Ignoranza e bugie: la replica di Vittorio Sgarbi ai tre ex assessori di Ferrara

Vittorio Sgarbi commenta l’appello al sindaco ferrarese da parte dei tre ex assessori Ronchi, Ruvinetti e Maisto in merito alla presidenza di Ferrara Arte. Parlando di “ignoranza e bugie” rispetto ai fatti chiamati in causa.

A ben pensare, c’è un aspetto comico nell’appello al sindaco Fabbri perché mi freni e attribuisca a sé la presidenza di Ferrara Arte. Andiamo con ordine.
Se il sindaco fa le nomine dei presidenti e dei consiglieri delle Fondazioni è perché esercita una prerogativa indicata dallo statuto, che presuppone esplicitamente che la funzione di presidente possa essere assunta da lui o da una personalità da lui indicata. Come è avvenuto.
Lo statuto non prevede che il consigliere sia il vicesindaco. E, trattandosi di funzioni tecniche, è rispettoso e civile non solo che il sindaco nomini un altro da sé, ma che lo cerchi e lo individui fra persone competenti. Questo è accaduto, superando l’evidente conflitto d’interessi del sindaco precedente che aveva nominato se stesso.
Ancora più paradossale è che a chiedere che il sindaco riassuma la presidenza di Ferrara Arte è un signore che non è stato sindaco ma assessore alla cultura, e che è stato amministratore unico di Ferrara Arte Spa dal 1996 al 2009. Dieci anni, senza essere né sindaco né assessore (per tre anni, dal ‘96 al ‘99, il conflitto lo aveva assaporato anche lui): tale, sottotitolato, Francesco Ruvinetti, oscuro funzionario di partito di cui si erano perse le tracce.
A confidare nella riabilitazione del conflitto d’interessi è anche talaltro Massimo Maisto, di cui non si conoscono pensieri ma la carriera tutta politica, rigorosamente provinciale, nel partito che lo ha premiato. Non se ne sentono i gemiti oltre Copparo.
Il terzo proponente si agita nelle nebbie di Codigoro. Sono tutti e tre sostenitori di un modello Ferrara di cui citano come ultimo esito la malinconica mostra di Giuseppe De Nittis, che consiste nel trasporto di due terzi di quadri dal museo di Barletta in cambio dei Boldini dei Musei civici di Ferrara, con la differenza che, senza contare le spese fisse, e gli stipendi per i curatori, la mostra di De Nittis è costata 750mila euro, comportando un biglietto di 13 euro, mentre quella simmetrica di Boldini a Barletta è costata solo 75mila euro (un decimo). Si chiama modello di spreco per mostre inutili, senza ricerca, sottratta agli specialisti competenti, sul modello inaugurato, dopo il periodo avventuroso di Franco Farina, dal funzionario Andrea Buzzoni.

LE MOTIVAZIONI DEI TRE EX ASSESSORI

I tre querelanti, oltre al paradossale risultato di sconfessare a posteriori il longevo Ruvinetti (che mai fu sindaco), rivendicando il ruolo di presidente di Ferrara Arte al sindaco, invocano anche la nomina di un direttore, indicando i precedenti dagli Anni Sessanta del secolo scorso ai giorni nostri, Farina, Buzzoni e Pacelli (tre in 60 anni).
Ma vediamo come: Franco Farina, maestro elementare, non aveva i titoli per essere direttore, e lo fu per grazia ricevuta. È lui stesso a dichiarare: “Il merito dell’amministrazione comunale fu quello di lasciarmi fare”.
Andrea Buzzoni, figlio del primo sindaco comunista di Ferrara, è stato temporaneamente direttore, poi innalzato a dirigente del settore attività culturali.
Maria Luisa Pacelli, che si autodefinisce, nel suo curriculum, “funzionario culturale” e “Responsabile della Posizione Organizzativa Gallerie d’arte Moderna e Contemporanea”, non è mai stata direttore. Il primo aprile 2001 ha avuto un “incarico di collaborazione coordinata continuativa relativa all’attività di curatore mostre e musei del settore Attività culturali del Comune di Ferrara”. Tale contratto, legato alla scadenza del mandato elettorale del sindaco in carica, le viene rinnovato, con diverse formule, fino al 31 gennaio 2010. Dal 27 dicembre 2010 viene assunta a tempo indeterminato, in qualità di funzionario culturale categoria Dr3.
Non è mai stata dunque direttore, benché nel 2006 si indichi come co-direttrice di Palazzo dei Diamanti, a fianco del direttore artistico di Ferrara Arte, di non definita identificazione. È possibile che essa si riferisca, senza aver fatto concorso, a un incarico stabilito dal dirigente Buzzoni.

