Verso una teoria per i beni confiscati. Parola a Luigi Centola

Membro di Studio Centola & Associati e Direttore del Master NewItalianBlood a Salerno, Luigi Centola offre la propria testimonianza in merito alla gestione virtuosa dei beni confiscati. Portando una serie di esempi concreti, costruiti attorno alle idee di progetto, memoria, interattività, economia sociale e lavoro.

Negli ultimi tre anni, grazie alla collaborazione con i partner del Master Architettura|Ambiente organizzato da NewItalianBlood a Salerno e con il contributo di oltre cento giovani architetti, paesaggisti, ingegneri e designer, abbiamo avuto il privilegio di sviluppare una quindicina di studi di fattibilità e progetti pilota per il riuso di beni confiscati in Campania, affrontando problemi e necessità concreti di un territorio complesso. Ci siamo confrontati con: il recupero, l’integrazione e la trasformazione di ville e quartieri; la tutela e la fruizione di aree verdi e oasi naturalistiche; edifici da realizzare ex novo. La casistica è ormai ampia e ci spinge a ragionare complessivamente per costruire un approccio metodologico, culturale ed economico utile per sistematizzare una teoria operativa. Il progetto dei beni confiscati è un tema delicato e difficile per le molteplici implicazioni di significato politico, etico, simbolico e di memoria che porta con sé. Se da un lato, quando si affronta un riuso/integrazione, si potrebbe pensare a una prassi simile al restauro, dall’altro, soprattutto quando si realizzano nuovi edifici o paesaggi, c’è il rischio di avvicinarsi troppo al memoriale. Ma la costruzione di una teoria progettuale operativa per la restituzione di un bene confiscato alla comunità, in entrambi i casi, è diversa e, se possibile, più articolata, inclusiva e interattiva. Per comprendere meglio i temi analizziamo alcuni esempi concreti.

Co housing e piazza pubblica a Casal di Principe. Master NIB ArchitetturaAmbiente. Martina Malvone

Co housing e piazza pubblica a Casal di Principe. Master NIB ArchitetturaAmbiente. Martina Malvone

GLI ESEMPI

Con Agrorinasce e la preziosa esperienza di un centinaio di beni riconvertiti nel casertano dall’AD Giovanni Allucci, abbiamo lavorato nei comuni di Casal di Principe, Santa Maria la Fossa, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno e Casapesenna esplorando una varietà di esigenze e programmi innovativi dedicati al sociale, all’ambiente, all’aggregazione e soprattutto alla creazione di lavoro, vera emergenza del Sud e della Campania. Insieme ai progettisti del Master NIB siamo partiti dai rilievi ‒ molti beni oggetto di confisca sono abusivi e dunque inesistenti al catasto ‒ abbiamo esplorato il territorio e dialogato con la committenza per capire cosa servisse davvero alle comunità, provando a immaginare sin dall’inizio studi economici con costi di realizzazione, manutenzione e gestione, e possibili ricavi per affitti, servizi o eventi. Un approccio pragmatico e concreto per la nuova e lunga vita dei beni liberati.
Tra i tanti, i progetti forse più innovativi, funzionali all’obiettivo di organizzare una teoria, ci sembrano: un incubatore per start-up e piccole imprese artigianali che recupera tre ville e ridisegna oltre 10.000mq di spazi aperti con nuovi volumi, giardini e luoghi di comunità per i lavoratori e i visitatori (San Cipriano d’Aversa); un polo per la promozione di materiali ecologici e sensibilizzazione alla costruzione sostenibile, con un edificio dimostrativo in legno, affiancato da un impianto per la frantumazione e il riciclo dei materiali edili (Casapesenna); un intervento di housing sociale, con piazza e bar, che sfida le architetture in “stile casalese” utilizzando le armature in ferro dei pilastri come simulacro, ricoperto da rampicanti, delle colonne tanto care ai boss (Casal di Principe).
Più difficile risulta invece generalizzare l’approccio ai temi dell’architettura del paesaggio che abbiamo esplorato progettando un terreno da destinare a coltivazioni per biomasse attraversato da una passeggiata soprelevata che conduce a un punto ristoro sul fiume (Santa Maria la Fossa) e il recupero di un’estesa area umida maltrattata da cave e sversamenti per creare un’oasi naturalistica-faunistica con percorsi pedonali e piste ciclabili nascoste da pergolati di luppolo che conducono a punti di osservazione tra la vegetazione (Villa Literno).
Con i comuni di Castel Volturno e Battipaglia, ascoltando i suggerimenti degli amministratori e frequentando le lungimiranti attività formative di Libera, abbiamo affrontato i temi del riuso per fini sociali o educativi di ville, opere incompiute e parchi cittadini. In particolare a Castel Volturno il recupero di un lago, ex cava abusiva di sabbia, con attorno 34 ville ‒ la madre dei beni confiscati del litorale domitio ‒ si trasforma nel “Parco Faber” dove potranno trovare casa i giovani di oltre settanta etnie e supporto logistico numerose produzioni musicali e cinematografiche.

