Ancora sul caso Vergato. Mauro Felicori si esprime a proposito dell’opera di Ontani

Il manager culturale affida ad Artribune la propria opinione sul caso che sta sconvolgendo il paese di Vergato, che ha dato i natali a Luigi Ontani.

Non sono stato ancora a Vergato per vedere il monumento di Luigi Ontani (Artribune ne ha parlato ampiamente qui e qui), e dunque non posso esprimere un giudizio estetico compiuto (che sarebbe in ogni caso di importanza modestissima), ma devo dichiarare che Ontani è un artista che adoro, alle mostre riconosco le sue opere da lontano, mi danno allegria, piacere estetico, mi muovono la fantasia. Posso certo ammettere (ma prima verificherò) che questa opera non sia la migliore della sua storia, ad esempio dalle foto mi pare di intuire che soffra un po’ di certi colori scuri dei materiali, immagino necessari per stare all’aperto, proprio l’artista che fa tanto uso del bianco, della luce, della maiolica, di una coloristica vivacissima, della leggerezza in sintesi. Vedremo. Ma, detto questo, e liberi tutti di esprimere il proprio punto di vista, trovo inaccettabili gli argomenti e i toni della campagna contro il monumento.

IL MONUMENTO DI ONTANI E LA POLITICA

Ma come? Un piccolo paese di montagna ha la fortuna di avere dato i natali ad un artista internazionale, ancora affezionato alle sue origini, e un sindaco si deve giustificare per avergli commissionato un monumento? Ma si dovrebbe fare perdonare il suo opposto, semmai.
Ma come? Sempre a lamentarci dei politici grigi e pavidi, o presi solo dal proprio tornaconto, e una volta che c’è un sindaco coraggioso, che fa prevalere l’interesse generale a suo quieto vivere, gli diamo addosso? (sono testimone personale che Gnudi era ben consapevole dei rischi cui andava incontro)
Ma come? La città e la provincia sono disseminate di opere modestissime e nessuno si è mai lamentato, perché il gusto raffinatissimo di alcuni non s’ è acceso? Colpisce piuttosto che nel dibattito sul caso Ontani/Vergato sia mancata la voce delle istituzioni artistiche bolognesi. Se ho perso qualcosa, chiedo scusa fin d’ora, ma non ho visto interventi significativi del Mambo, dell’Accademia di Belle Arti, dell’Università. Peccato, perché questi punti di rottura sono quelli che permettono di far fare all’opinione pubblica un progresso culturale, ma la condizione è che gli intellettuali non lascino il campo agli urlatori del web. E ancora peccato perché cosa significhi arte pubblica nel XXI secolo è un tema appassionante. Me ne sono occupato studiando i monumenti della memoria, con le opposte soluzioni del gigantesco Memoriale della Shoah di Berlino e le minuscole pietre di inciampo, sempre ideate in Germania.

Mauro Felicori

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Redazione

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