LA NOMINA DI GIOVANNI SASSU

Dunque, tre direttori anomali cui si attribuisce il merito della “ricerca, qualità e originalità” delle mostre proposte a Ferrara, che hanno sempre avuto curatori esterni, essendo non prodotte in casa, ma realizzate in collaborazione con altri musei.
Nella ignoranza dei documenti si attribuisce al sindaco e al presidente di Ferrara Arte la decapitazione della struttura che è invece rimasta intatta, pur nella confusione dei ruoli tra i dipendenti dei musei civici e quelli di Ferrara Arte, non confermando come direttrice Maria Luisa Pacelli, che non lo è mai stata.
Del tutto arbitraria è dunque la presunzione che non sia prevista una nuova nomina. E tocca al sindaco o al presidente di Ferrara Arte?
Mantenendoci nello stato di indefinitezza, dovrebbe essere il presidente a indicare finalmente un direttore al posto di quello che non ci fu. Allo stato, per concorso, risulta vincitore Ethel Guidi, con la qualifica non di direttore ma di “Dirigente del servizio Castello Estense, Musei d’Arte Sacre e Storico scientifici” (sgrammaticata denominazione, la più simile a quella di Andrea Buzzoni); e perdente, al terzo posto, Maria Luisa Pacelli.
È mia intenzione, a parità di titoli, nominare direttore facente funzione Giovanni Sassu. In questo caos burocratico l’invocazione dei tre querelanti appare, nonostante i tanti anni di militanza politica in diversi ruoli amministrativi, piuttosto confusa e tendenzialmente diffamatoria. Come non corrisponde al vero, ed è anzi pura invenzione, che io abbia utilizzato Palazzo dei Diamanti nella campagna elettorale per le elezioni regionali. Visioni. Mai neppure entrato: somma confusione mentale. Parole in libertà.

LA PROGRAMMAZIONE

Bugia assoluta è che non vi sia programmazione. È ben noto che Palazzo Massari è chiuso, e Palazzo dei Diamanti presto lo sarà. Tutte le risorse sono state assorbite da De Nittis. La mostra di Banksy è stata una opportunità irrinunciabile e certamente più originale della raccogliticcia e costosissima mostra su De Nittis. Il costo per il Comune, con un matematico e provvidenziale rientro, è di soli 40mila euro, la cura di Gianluca Marziani, la produzione di Pietro Folena, storico esponente del PCI e del PD. Banksy è una mostra nello stile Farina per riportare Ferrara al centro e non lasciarla ai sonni crepuscolari di De Nittis, modello Barletta.
Il rischio di essere contenitori non esiste, dal momento che alla mostra sono garantite opere mai prima esposte, ma sarebbe lo stesso rischio corso e praticato con le mostre del duo Buzzoni-Pacelli condivise con New Haven, Lione, Madrid, Los Angeles, Copenaghen, Roma.
Per converso la nuova linea di Ferrara Arte è la proposta di artisti ferraresi nel Castello Estense, a partire da Gaetano Previati, per restituire onore a Giovanni Battista Crema ad Arrigo Minerbi, Roberto Melli, a Felicità Frai, a Mimì Quilici Buzzacchi, fino a un nuovo de Chirico. E si sta valutando come trasferire le attività di Palazzo dei Diamanti in un altro importante palazzo.
Ferrara Arte ha stabilito la riapertura di Palazzo Schifanoia il 12 marzo, restituendo ai visitatori il Salone dei mesi, con la mostra di produzione originale Gli Ori degli Estensi.
La programmazione prevede inoltre al Castello Estense la mostra sulla scultura dell’Ottocento e Novecento.

Vittorio Sgarbi

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