Museion compie dieci anni. Intervista a Marion Piffer Damiani

Il 24 maggio 2018 Museion ha compiuto dieci anni nella sede disegnata dagli architetti KSV di Berlino. Un museo attivo, pulsante, acceso, come l’architettura che lo ospita. Ne abbiamo parlato con la presidente.

Dal 2006 il museo è una fondazione di diritto privato, di cui fanno parte la Provincia autonoma di Bolzano e l’Associazione Museion. Nel 2007 viene nominata direttrice della Fondazione Museion Corinne Diserens. Nel periodo della sua direzione il museo si trasferisce nel nuovo edificio di via Dante, progettato dallo studio d’architettura KSV – Krüger Schubert Vandreike di Berlino. La nuova sede, un’architettura dal forte impatto visivo, con grandi facciate trasparenti che mettono in comunicazione centro storico e città nuova, viene inaugurata nel maggio 2008. Dalla fine del 2008 la Fondazione Museion è diretta da Letizia Ragaglia. Nel 2010 la Provincia di Bolzano nomina Presidente della Fondazione Marion Piffer Damiani, storica dell’arte e curatrice. Nuovamente in carica per i dieci anni del museo di Bolzano. L’abbiamo intervistata.

Dal 2001 al 2010 lei è stata direttrice dell’associazione ar/ge kunst di Bolzano e poi è approdata alla presidenza della Fondazione che supporta Museion. Da storica dell’arte e curatrice, cosa ha comportato il passaggio a un ruolo da impostare da zero? Quali le nuove visioni, competenze e mansioni?
Il filo conduttore è sempre rimasto l’arte contemporanea: certo il passaggio ha cambiato il quadro istituzionale, e di conseguenza anche gli ambiti decisionali e le responsabilità. Mentre la direzione di un’associazione delle dimensioni di ar/ge kunst comprende tutte le aree di responsabilità – dalla strategia ai contenuti, dall’organizzazione alle pubbliche relazioni. Come presidente della Fondazione si tratta di osservare l’impostazione strategica e la cultura d’impresa del museo, ma non di determinarne il contenuto. Si tratta di accompagnare e sostenere la direzione nelle sue visioni e nei suoi progetti, prestando attenzione al fatto che la missione istituzionale venga perseguita.

Marion Piffer Damiani. Photo Jakwerth

Marion Piffer Damiani. Photo Jakwerth

Quali sono state le urgenze, le priorità che ha dovuto affrontare nel 2010?
Uno degli obiettivi era ricostruire la fiducia su più livelli ‒ dalla scena artistica al pubblico ai decisori politici. Dopo la mostra inaugurale, Museion si è dovuto confrontare con misure di austerità a livello finanziario; in ambito locale, il clamore intorno all’opera di Martin Kippenberger, Zuerst die Füße, non aveva certo giovato all’immagine del museo. I fondatori avevano pensato a un museo autonomo, di respiro internazionale, con un focus particolare sul contemporaneo – ora si trattava di dimostrare che era la visione giusta. Era inoltre necessario dare all’istituzione una guida stabile. Il Collegio dei fondatori ha deciso di affidare l’incarico a Letizia Ragaglia, curatrice e direttrice ad interim, che aveva saputo accompagnare con grande competenza la delicata fase di risanamento. Come completamento del “nuovo corso” abbiamo introdotto il modello del guest curator, con cui abbiamo accresciuto la rete di scambi e contatti. Direi che la fiducia nella direzione e il modello del curatore ospite sono stati la base del successo di Museion negli ultimi anni.

All’interno del Consiglio di Museion, fin dal 2010 sono state inserite figure non solo di collezionisti, ma anche di professionisti che hanno tecnicamente valorizzato le sensibilità di Museion. Questo connubio quali benefici ha comportato?
Grazie alla sua composizione, fin dall’inizio il Collegio si è avvalso di competenze imprenditoriali, economiche, amministrative e culturali. È un punto di forza per il museo il fatto che imprenditori impegnati e liberi professionisti apportino le loro competenze e le mettano al servizio dell’istituzione. Questo tipo di composizione ha a che fare con i fondatori di Museion, che nominano i membri del Collegio: la Provincia Autonoma di Bolzano da un lato e l’Associazione di Promozione Museion dall’altro. D’altra parte, tale impegno poggia su una lunga tradizione di questa provincia, in cui il lavoro culturale può contare su un’ampia base associazionistica.

