela prestò la sua pastosa voce, rendendo ancora più memorabile quel delizioso viaggio nel tempo. L’iniziativa venne poi estesa alla visita in notturna al Foro di Augusto e al Foro di Cesare, con il progetto multimediale Viaggi nell’antica Roma, proposto in varie lingue e molto apprezzato dal pubblico. La sua cultura si basava su una curiosità vorace, una fame di conoscenza che non vedeva soddisfatta in un’Italia forse troppo schiacciata sul versante umanistico, figlia di una mentalità obsoleta legata a un dualismo in realtà inesistente.

Il progetto di Paolo Portoghesi per la Città della Scienza e della Tecnica all'ex Mattatoio del Testaccio, 1983-85. Immagine tratta dalla tesi di laurea " Luoghi, città, paesaggi, territori. Paesaggi dell’architettura contemporanea Capitali europee: Roma" di Lorenzo Pietropaolo, Politecnico di Bari, 2014

Il progetto di Paolo Portoghesi per la Città della Scienza e della Tecnica all’ex Mattatoio del Testaccio, 1983-85. Immagine tratta dalla tesi di laurea ” Luoghi, città, paesaggi, territori. Paesaggi dell’architettura contemporanea Capitali europee: Roma” di Lorenzo Pietropaolo, Politecnico di Bari, 2014

UNA CITTÀ DELLA SCIENZA PER ROMA: IPOTESI E PROGETTI

L’urgenza di un grande museo nazionale di storia naturale, delle scienze e della tecnologia a Roma sul modello del Parc de la Villette di Parigi o sull’accoppiata Science Museum-Natural History Museum ad Albertopolis a Londra era tanto importante per lui come per il figlio Alberto, suo erede intellettuale ancor prima che naturale. A dimostrazione di ciò troviamo particolarmente illuminante quello che è il libro allo stesso tempo più sconosciuto e più importante scritto da Alberto Angela: Musei (e mostre) a misura d’uomo (Armando Editore), scritto nel 1988 quando Alberto era ancora un paleontologo di 26 anni. In questo libello troviamo una disamina illuminante sulla museologia della scienza, comparando le realtà italiane, europee e globali.
Nulla è cambiato da allora, Roma risulta ancora oggi l’unica capitale europea priva di un grande museo, di una grande “Cattedrale della Scienza”. Certo, nel libro vengono prese come best practice alcune importanti realtà italiane, come il benemerito Museo di Storia Naturale o il Museo di Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, oggi aggiungeremmo sicuramente il MUSE di Trento di Renzo Piano e parecchie altre realtà che quasi eroicamente diffondono la salubre mentalità scientifica nel Paese.
Molti progetti nel corso dei decenni si sono succeduti per individuare la sede idonea a un museo nazionale della scienza. Basti ricordare a questo proposito il progetto di Paolo Portoghesi del 1983-1985 all’ex Mattatoio del Testaccio per una “Città della Scienza e della Tecnica”. In seguito venne proposto anche il lotto non edificato su via Giulia, in piena Ansa Barocca. Più recentemente il progetto fu riproposto per il quartiere Ostiense, zona Gazometro, dove ancora oggi si trova il cosiddetto “Ponte della Scienza”, testimone muto di una riqualificazione che non ebbe mai principio per via degli onerosissimi costi di bonifica dell’area. Giungiamo al 2022, ben quarant’anni dopo il progetto di Paolo Portoghesi. Oggi la giunta Gualtieri, in continuità con l’indicazione della giunta Marino, ha valutato positivamente l’edificazione di una “Città della Scienza” da 10mila metri quadrati (non esattamente un “mega museo” quindi) in zona Flaminio, presso l’ex caserma Guido Reni, l’ex Stabilimento militare materiali elettronici e di precisione. Del comitato organizzatore farebbe parte anche il grande fisico Giorgio Parisi, premio Nobel 2021.
Evidentemente, per riuscire a dotare Roma di un grande museo scientifico è fondamentale la presenza di grandi menti esperte nei sistemi complessi e nella Teoria del Caos.

Alberto Angela

Alberto Angela

MUSEOLOGIA E SCIENZA SECONDO ALBERTO ANGELA

Nel libro di Alberto Angela (riedito da Armando Editore nel 2008, ma sarebbe il caso di pensare a una sua urgente riedizione), l’autore intervista il grande Giovanni Pinna del Museo di Storia Naturale di Milano, e chi come il sottoscritto è innamorato del mondo dei dinosauri e dei rettili preistorici sa bene quanto Pinna sia stato fondamentale, quasi una figura mitologica per la paleontologia italiana.
È il caso di riprendere qui alcune risposte di Giovanni Pinna alle acute domande di Alberto Angela:

G.P. “[…] Del resto in molte grandi città italiane, come Roma, manca addirittura un vero Museo di Storia Naturale, del tipo di quello esistente a Milano”.

A.A. “Professor Pinna, lei pensa che un museo come questo [il M.S.N.M., N.d.A] avrebbe successo a Roma?

G.P. “Certamente. Se facessero un museo come il nostro, sono convinto che avrebbero 500 mila visitatori l’anno…”.

