I dimenticati dell’arte. Edina Altara

Prosegue la nostra ricognizione sulle figure meno note del panorama artistico. È la volta di Edina Altara, illustratrice e braccio destro di Gio Ponti.

È difficile immaginare l’emozione che dovette provare la giovane artista sarda Edina Altara (1898-1983) quando seppe che il re Vittorio Emanuele III aveva acquistato il suo collage Nella terra degli intrepidi sardi (1916), esposto nel 1917 alla Società degli Amici dell’Arte a Torino, dove Edina era arrivata grazie alla conoscenza con il pittore Giuseppe Biasi, amico degli Altara, solida famiglia borghese di Sassari. Un fulmine a ciel sereno per la carriera dell’artista, che riceve elogi da personaggi come Ugo Ojetti e Margherita Sarfatti.

LA STORIA DI EDINA ALTARA

Ma l’autodidatta Edina, bella e tenace, non si monta la testa e continua il suo percorso artistico: cinque anni dopo, a un ballo di gala presso la Filarmonica di Casale Monferrato, incontra il suo futuro sposo, il noto illustratore piemontese Vittorio Accornero de Testa. È un colpo di fulmine: Edina manda all’aria il promesso sposo, marchese Carmelo Manca di Villahermosa Sanjust, e fugge con Accornero, che sposa in Toscana. La loro prima illustrazione a quattro mani viene pubblicata sulla rivista Lidel, firmata Edina e Max Ninon, lo pseudonimo del marito. Negli Anni Venti e Trenta il talento di Edina non si limita all’illustrazione ma spazia dal disegno alla moda: dopo la separazione dal marito nel 1934, apre il suo atelier a Milano, all’interno della propria casa. Ed è subito successo: l’artista viene chiamata a collaborare prima con la rivista Grazia e poi con Bellezza, diretta da Gio Ponti, del quale Edina diventa assidua collaboratrice nel 1946, non solo per la moda ma soprattutto nel design, aiutandolo nei progetti di arredamento. Tra questi spiccano gli arredi di cinque grandi transatlantici italiani tra i quali l’Andrea Doria e il Conte Grande: per la sala ristorante di quest’ultimo dipinge a quattro mani con Ponti il pannello su vetro Allegoria del viaggiare (1950).

Edina Altara negli anni '20 fotografata dal marito Vittorio Accornero

Edina Altara negli anni ’20 fotografata dal marito Vittorio Accornero

DALLA CERAMICA ALL’ILLUSTRAZIONE

Ma non basta: a partire dagli Anni Trenta Altara disegna oggetti in ceramica, prodotti dalla ditta Margelli a Sassari e realizzati a Faenza dalle Manifatture Ceramiche Faentine. Per non parlare delle illustrazioni, il vero cavallo di battaglia di Edina, che disegna per il gotha delle pubblicazioni femminili italiane, da Rakam a Per voi Signora. Lo stile di Edina? Colto e informato, spazia dalle curve flessuose del Liberty alla geometrie del Decò, fino a riferimenti più arcaici al mondo delle tradizioni sarde e alle figure ieratiche di Massimo Campigli, reinterpretate da Altara in un’opera emblematica come Penelope, un olio su masonite databile agli Anni Cinquanta. Dove sono le opere di Altara? Nella Loggia d’onore del Quirinale è esposto il collage acquistato dal re nel 1917, mentre al Man di Nuoro si può vedere il collage S’Isposa (1919). Proprio al Man aprirà il 10 luglio la prima grande mostra dedicata a Edina Altara e Vittorio Accornero, mentre il merito di aver fatto conoscere Edina al grande pubblico è del giornalista Federico Spano, pronipote dell’artista e titolare dell’archivio Altara.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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