La pittura visionaria di Anj Smith al Museo Stefano Bardini di Firenze

Il Museo Novecento di Firenze, in collaborazione con Hauser & Wirth, presenta “Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook”, la prima mostra personale in un museo italiano – il Museo Stefano Bardini – della pittrice britannica, che abbiamo incontrato proprio a Firenze

Con la stessa attenzione e perizia di un miniaturista medievale o di un pittore di nature morte fiammingo-rinascimentali, Anj Smith (Kent, 1978) seduce e ipnotizza senza riferimenti nostalgici al passato. In risposta alla vanitas più classica, elementi di profonda inquietudine e fragilità incontrano la bellezza dolorosa e mai quieta della natura. Paesaggi onirici fanno da sfondo a un immaginario denso di simbologie e allegorie, in un viaggio tra iconografia e arti minori. Dodici opere visionarie che dialogano con la preziosa raccolta d’arte antica del Museo Stefano Bardini di Firenze.
Potremmo definirle piccole Wunderkammer, in cui lo spirito ghiribizzoso e alchemico del manierismo sembra rinascere sotto una veste contemporanea, aggiungendo quanto di perturbante si nasconde tra le pieghe della realtà e dell’immaginario più glamour”, racconta Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento.
L’arte di Anj Smith ha un deciso approccio contro-culturale, in risposta al consumo superficiale e frettoloso dell’arte visiva. La necessità di rallentare il ritmo, raggiungendo uno stadio di godibile consapevolezza, è per l’artista come un balsamo capace di calmare il nostro quotidiano tormentato.

Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook. Exhibition view at Museo Stefano Bardini, Firenze 2021 © Anj Smith & Museo Novecento. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photo Serge Domingie

Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook. Exhibition view at Museo Stefano Bardini, Firenze 2021 © Anj Smith & Museo Novecento. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photo Serge Domingie

INTERVISTA AD ANJ SMITH

I tuoi dipinti sono terra fertile di simbolismi e codici da interpretare. Ho appena tolto gli occhi dal rossetto di Landscape with deep void. Con quale altra arte si contamina la tua? 
La moda, come ricerca e concetto d’armonia estetica. Rimanda a concetti ben più profondi di quanto superficialmente siamo soliti collocarla. C’è una sensibilità femminile, talvolta un linguaggio di sublime romanticismo, da prendere sul serio, ben lontano dalla frivolezza. Penso ai vostri designer storici: Gucci, Pucci, Ferragamo, hanno costruito gran parte della storia del costume, elemento d’ispirazione e assolutamente presente nel mio immaginario visivo. Come artista concettuale, il senso del mio lavoro risiede tanto nella stratificazione cromatica dei pigmenti quanto nella risposta dello spettatore. Una riflessione importante per chi si occupa di arte oggi è la necessità di sottrarsi al sonnambulismo culturale imperante. È necessario sfidare le convenzioni calcificate e le narrative semplificate che ostacolano il progresso della conoscenza.

E Firenze a cosa ti rimanda
Innanzitutto ti dico che per me non è mai abbastanza. È la più precisa definizione di genio che possa descrivere. Dalla storia all’arte, dalla letteratura al cibo, qui tutto è benzina creativa. Ogni volta che mi trovo a Firenze percepisco la sua irresistibile e provocatoria magia e mi sento ispirata ad aprire nuove frontiere. Rimango affascinata da questo gioiello di città e sono grata per il generoso invito a esporre accanto a capolavori di fama mondiale. Trovarmi in un contesto che abbraccia elementi del passato, come qui al Museo Stefano Bardini, è una spinta al confronto e alla riflessione.

Avere il tempo di riscoprire i tesori dei musei fiorentini significa tanto.
Significa vivere un incontro incomparabile. Nel momento che stiamo attraversando, l’importanza vitale di queste opere non può essere sottovalutata. Aprono un varco nella cacofonia delle nostre realtà sature di dati, reclamano il nostro tempo. Anche i dipinti più celebri, che ci sono familiari, non cessano di stupirci con inediti livelli di rivelazione, evocando abissi mai sondati prima. Sembrano trasformarsi, dialogare con le esperienze di vita vissuta e i miei vent’anni di pratica come pittrice.

LA PITTURA DI ANJ SMITH

In un mondo che corre, distratto dai new media, come riesci a prendere e tenere su di te, quindi sulle tue opere, lo sguardo di chi le osserva? 
Devo sedurre il loro tempo. Sono un’artista concettuale, voglio portarli a una riflessione che sia personale o sociale, passando dalla lettura di un registro differente, scomodo, inatteso. La pausa richiesta per apprezzare appieno queste opere permette di ottenere molto più di questa agognata tregua dal rumore di fondo delle nostre vite complesse.

E tu dove e su cosa ti soffermi? 
Ho bisogno di far viaggiare gli occhi, vedere scenari sempre nuovi per alimentarmi. Durante la pandemia non potevo muovermi per raggiungere il mio studio, come molte altre persone. Così dipingevo prendendo spunto da quel poco che avevo a disposizione. Nel caso specifico è stato un fiore che profuma di cioccolato.

Una combinazione irresistibile. 
Si chiama Chocolate Cosmos, arriva dal Sud America e Londra ne è piena. Con quella fragranza pazzesca, il suo rosso mattone intenso su petali che paiono di velluto è diventato come una sorta di piacere visivo, olfattivo, sensoriale e propulsivo, alimentando in modo incredibile la mia creatività.

C’è un incontro, o una persona in particolare, che ha lasciato una traccia degna di nota nel tuo percorso artistico? 
Traccia, la parola giusta che mi ricorda un dipinto che porta proprio questo nome. Jenny Saville ne è l’autrice, ed è riuscita a raccontare, con il suo tratto intimo e fedele, tutti i colori dell’universo femminile. Ricordo una schiena nuda con ancora addosso il segno del reggiseno. Elemento che gli occhi di un uomo, forse, non avrebbero saputo cogliere.  Jenny è una grande artista, ho avuto il piacere di conoscerla durante il periodo universitario quando la mia facoltà la ospitò come visiting professor. Appena finiamo il nostro incontro, corro a lasciare occhi e cuore sui suoi dipinti al Museo Novecento, certa che mi porterò a casa un ricordo nuovo, di quelli indelebili.

Ginevra Barbetti

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Ginevra Barbetti

Ginevra Barbetti

Nata a Firenze, si occupa di giornalismo e comunicazione, materie che insegna all’università. Collabora con diverse testate in ambito arte, design e cinema, per le quali realizza soprattutto interviste. Che “senza scrittura non sarebbe vita” lo ripete spesso, così come…

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