Martin Kippenberger incontra Maria Lassnig. A Bolzano

Museion, Bolzano ‒ fino al 6 maggio 2018. La mostra a cura di Veit Loers innesca un dialogo fra due personalità diverse eppure complementari. Protagoniste di una conversazione a distanza negli ambienti del museo bolzanino.

Nell’anno in cui si celebrano i dieci anni della sede progettata dallo studio KSV di Berlino, Museion torna su Martin Kippenberger (Dortmund, 1953 ‒ Vienna, 1997), la cui scultura Zuerst die Füße fu, proprio nel 2008, al centro di una colorita polemica che coinvolse autorità politiche e religiose indignate per il soggetto dell’opera (una rana crocifissa).
La mostra Body Check, curata da Veit Loers, accosta il lavoro di Kippenberger a quello di Maria Lassnig (Kappel am Krappfeld, 1919 ‒ Vienna, 2014), Leone d’Oro alla carriera a Venezia nel 2013: due personalità controcorrente, punk e provocatorio lui, schiettamente femminista lei, ricondotti alla loro dimensione puramente storico-artistica, e presentati quasi esclusivamente attraverso dipinti e disegni (con l’eccezione della grande scultura Familie Hunger di Kippenberger e del video Shapes di Lassnig).

Maria Lassnig, Eilige Oberwassermalerei, 1991 © Maria Lassnig Stiftung. Photo Roland Krauss

Maria Lassnig, Eilige Oberwassermalerei, 1991 © Maria Lassnig Stiftung. Photo Roland Krauss

UN DIALOGO A DISTANZA

Body Check si concentra su un tema specifico, quello del corpo, espressivo e sofferto, creando un dialogo fra artisti di generazioni diverse che nella vita non si conobbero mai di persona, nonostante le tante tangenze nel loro lavoro: il tratto deformato, il colore acido, l’attaccamento a una figurazione cruda e talvolta grottesca. All’ingresso del museo, due ritratti fotografici rappresentano l’unico momento di ideale incontro fra i due, con il ritratto di Lassnig scattato dalla moglie di Kippenberger, Elfie Semotan, nel 2000, quando lui era già morto. Per il resto il lavoro dei due prosegue parallelo esattamente come nella mostra, con le opere di Kippenberger a sinistra e quelle di Lassnig a destra, in un percorso giocato su rimandi visivi fra uno e l’altro: su tutti, quello fra Die Lebensqualität (2001), con il corpo di Lassnig attaccato in un improbabile oceano da un pesce, che allarga le braccia come Cristo (ma reggendo un bicchiere di vino rosso), e Ohne titel (1990) con Kippenberger artista crocifisso, che si sta già tramutando in rana ‒ il dipinto appartiene alla serie Fred the Frog, la stessa di Zuerst die Füße ‒ mentre invita i suoi spettatori (con la scritta verticale “Bitteschön”, prego, sovrapposta al corpo) e al tempo stesso sembra ringraziarli sarcasticamente per averlo messo in croce (“Dankeschön”, grazie, in orizzontale).

Body Check. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

Body Check. Exhibition view at Museion, Bolzano 2018. Photo Luca Meneghel

IMMAGINARI DIVERSI

Artisti/martiri sottratti allo scandalo ma ancora scomodi e violenti: da un lato Lassnig, erede della tradizione espressionista tipicamente austriaca, che si ritrae in maniera aperta e onesta, sospesa fra l’ironico e il grottesco; dall’altro Kippenberger, che nel rappresentare se stesso ricompone immaginari diversi, dalla rana pop al dramma della Zattera della Medusa di Géricault.

Sara d’Alessandro Manozzo

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Sara d'Alessandro

Sara d'Alessandro

Sara d'Alessandro Manozzo (Roma, 1982) è storica dell’arte e curatrice. Dopo una laurea in Studi storico-artistici, ha lavorato al dipartimento curatoriale della GAM di Torino. Dal 2013 collabora freelance come coordinatrice per mostre ed eventi culturali e come autore ed…

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