Officina Creativa dell’Abitare. Ocra, il polo culturale per il rilancio di Montalcino

Non solo vino nella città toscana nota in tutto il mondo per il suo Brunello. L’architetto Edoardo Milesi ha dato vita a Ocra, un polo culturale che promuove un nuovo turismo e anche una formazione all’avanguardia grazie alla Summer School.

Da quarant’anni a questa parte Montalcino è un nome che evoca una sola idea: quella del vino. La rinascita della città toscana, dopo la crisi profonda degli Anni Sessanta e Settanta, che l’ha lasciata impoverita e spopolata, è cominciata sul finire degli Anni Ottanta ed è coincisa con il boom internazionale del Brunello.
La monocultura che ha reso ricco il borgo, tuttavia, ne ha profondamente riplasmato l’anima e il paesaggio umano. La sua arteria principale, via Matteotti, ha visto sparire anno dopo anno le botteghe dedicate ai bisogni primari dei cittadini ‒ barbieri, ciabattini, stagnini ‒, rimpiazzate da un’interminabile sequenza di enoteche. Cinque anni fa qualcosa è cambiato. Il convento duecentesco di Sant’Agostino e la sua chiesa, per lunghi secoli luoghi centrali nella vita della cittadina, dopo anni di chiusura hanno riaperto al pubblico diventando un vivace polo di produzione culturale. Motore di questa rivoluzione è stato un nuovo spazio urbano, Ocra, acronimo di Officina Creativa dell’Abitare, un luogo dedicato all’arte, alla cultura e alla didattica ricavato in una porzione del convento e in un suo chiostro.

LA SUMMER SCHOOL DI OCRA

A dargli vita è stato un architetto bergamasco, Edoardo Milesi, fondatore dello Studio Archos e della Scuola Permanente dell’Abitare ‒ di cui Ocra è una sorta di sede distaccata ‒ su impulso della Fondazione Bertarelli, di cui lo stesso Milesi è presidente del comitato scientifico. Da cinque anni, l’appuntamento più importante dello spazio montalcinese è la Summer School, una serie di lezioni interdisciplinari e workshop che ruotano attorno al tema dell’architettura e dell’abitare. Quella di quest’anno, posticipata per il Covid, si terrà dal 4 al 12 ottobre e ha ancora delle posizioni aperte per studenti e giovani laureati in architettura che, insieme a un gruppo di artisti teatrali, daranno vita a un progetto in cui le istanze tecniche della progettazione architettonica si innestano sulle dinamiche del teatro.
Architetti e teatranti, insieme, si occuperanno della rifunzionalizzazione del Museo di Santa Maria della Scala, a Siena. I dieci candidati selezionati potranno usufruire di una borsa di studio della Fondazione Bertarelli che finanzia gran parte della residenza e degli spostamenti. Le candidature vanno inviate entro il 23 settembre a questo link.

Ocra Montalcino, Chiostro. Fermenti in Scena

Ocra Montalcino, Chiostro. Fermenti in Scena

INTERVISTA A EDOARDO MILESI

Abbiamo parlato con Edoardo Milesi dell’avventura montalcinese e di un tema centrale nella ricerca didattica delle Summer School: quello della produzione culturale come strumento in grado di generare un turismo più consapevole e nuove economie meglio integrate nel fragile ecosistema culturale toscano.

Nelle Summer School sembra esserci soprattutto la volontà di riqualificare il lavoro dell’architetto.
Le tematiche di architettura vengono affrontate insieme con quelle di materie che non sono mai insegnate nei politecnici. Ad esempio l’archeologia, l’antropologia, la filosofia. Alla base di questo approccio c’è la volontà di identificare la figura dell’architetto come un “non-specialista”. L’architetto è un generalista che si dedica alla relazione tra l’uomo e l’abitare, delegando gli aspetti più tecnici a chi ha una formazione specifica, come geometri e ingegneri. Nelle Summer School, poi, è sempre previsto un workshop su un tema specifico e concreto come quello di quest’anno sul Museo di Santa Maria alla Scala.

