Al via progetto per il recupero dell’ex carcere borbonico sull’isola di Santo Stefano a Ventotene

L'isola di Santo Stefano, attigua a quella più grande di Ventotene, diventerà un polo culturale contenente un museo e la “Scuola di alti pensieri”, simbolo della ripartenza dell’Europa. Verrà riqualificato grazie a un investimento complessivo di 70 milioni di euro.

L’ex carcere collocato nella piccola isola di Santo Stefano, accanto a quella di Ventotene, a largo delle coste laziali, è stato costruito dai Borboni alla fine del Settecento (all’epoca qui era Regno di Napoli e solo nel Novecento l’arcipelago pontino venne assegnato al Lazio) per rinchiudervi ergastolani e prigionieri politici. A Ventotene fu redatto, nel 1941, il Manifesto di Ventotene, con il titolo Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto; a scriverlo furono gli oppositori del regime fascista Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati a Ventotene per ovvi motivi politici. Proprio in virtù del suo passato il carcere – in stato di abbandono da cinquant’anni – sarà interessato da un’opera di riqualificazione che confluirà nella sua apertura al pubblico, tanto da diventare un baluardo simbolico dell’europeismo di oggi. Un polo culturale e del libero pensiero che acquista ancora più valore in questo momento storico, in cui la crisi sanitaria ed economica e le spinte sovraniste minano fortemente l’equilibrio dell’Unione Europea.

IL PROGETTO VENTOTENE PER IL CARCERE DI SANTO STEFANO

Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione dell’ex carcere borbonico si pone quindi come una sfida culturale, etica e simbolica lanciata in Italia e in Europa dal Governo Renzi già nel 2016 nell’ambito dell’iniziativa finanziaria Un miliardo per la cultura, varato con risorse del fondo coesione e sviluppo 2014-2020; un progetto rilanciato dall’attuale Governo Conte, su impulso del Ministro Franceschini in cooperazione con il Ministro Provenzano. Il suo costo complessivo sarà di 70 milioni di euro e le varie fasi del recupero sono inserite in un piano programmatico che va dal 2020 al 2025. “Un luogo simbolico di memoria e visione dei valori e del futuro dell’Europa e del Mediterraneo che dalla storia del carcere trarrà ispirazione per una ‘Scuola di alti pensieri’, dove saranno ospitate esperienze di cittadinanza, di formazione e di creatività artistica”, ha dichiarato Silvia Costa, Commissaria straordinaria di governo per il recupero dell’ex carcere borbonico sull’isola di Santo Stefano, delineando l’identità di questa futura destinazione culturale. “L’anno prossimo, proprio in una fase importante di rilancio del progetto politico europeo dopo la crisi pandemica, si celebreranno gli ottanta anni del Manifesto di Spinelli, Rossi e Colorni, scritto nel confino dell’isola di Ventotene. Sarà l’occasione anche per legare questa storia a quella meno nota ma significativa dell’ex carcere dell’isola di Santo Stefano, dove per 200 anni sono stati imprigionati detenuti comuni insieme a oppositori politici, come Settembrini e Spaventa fino agli antifascisti e padri costituenti Pertini e Terracini”, ha concluso la Commissaria. “Un carcere durissimo, che solo nel 1952 dopo la nascita della Repubblica democratica, con l’arrivo del direttore illuminato, Eugenio Perucatti – a cui vorrei si intitolasse il museo – in nome dell’art. 27 della Costituzione, conobbe una vera trasformazione e una nuova vita che va raccontata”.

Carcere di Santo Stefano, Ventotene

Carcere di Santo Stefano, Ventotene

ANCHE L’ARTE NEL PROGETTO VENTOTENE PER IL CARCERE DI SANTO STEFANO

Il recupero dell’ex carcere borbonico rappresenta una sfida ambiziosa che richiede attenzione, soprattutto da un punto di vista ambientalistico: la piccola isola di Santo Stefano fa infatti parte della Riserva naturale statale e dell’area marina protetta, è un’isola non abitata, senza approdi, acqua e luce, con numerosi vincoli paesaggistici, ambientali e idrogeologici. Il Complesso carcerario borbonico, caratterizzato dalla peculiare forma di forma del Panopticon, inoltre, si presenta in avanzato stato di degrado, ed è già stato interessato da alcuni lavori “di somma urgenza” su alcune parti pericolanti della struttura. L’intervento consisterà poi nel recupero e restauro di tutti gli edifici; è prevista anche la riqualificazione ambientale degli spazi esterni e in particolare della piazza della Redenzione, nonché la realizzazione di un giardino mediterraneo emblematico, il restauro del giardino della casa del direttore e del cimitero, il restauro del paesaggio dell’area dell’ex campo di calcio, la riqualificazione dei percorsi di arrivo al complesso monumentale e al cimitero. Nelle fasi finali dell’operazione saranno coinvolti anche gli artisti: per il 2022 e 2023 sono previsti nel piano residenze e interventi artistici, anche se al momento non sono noti ulteriori dettagli.

Carcere di Santo Stefano, Ventotene

Carcere di Santo Stefano, Ventotene

PROGETTO VENTOTENE: IL COMMENTO DI DARIO FRANCESCHINI

“Una fucina di pensieri nel luogo in cui è nata l’idea più rivoluzionaria dei nostri tempi: l’Europa federale. Quella che sembrava un’utopia in tempi di guerra tra le nazioni europee ai nostri giorni, anche per effetto di una crisi devastante come quella della pandemia, è quasi diventata realtà”, ha commentato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini. “Per questo oggi recuperare il carcere di Santo Stefano e farne un centro di confronto alto e dialogo aperto è più urgente che mai: qui è stata pensata la nuova Europa e qui può nascere l’Europa del futuro. Ringrazio Silvia Costa per l’impegno che profonde in questo progetto e tutti coloro che stanno collaborando alla sua realizzazione”. Una volta completati i lavori – entro il 2025 – si stima l’arrivo di 36.000 visitatori annui, 500 studiosi in residenza e 5400 spettatori per eventi, concerti, convegni. Si tratterà di un pubblico diversificato per età anagrafica e provenienza, di cui faranno parte giovani di associazioni culturali laiche e religiose, studenti, gruppi di interesse, artisti e ricercatori.

-Giulia Ronchi

http://commissariocissantostefano.governo.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

Scopri di più