Ripensare il concetto di galleria d’arte. Allegra Ravizza lancia nuovo progetto sugli archivi

Nuovi modi di fare mercato: la galleria Allegra Ravizza di Lugano si dedica alla storia dell’arte del secolo scorso. Creando degli archivi tematici. Si parte con la musica futurista. L’intervista

Il numero zero è stato presentato nell’ambito dell’art week torinese 2019. Si trattava di una serie di moduli scomposti che uniti creano un unico tavolo, anzi un secretaire. All’interno, per l’appunto, i segreti. Raccolti tutti insieme dalla galleria Allegra Ravizza di Lugano, a formare un archivio della musica futurista, con spartiti originali, documenti, immagini e un apparato sonoro tutto da ascoltare. Piano Sperimentale I, così si chiama, è l’incipit di un progetto che dà vita ad un nuovo modo di fare galleria e mercato: non più (solo) la vendita di un singolo pezzo, ma anche la proposta di interi corpus raccolti in seguito ad una lunga ricerca, condotta con approccio curatoriale. Certo, la galleria continuerà a fare anche mostre e a rappresentare i propri artisti nel modo consueto, ma la creazione degli archivi avrà un ruolo importante nel prossimo futuro dell’attività. Ci siamo fatti raccontare come da Allegra Ravizza.

Nell’ambito di Flashback 2019 hai presentato un progetto di stand peculiare. Ci racconti quale?
Per la prima volta abbiamo presentato quello che, più che un progetto è una dichiarazione d’intenti della galleria.

Ovvero?
Un’alternativa e una nuova predilezione d’indirizzo della nostra ricerca. Stiamo costituendo degli Archivi storici sulla storia dell’Arte del XX secolo. Crediamo nella storia dell’Arte e nel suo apporto evolutivo nello sviluppo della coscienza individuale e collettiva. L’idea è quella di creare dei percorsi tematici coerenti attraverso i documenti per arrivare ad una comprensione del contemporaneo. Il primo Archivio, che è stato presentato in occasione di Flashback 2019 a Torino, vuole indagare la Musica Futurista attraverso i suoi quattro principali protagonisti: Francesco Balilla Pratella (Lugo 1880 – Ravenna 1955), Luigi Russolo (Portogruaro 1885 – Laveno Mombello 1947), Franco Casavola (Modugno 1891 – Bari 1955), Silvio Mix (Trieste 1900 – Gallarate 1927).

Allegra Ravizza, Futurism Collection

Allegra Ravizza, Futurism Collection

Di che si tratta nello specifico?
L’Archivio contiene i Manifesti originali, gli scritti autografi, gli spartiti, le prime edizioni dei libri e dei saggi teorici, la corrispondenza, l’editoria storica e i comunicati stampa, le immagini, tutta la musica ancora reperibile, la filmografia con le locandine e una piccola biblioteca di testi di approfondimento necessari per la comprensione dell’argomento.

Come è stato lavorare sulle tracce dei futuristi? Quali spunti di riflessione hai ricavato?
Fantastico! È stato semplicemente esilarante come lo sono loro. Gli spunti di riflessione sono innumerevoli e i collegamenti infiniti nell’ambito musicale e sociale. Questi autori, poco conosciuti dal grande pubblico, hanno pubblicato, enunciato, battagliato, rivoluzionato, distrutto, ricostruito, generato, inventato, immaginato, intuito il futuro della musica e della società.

Ci racconti qualche aneddoto?
Hanno picchiato con le loro stesse mani i passatisti nei più importanti teatri italiani e internazionali per attuare l’evoluzione di cui oggi godiamo i frutti.  Con loro i poeti, da Paolo Buzzia D’Annunzio e addirittura Giovanni Pascoli, i pittori tutti e gli intellettuali e gli editori dell’epoca, si sono voluti e dovuti confrontare. Ho imparato moltissimo io stessa dall’Archivio che stavo costituendo. Confesso che mi si sono aperte porte e finestre su mondi che ignoravo. Non ho mai avuto la pretesa di diventare uno storico dell’arte o di dimostrare una cultura specifica che non ho, ma creo gli Archivi seguendo una curiosità che si autogenera e ne definisce i percorsi tematici interni.

Allegra Ravizza, Futurism Collection

Allegra Ravizza, Futurism Collection

Per esempio?
Ad esempio, sono partita da un testo di Balilla Pratella per arrivare a leggere Buzzi e così ho creato una “sezione satellite” a mio avviso molto interessante. Dalla ricerca archivistica sull’editoria si arriva inevitabilmente a Papini… e così via! Generandosi in questo modo, l’Archivio diventa un grande gioco. La musica si interfaccia con gli spartiti originali e i manoscritti, le lettere e la corrispondenza trova specchio nell’editoria, i racconti autobiografici si intrecciano attraverso i cervelli più interessanti di un’epoca intera. È questo e solo questo. Se non è divertente e appagante passare il proprio tempo con queste intelligenze allora… W Netflix!

Ci sono altri esempi di questo tipo al momento nel mercato dell’arte?
Non saprei. Io non ne conosco, anche perché forse non ho capito fino in fondo neppure il mio!

Perché hai deciso di intraprendere questo percorso? Che aspettative hai?
Non ho aspettative, semmai ho speranze. Questo percorso, che un tuo collega ha definito “folle”, è iniziato da una mia personale insofferenza verso il sistema di eccessiva mercificazione dell’Arte, della perdita del Racconto dell’Arte, del voler metodicamente dare più spazio al valore economico che a quello intellettuale. Credo inoltre che “dimenticare” le ragioni per cui un oggetto d’Arte è importante, lo scarica del suo contenuto e dunque successivamente, perderà il suo valore economico. Qualcuno potrebbe chiedersi ingenuamente: “ma perché questa roba costa tanto?” e se non avrà i mezzi per comprenderne l’importanza passerà oltre. Fine. Fine sia della cultura che del… business! Per questo io voglio fare questa proposta non a collezionisti, istituzioni, musei, curatori, pensatori, opinionisti o peggio di peggio a visitatori … ma solo ad interessati. 

Anche l’oggetto “archivio” ha una sua forma particolare che hai disegnato tu. Ce la racconti?
È costituito da 6 cubi che si spostano liberamente su delle rotelle invisibili. L’idea è quella di un Detonatore. I cubi possono essere tutti riuniti chiusi e diventare inespugnabili, assumendo così un aspetto monolitico per poi essere aperti e “lanciati” nella stanza e spostati liberamente. Io li ho pensati e capito le esigenze contenitive dei mobili ma il disegno è dell’arch. Carlo Ziliotto che ha trovato soluzione agli svariati problemi espositivi del materiale storico e li ha resi degli oggetti dinamici oltre che funzionali e sicuri.

Hai già un prossimo progetto cui dedicarti?
Eh si! La continuazione storica del Percorso Sperimentale sulla musica da qui fino a John Cage. Sarà pronto ad aprile.

Santa Nastro

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

Scopri di più