Cosa proponete, concretamente?
Proponiamo sempre un’azione concreta sul territorio, diventando così produttori di vere e proprie proposte politiche agli amministratori e alla Sovrintendenza. In passato ci siamo occupati della navigazione del fiume Ombrone, interessando i comuni che gravitano su questo fiume. O del recupero di un luogo importante e quasi dimenticato come la Grancia di Cuna, una fattoria fortificata medievale di cui abbiamo proposto la trasformazione in un laboratorio permanente di progettazione architettonica e agricola. Sono progetti che oggi vanno avanti con le proprie gambe. Prima del 2015 le Summer School erano itineranti. Si tenevano soprattutto in Toscana, ma un paio di edizioni le abbiamo tenute in Sicilia, a Ghibellina. Dal 2015 hanno sede all’interno di Ocra, che ha anche una foresteria in cui ospitiamo studenti e artisti. Organizziamo molti altri eventi: invitiamo artisti, che spesso diventano residenti durante l’anno, e cediamo gli spazi a università e associazioni culturali che ne fanno richiesta.

Restauro degli affreschi nella Chiesa di Sant'Agostino, Montalcino

Restauro degli affreschi nella Chiesa di Sant’Agostino, Montalcino

LA SCUOLA PERMANENTE DELL’ABITARE

Com’è arrivata la Scuola Permanente dell’Abitare a Montalcino?
Pochi anni fa la famiglia Bertarelli ha comprato una storica cantina montalcinese, Poggio di Sotto. Come presidente del comitato scientifico della Fondazione Bertarelli, mi è stato chiesto di interessarmi a Montalcino elaborando un progetto che riguardasse tutti i cittadini. Ho individuato Sant’Agostino perché è un luogo simbolico. A Montalcino ci sono diciassette chiese, ma è qui che quasi tutti si sono sposati o sono stati battezzati. Il monastero collegato alla chiesa è stato per molti anni una scuola, ma quando sono arrivato entrambi gli edifici erano chiusi al pubblico da più di dieci anni, immobilizzati da lavori di ristrutturazione iniziati e mai conclusi. La chiesa contiene un ciclo di affreschi quattrocenteschi di Bartolo di Fredi. Il giorno in cui l’ho visitata la prima volta pioveva a dirotto fuori e anche dentro la chiesa.

E poi cosa è accaduto?
Ho proposto alla Fondazione Bertarelli di finanziarne il restauro con una cifra di 650mila euro, con l’accortezza di farlo attraverso delle liberalità annuali di 100mila euro, affinché il cantiere del restauro fosse aperto al pubblico diventando esso stesso un’attrattiva. Solo successivamente mi sono interessato al resto del complesso. Parte del monastero e uno dei chiostri erano un ricovero per anziani che stava per essere spostato in un posto più idoneo. Così ho elaborato un progetto complessivo che prevedeva di trasformare l’ex ricovero nella sede del Consorzio del Brunello di Montalcino, mentre studiavo un progetto con una serie di soluzioni per aprire il resto dell’edificio alla città.

Come si è sviluppata l’azione di recupero?
Il progetto l’ho proposto alla Sovrintendenza, che mi ha dato l’ok; poi al Comune, che è stato ben felice che me ne occupassi; quindi alla Regione Toscana: nel 2014 aveva lanciato un bando per recuperare spazi di questo genere a condizione che diventassero in grado di attrarre un flusso turistico; infine ho cercato di coinvolgere il Consorzio del Brunello di Montalcino proponendo di spostare qui la sua sede: con loro è stato un po’’ più difficile perché cinque anni fa il Consorzio era in una sede più periferica e il trasloco sarebbe stato abbastanza problematico. Per deliberare sulla scelta di trasferirsi il Consorzio ha indetto un’assemblea pubblica e la maggioranza ha convenuto che fosse assolutamente vantaggioso.

Com’è nata Ocra?
Ho proposto un comodato gratuito alla Scuola Permanente dell’Abitare a fronte di un investimento di circa 500mila euro, che sono stati usati soprattutto per trasformare un chiostro e parte del convento in uno spazio ricettivo-scolastico. Ocra è semplicemente il nome di questo spazio.

