Osservatorio curatori. Pierre Dupont

Pierre Dupont (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego, Davide Spagnoletto) nasce nel novembre 2015 in una trattoria nel centro di Torino, dopo CAMPO (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo). Di base in città diverse (Torino, Genova, Milano e Roma), ha fatto della distanza uno strumento di lavoro, decidendo di non vincolare la pratica a uno spazio fisso.

Il nome Pierre Dupont è la versione francese di Mario Rossi, è un’identità adattabile e anti-elitaria, una sorta di “Signor Chiunque”. Il logo stesso del collettivo è stato disegnato in modo da suggerire un’idea di circolarità e inclusività, così come a indicare l’attività di costante rinegoziazione delle nostre individualità. Il desiderio comune è di sperimentare un approccio dinamico, basato sullo scambio e sulla partecipazione: ciascun progetto nasce con l’intento primario di disegnare una relazione tra luogo, artista e pubblico.

MOSTRA IN BOTTEGA

Il primo progetto, Relazione di appartenenza (2016-17), ha coinvolto sei artisti emergenti (Pasquale Loiudice, Giulia Sacchetto e Annamaria Maccapani, Guglielmo Poletti, Marco Secondin, Livia Sperandio), uno studio di comunicazione (Cren Design), un archivio e la bottega di un modellista. Il materiale dell’Archivio Giovanni Sacchi (Sesto San Giovanni) è rimasto a disposizione degli artisti per un periodo di ricerca di sei mesi, al termine del quale abbiamo immaginato e realizzato una mostra all’interno dello spazio della bottega. I lavori aprivano a una serie di riflessioni attorno alla figura del modellista e alla relazione tra idea e sua concretizzazione in un oggetto fisico.

Pierre Dupont. Da sx Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego, Davide Spagnoletto. Photo Silvio Russo

Pierre Dupont. Da sx Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego, Davide Spagnoletto. Photo Silvio Russo

DA VERONA AD ALCAMO

Per la sezione i8-Spazi indipendenti di ArtVerona (2017) abbiamo lavorato con il collettivo Anto. Milotta / Zlatolin Donchev, presentando un progetto capace di dialogare con il contesto fieristico e i suoi visitatori attraverso l’esplorazione delle proprietà fisiche del suono.
Durante l’estate 2018 – in contemporanea con Manifesta12 – la mostra Hortus (in)conclusus è nata all’interno di un’ala dell’ex collegio gesuita della città di Alcamo, in relazione alla storia dell’edificio stesso che, mai terminato, ha visto sfumare la realizzazione di un giardino cinto al suo interno. A partire da questa connotazione, abbiamo invitato tredici artisti (Francesco Cardarelli, Francesca Ferreri, Cristiano Menchini, Anto. Milotta / Zlatolin Donchev, Carmelo Nicotra, Leonardo Petrucci, Ambra Pittoni e Paul-Flavien Enriquez-Sarano, Nuvola Ravera, Giulio Saverio Rossi, Francesco Simeti, Elisa Strinna) a vivere il collegio seicentesco come se fosse un giardino, ragionando sui concetti di limite, crescita e immaterialità.

LIGURIA PERFORMATIVA

La scorsa primavera siamo rientrati come partner nel programma della rassegna Dialoghi d’Arte – Evoluzione e ruolo del pubblico delle arti contemporanee (Genova/Noli) proponendo agli artisti Hannes Egger, Cleo Fariselli, Roberto Fassone e Nuvola Ravera di presentare delle performance inedite, pensate come momenti di riflessione sul valore della partecipazione e sulla messa in discussione del ruolo del pubblico.
L’attivazione di spazi poco esplorati o non deputati all’arte contemporanea, il coinvolgimento di artisti in relazione a contesti specifici e la partecipazione di pubblici diversi sono le basi su cui abbiamo iniziato a costruire il nostro percorso. Ci piace pensarci come un’entità in divenire, nel senso più limpido del farsi ogni volta diverso da ciò che si era.

Dario Moalli

http://pierredupont.it/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #52

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Dario Moalli

Dario Moalli

Dario Moalli (Vigevano 1991) studia Storia e critica dell’arte all’università di Milano, nel 2013 si è laureato in Scienze dei Beni culturali, e da qualche anno vive stabilmente a Milano, dove vaga in libertà. Condivide l’interesse per l’arte con quello…

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