E mezzo milione di visitatori l’anno per il 1988 era davvero parecchio…
Alberto nelle conclusioni del suo libro ci aggiorna sullo stato dell’arte della museologia romana e sulle prospettive per un grande Museo della Scienza a Roma sul finire degli Anni Ottanta del secolo scorso, con un realismo che dovrebbe farci riflettere, vero e proprio sale su una ferita non ancora rimarginata:
Recentemente, ha destato interesse un congresso svoltosi a Roma […] circa la realizzazione di un ipotetico ‘museo della scienza’ nella capitale. Anche in altre città come Bologna e Genova si parla di ‘mega musei’ scientifici con scopi interamente didattici, molto interattivi. Il museo di Roma ha persino già un nome: ‘Musis’ (Museo della Scienza e dell’informazione Scientifica). Dovrà contenere esperimenti, strumenti facili da usare, basati sull’esperienza quotidiana e su un linguaggio ‘semplice e non stupefacente’ come sostengono i loro organizzativi. […] Siamo quindi di fronte alla realizzazione di ‘un sogno a lungo desiderato’? C’è in realtà motivo di essere piuttosto pessimisti per la sua realizzazione, in un futuro prossimo almeno. È da dieci anni che si parla di un museo della Scienza a Roma: ogni riunione, convegno, congresso è puntualmente terminato con promesse, progetti e molta buona volontà…ma siamo sempre allo stesso punto: non esiste nella nostra capitale un museo della scienza, a nessun livello, degno di questo nome.
È significativo notare che il Ministero dei Beni Culturali non ha aderito alla creazione del ‘Musis’. E in questo si rispecchia anche l’antica concezione, molto radicata in un Paese la cui cultura è prevalentemente ‘classica’, che i ‘beni culturali’ siano esclusivamente quelli storici ed artistici ma non quelli scientifici”.
Va detto che oggi il Musis è attivo ma è molto diverso da quanto pensato dai suoi creatori, oggi è il “Museo multipolare della scienza e dell’informazione scientifica” e gestisce numerosissimi piccoli musei a Roma e in provincia, dal planetario e museo astronomico all’EUR al Museo Civico di Zoologia a Villa Borghese, accanto al Bioparco.

Il progetto di Paolo Portoghesi per la Città della Scienza e della Tecnica all'ex Mattatoio del Testaccio, 1983-85. Immagine tratta dalla tesi di laurea " Luoghi, città, paesaggi, territori. Paesaggi dell’architettura contemporanea Capitali europee: Roma" di Lorenzo Pietropaolo, Politecnico di Bari, 2014

Il progetto di Paolo Portoghesi per la Città della Scienza e della Tecnica all’ex Mattatoio del Testaccio, 1983-85. Immagine tratta dalla tesi di laurea ” Luoghi, città, paesaggi, territori. Paesaggi dell’architettura contemporanea Capitali europee: Roma” di Lorenzo Pietropaolo, Politecnico di Bari, 2014

DEDICARE LA CITTÀ DELLA SCIENZA A ROMA A PIERO ANGELA

Negli stessi anni in cui Alberto scriveva queste righe Piero Angela organizzava a Torino incontri tra gli abbonati italiani della rivista statunitense Skeptical Enquirer, e promuoveva la nascita di quello che sarebbe poi divenuto il CICAP, il benemerito Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze assieme, tra gli altri, a Sergio della Sala, Luigi Garlaschelli e al popolare Massimo Polidoro, che oggi del CICAP è il carismatico segretario nazionale e continuatore della missione di Piero con eccellenti volumi divulgativi come Il mondo sottosopra (Piemme, 2019) e Pensa come uno scienziato (Piemme, 2021).
La missione di Piero e del figlio Alberto per la nascita a Roma di un grande museo nazionale della scienza a Roma avrebbe oggi un valore enorme per la rinascita del Paese su più solide basi razionali, educando la cittadinanza a un sano scetticismo metodico e in ultima istanza a una mentalità più adatta ad affrontare proficuamente le sfide (e le mille occasioni) della modernità.
In questa sede, alla luce delle riflessioni sopra esposte e all’intenzione dell’amministrazione romana di edificare una Città della Scienza a Roma presso il quartiere Flaminio, sarebbe bello pensare di legare la nascita del museo nazionale della Scienza a Roma alla amatissima figura di Piero Angela, che tanto si è profuso per l’educazione della conoscenza in Italia, nel Paese che tanto ha amato e che tanto ha contraccambiato il suo affetto. La dedica della Città della Scienza sarebbe una sorta di memoriale, di monumento a imperitura memoria per ricordare quel gigante della divulgazione che è stato, che tutt’ora è e che sempre sarà Piero Angela.
Concludiamo qui la nostra riflessione ricordando le parole di Piero, che così rispose quando fu interpellato su cosa pensasse sul mistero della morte:
Penso sempre a un detto di Leonardo: ‘così come una buona giornata porta a un buon dormire, così una vita spesa bene porta a un buon morire’.

Thomas Emilio Villa

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