Somatechnics. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

Somatechnics. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

Dal 2010 è la presidente di Museion. Da dove nasce, fin da subito, la propensione, l’identità internazionale di Museion? E come questa dimensione si sviluppa anche a favore della ricerca sul territorio che Museion sviluppa?
Museion non nasce con l’edificio di KSV inaugurato nel 2008, ma conta su oltre vent’anni di attività nella sede storica in piazza Sernesi. Il focus sull’arte contemporanea è emerso già in quel periodo, direi come congeniale complemento rispetto ad altre realtà vicine – penso alla linea storica seguita dal Museo Ferdinandeum di Innsbruck o all’eccellenza del Mart di Rovereto nel campo dell’arte moderna e delle avanguardie storiche. A ciò si aggiunge la situazione geografica dell’Alto Adige come territorio tra due culture, in cui è quasi naturale un interesse verso prospettive diverse, quindi nuove. Museion, con la sua architettura cubica, le facciate mediali e i ponti oscillanti, è un’icona nel tessuto urbanistico di Bolzano, ma non solo: con i suoi contenuti, Museion contribuisce fortemente all’immagine di un Alto Adige innovativo, capace di guardare al futuro.

Lungo dieci anni di attività, come si sono completati, come si sono integrati gli apporti di Letizia Ragaglia e le energie di una presidente che vanta contatti internazionali molto buoni ed è apprezzata nell’ambito culturale locale?
La carica di presidente della Fondazione ha portato con sé la sfida di distribuire in modo chiaro ed efficiente le responsabilità tra il Collegio della Fondazione come organo decisionale e la direzione. Guardando indietro, si può dire che questa distribuzione ha funzionato bene negli ultimi dieci anni – e che anzi proprio questo sia uno dei fattori di successo. Sullo sfondo, tuttavia, c’è sicuramente la visione di una regione d’arte nel suo complesso, una topografia evoluta del contemporaneo, in cui tutti gli attori e le istituzioni sono necessari per promuovere lo sviluppo dell’arte contemporanea, percepirla e discuterla. Una scena che si integra e si rafforza nel suo complesso. Museion, con la sua vocazione internazionale, contribuisce in maniera significativa alla percezione di questa realtà verso l’esterno.

Museion si distingue per una programmazione ad alta densità di eventi, dalla durata e dalla portata eccezionalmente differente. Quali sono tre strategie per riuscire a coinvolgere in primo luogo un numero così alto di autori, di artisti e poi, in secondo luogo, di pubblici?
Cerco di sintetizzare i tre fattori in due frasi: grazie al grande impegno personale e l’eccellente network della direttrice Letizia Ragaglia e anche grazie ai guest curator, con le mostre temporanee siamo riusciti a fornire visioni sulle posizioni artistiche più innovative. Con le mostre sulla collezione abbiamo offerto una panoramica su interrogativi, temi e linee di sviluppo della contemporaneità, strutturando al contempo oltre quaranta formati di mediazione per i più diversi pubblici.

Somatechnics. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

Somatechnics. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

Come curatrice, come storica dell’arte, qual è stata la mostra o l’artista che l’ha impressionata di più a Museion?
Domanda difficile! Ho ancora davanti agli occhi le immagini potenti della mostra Body Check e il confronto sottile tra le opere di Martin Kippenberger e Maria Lassnig proposto dal nostro curatore ospite Veit Loers. Forse anche perché è stata la risposta, la chiusura di un cerchio intorno al clamore suscitato da Kippenberger dieci anni fa.

A livello di bilancio, dal 2010 ad oggi, come si sono modificati gli apporti, provinciali, pubblici e privati ai fondi che supportano le attività di Museion? Economicamente sono andati in crescendo oppure si sono stabilizzati?
Dal 2010 a oggi, gli apporti finanziari per le attività di Museion sono diminuiti in totale del 20%. Anche noi abbiamo risentito, come molte istituzioni culturali, delle misure di contenimento della spesa pubblica. In particolare, il contributo della Provincia Autonoma di Bolzano è diminuito del 10%. A fronte di ciò, posso dire, con soddisfazione, che i ricavi sono aumentati nella misura del 18%.

Quali sono, a suo modo di vedere, punti di forza e di debolezza sui quali Museion dovrà porre maggiormente attenzione nei prossimi dieci anni?
C’è molta discussione oggi sul ruolo di un museo di arte contemporanea in una società in continuo cambiamento. Naturalmente, tocca anche a Museion continuare ad affrontare domande così fondamentali. In questo contesto credo sia importante lavorare alla percezione di un museo come un luogo di relazione, in cui si affrontano gli interrogativi e le questioni più attuali del nostro tempo.

‒ Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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