Ocra Montalcino, Chiostro. Fermenti in Scena

Ocra Montalcino, Chiostro. Fermenti in Scena

RIPENSARE IL TURISMO

Un filo rosso delle ultime Summer School è quello di ripensare il turismo. Molte città d’arte toscane sono a rischio di “sangimignanizzazione”, quel fenomeno per cui i borghi in pochi anni si riempiono di locali mangia-e-bevi e in cui la massa dei visitatori snatura il luogo.
È così. Il workshop 2020 infatti si occuperà di elaborare una proposta per un museo alternativo al museo didattico dell’Opera del Duomo e, più in generale, di ripensare la fruizione dei musei ospitati da Siena. Quindi, sì, inevitabilmente ci occuperemo del turismo di massa. Sarà un’occasione e un’opportunità per ripensare Siena come se fosse un unico, grande museo urbano. Naturalmente perché ciò avvenga saranno necessarie alcune condizioni, come quella di ripensare mobilità e ospitalità cittadine. Quindi anche quest’anno chiamiamo in causa le amministrazioni locali. Il 7 ottobre, nella giornata di studi a Santa Maria della Scala, ci sarà l’opportunità di pensare un turismo diverso da quello che ha fagocitato Venezia, San Gimignano e Pienza, un fenomeno di massa che inquina le città senza quasi lasciare economie benefiche. Sarà un ragionamento specifico sulla progettazione di alcuni ambienti che toccherà temi come l’urbanistica, l’architettura, l’abitare.

Il ragionamento qualitativo sul turismo tocca direttamente anche Montalcino. Ocra sembra aver funzionato in questo senso, attirando nel suo piccolo un nuovo turismo o, meglio, stimolando in maniera diversa il “solito” turismo.
L’obiettivo era precisamente quello, cercare di spostare l’interesse dal monocolturale, ossia dal solo vino, per creare nuova attenzione verso il borgo. Montalcino è stata un’importantissima città medievale e rinascimentale e conserva ancora tanti luoghi significativi che vengono frequentati poco o nulla. Sei anni fa, quando ho proposto alla città il restauro del ciclo pittorico di Bartolo di Fredi [che Vittorio Sgarbi, dopo una visita dello scorso febbraio, ha definito “il miglior restauro di affreschi che abbia mai visto”, N.d.R.], ho portato l’esempio dell’ottusità in cui era caduta anni prima, quando è stato murato il grande loggiato di piazza del Popolo che si apriva sul territorio che governava, la val d’Orcia, e che era stato fatto chiudere. La nuova ricchezza delle cantine ha capovolto il paradigma storico: da città che dominava il territorio, il vino è diventato il centro di potere e la città ha subito l’invasione di questo fast food vinicolo.

Ribaltando il punto di vista, Ocra potrebbe sembrare a un vecchio montalcinese come un’operazione top-down, quasi elitaria. Com’è stata percepita da Montalcino?
Inizialmente con grande sospetto. Ma questo sentimento è andato scemando da quando abbiamo fatto diventare Ocra uno spazio neutrale. Questo tipo di conflitti da un lato sono importanti nel determinare l’identità di un paese, ma allo stesso tempo ne costituiscono un limite all’aprirsi al mondo e al creare ospitalità. La situazione è cambiata quando abbiamo cercato di portare la città dentro Ocra, ospitando ad esempio alcune attività dei quattro quartieri storici, o la manifestazione clou del Consorzio, Benvenuto Brunello. Oggi siamo bene accettati, ma siamo in un momento di transizione: l’intero complesso da qualche mese ha un nuovo gestore, Olf, Opera Laboratori Fiorentini, che ha vinto l’appalto. È giocoforza un gestore molto commerciale e forse in futuro la gestione sarà diversa da com’è adesso. Rimane il fatto che aver dato totale apertura all’uso di questi spazi ha dato un impulso positivo alla città. E la grande maggioranza dei montalcinesi sono contenti di quello che abbiamo fatto.

Gianmaria Padovani

www.ocramontalcino.it

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Gianmaria Padovani

Gianmaria Padovani

Gianmaria Padovani (1971), milanese con un piede a Montalcino, è un giornalista ed esperto di marketing strategico. Sul settimanale "Panorama" per quindici anni si è occupato di costume e spettacoli. Successivamente ha lavorato per la direzione comunicazione di Expo Milano…

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