Centola & Associati, Fattoria didattica, Santa Maria La Fossa. La struttura in legno supporta 2.700 vasetti in bioplastica, ognuno curato da un residente-esterno

Centola & Associati, Fattoria didattica, Santa Maria La Fossa. La struttura in legno supporta 2.700 vasetti in bioplastica, ognuno curato da un residente-esterno

SPUNTI E FUTURO

Per la prima volta, dunque, dopo aver sviluppato una serie di interventi pilota e visitato molte opere realizzate, proviamo qui a sistematizzare le caratteristiche principali che i progetti per il riuso dei beni confiscati dovrebbero avere o, almeno, a esplicitare gli obiettivi con i quali confrontarsi per realizzare opere necessarie, inclusive per le comunità e veicolo di memoria per i cittadini, i giovani e l’opinione pubblica.
Per i meno esperti giova ricordare che i progetti architettonici non sono quasi mai realizzati in collaborazione o in sinergia con gli utilizzatori finali dei beni in quanto l’assegnazione degli stessi avviene, per legge, attraverso bandi pubblici aperti che spesso sono successivi alle strategie programmatiche richieste dalla committenza ‒ comuni, enti o società ‒ che ne assumono la proprietà.
La nostra è, ovviamente, come tutte le teorie in nuce, una riflessione aperta e incompleta che tuttavia per la sua immediatezza e semplicità, e per gli esempi progettuali riportati, offre possibilità di confronto e integrazioni che ovviamente auspichiamo. Schematizzando, tre sembrano le strategie basilari che non possono mancare in ogni tipo di progetto per i beni confiscati, da progettare ex novo o da recuperare:
‒ Programmi funzionali innovativi e autosostenibili in grado di creare poli stabili di incontro, aggregazione, cultura, lavoro e reddito per le associazioni che gestiranno i beni.
‒ Progetti-manifesto emozionali, con materiali utili per innescare un profondo senso di comunità, appartenenza, interattività e partecipazione al riscatto del territorio e alla vita delle opere.
‒ Architettura che eviti la tabula rasa provando a sovrascrivere l’immagine e gli spazi esistenti, esterni e interni, senza tuttavia cancellare, la storia, la testimonianza e la memoria di persone e luoghi.
In conclusione l’auspicio che, visto il progressivo aumento delle confische, frutto di leggi e azioni sempre più efficaci per il contrasto alla criminalità, in tutti i comuni, province e regioni italiane, si possano redigere dei Masterplan strategici che, a partire dai Piani Urbanistici Comunali e dai Piani Territoriali Provinciali, offrano ai territori opportunità di crescita, lavoro ed economia sociale attraverso servizi necessari e integrati.
Saranno proprio queste le nuove sfide, i Masterplan dei beni confiscati, che proveremo ad affrontare nel corso della quarta edizione del Master NIB, dal 25 ottobre a Salerno. Insieme con Agrorinasce e i sei comuni di riferimento, e in contemporanea con il comune di Castel Volturno, che ha in dote un centinaio di beni da mettere in rete, e con tutti i comuni e gli enti interessati.

Luigi Centola

www.centolaassociati.com
www.newitalianblood.com

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