La città illuminata: il programma di Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura 2023

Il dossier congiunto si articola su quattro punti, tutti mutuati dalle caratteristiche delle due (simili) comunità: la città come cura, la città natura, la città dei tesori nascosti e la città che inventa.

Due città che si scoprono gemelle, che vogliono crescere insieme e superare le ore più buie ripartendo dalla cittadinanza, dalla natura e dalla cultura. La vittoria di BergamoBrescia del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2023 si presenta come la conclusione della migliore commedia: dopo molte peripezie e dolore, una scintilla – è proprio la luce il tema del loro programma – guida le due città fuori dalle avversità e verso il futuro. Ma la storia inizia adesso. Se negli anni la shortlist di Capitale Italiana della Cultura è diventata sempre più ambita e difficile da raggiungere, la vera sfida è appena cominciata: portare a casa un programma ambizioso, che affonda le sue radici in un senso di comunione umana e naturale di cui l’Italia e il mondo hanno una fame disperata. “La nomina di Bergamo e Brescia a Capitale Italiana della Cultura 2023 è nata dal desiderio di fornire una risposta alla discontinuità che ha profondamente segnato la convivenza globale”: il dossier, presentato il 2 marzo a Milano alla presenza dei sindaci delle città, del governatore lombardo e dei presidenti di imprese e associazioni coinvolte, svela subito le ragioni della vittoria congiunta, ottenuta tramite una speciale delega parlamentare.

Logo Bergamo Brescia 2023

Logo Bergamo Brescia 2023

BERGAMO E BRESCIA, UNA SOLA AREA METROPOLITANA PER LA “CITTÀ ILLUMINATA” 

Il tema prescelto è quello della “città illuminata”: illuminata come di ampie vedute, come punto di riferimento, come viva e gioiosa, come fonte di energia. La stesa vitalità che si rivede nel logo ufficiale in quel 3 a forma di molla rossa pronta a scattare. Il titolo promette un’azione in cui la politica culturale contribuisca allo sviluppo economico e sociale tramite processi duraturi di rigenerazione urbana. “Brescia e Bergamo non hanno quasi mai lavorato insieme, ma è una bellissima occasione: siamo simili a livello demografico, sociologico, produttivo”, racconta il sindaco di Brescia Emilio Del Bono.

Bergamo e Brescia si sono riscoperte affini nel loro essere terre di lavoro – l’area manifatturiera che compongono insieme è la prima d’Europa – di solidarietà di matrice cattolica e laica, di memoria storico-artistica e di libertà (sono entrambe città Benemerite del Risorgimento). Alla base del progetto – che vuole anche colmare il laconico dato Istat per cui il 40% degli italiani non ha consumato cultura nel 2020, dato che sale al 70% in ambito museale – c’è l’idea di “una sola grande città metropolitana con solida base manifatturiera, affiancata dalla cultura, improntata a un’ottica di innovazione e caratterizzata dalla densità delle relazioni”, spiega il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha ricordato come la cultura sia “lo strumento per cogliere la complessità della realtà, che consente ai cittadini di non perdersi nel cambiamento”.

Bergamo Alta

Bergamo Alta

I 4 PUNTI DEL PROGRAMMA DI CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023

Sono quattro le macro-aree tematiche d’azione del dossier: “la città come cura”, che reinterpreta la tradizione mutualistica della storia locale in ottica post-pandemica, dall’housing sociale alle politiche di genere; “la città natura”, come ripensamento del rapporto dei singoli e della collettività con le risorse naturali, dalla mobilità sostenibile alle strategie di transizione climatica; “la città dei tesori nascosti”, che vuole ripensare il rapporto della cittadinanza con il patrimonio, da centri di fama mondiale come Bergamo Alta e Brescia Romana ai percorsi e paesaggi meno noti; e infine “la città che inventa”, che coinvolge in un nuovo modello imprenditoriale e innovativo, dalle università alle infrastrutture.

Abbiamo imparato dal territorio, incontrando oltre trecento associazioni culturali e creando dei tavoli di lavoro con le amministrazioni. Abbiamo immaginato una città sola, due poli di un’area metropolitana che si affianchi a Milano: da qui l’idea di un’area a bassa densità abitativa che sia inclusiva della campagna. Questo concetto si è unito spontaneamente alla cura, al patrimonio e all’eredità dell’impresa propri del territorio”, precisa Stefano Baia Curioni, professore associato presso il dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Bocconi e curatore del progetto. “L’idea è quella di crescere insieme, a più livelli: le due città, centro e periferia, città e campagna, scienza e arte. Il progetto di città illuminata può rappresentare un esempio di sviluppo economico e sociale a partire dalla cultura, conservando quell’umanesimo che ci è proprio e che ci dà la forza di sostenere anche politicamente i valori dell’umano in un momento in cui sono negati”, conclude Baia Curioni.

Brescia, cinta trecentesca con ingresso dotato di doppio ponte levatoio ph Marco Assini, via Wikipedia

Brescia, cinta trecentesca con ingresso dotato di doppio ponte levatoio ph Marco Assini, via Wikipedia

LE SFIDE DELLA NOMINA A CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023

L’idea è forte: si può crescere e avere uno sviluppo rispettando il territorio, soprattutto in province a fortissima vocazione industriale? Secondo noi sì: è l’occasione di declinare la cultura in modo più esteso. Sono certo che questo verrà compreso e apprezzato. Tutta l’Italia ci è stata vicino, sindaci di tutti i colori politici hanno espresso di non voler entrare in competizione con noi rispettando il nostro progetto”, dice Del Bono. Sono molti gli attori coinvolti nel processo, prima tra tutti Fondazione Cariplo, il cui presidente Giovanni Fosti ha ricordato come in 30 anni siano stati realizzati con l’aiuto della Fondazione oltre cento progetti su Bergamo e Brescia, che ora li supporta nel comitato di fundraising e nella creazione di un bando ad hoc.

Il budget a disposizione è da 20 milioni e mezzo di euro, 5 raccolti dal comitato Bergamo Brescia 2023, 2 (+ 9 per le strutture culturali) dai comuni – con il supporto del Ministero della Cultura, il cui ministro Dario Franceschini si è ancora una volta congratulato per la capacità progettuale dimostrata -, 2,5 da istituzioni varie e 2 dai privati. Il grosso è destinato alle realizzazioni delle attività e ai grandi eventi, con margine per la comunicazione e la gestione. Le spese in conto capitale toccheranno invece i 158.8 milioni di euro, da distribuirsi in parti da circa 60 milioni l’una alle voci di “città natura” e “città dei tesori”, circa 30 alla “città come cura” e il restante alla “città che inventa”. Ora non resta che aspettare l’inaugurazione, che avverrà secondo buon auspicio nella giornata di Santa Lucia, un giorno di festa per Bergamo e Brescia, e un simbolo di luce, speranza e di una strada aperta.

– Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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