La fiera 1:54. Grande ritorno dell’arte africana a Marrakech

Si avvia a conclusione la fiera dedicata all’arte contemporanea africana e della sua diaspo-ra, che coinvolge numerosi musei, gallerie e spazi di Marrakech

La fiera d’arte africana contemporanea 1:54 si presenta al mondo alla sua quarta uscita maghrebina. La manifestazione, che prende il nome dalle 54 nazioni africane, è approdata a Marrakech nel 2018, ma vanta una presenza ancor più consolidata a Londra (dal 2013 quando la rassegna è nata per permettere all’arte contemporanea africana di uscire dal proprio continente, ed essere valorizzata e riconosciuta sulla scena internazionale per le sue peculiarità) e New York (dal 2015); mentre risale al 2021 l’esordio a Parigi, in collaborazione con Christie’s. Diretta dalla fondatrice Touria El Glaoui, fino al 12 febbraio, l’edizione 2023 investe diversi luoghi culturali della città marocchina e l’hotel La Mamounia per mettere in luce una scena artistica africana in piena espansione.
Considerata la più completa vetrina dell’arte africana e della sua diaspora, questa quarta edizione della rassegna presenta 20 gallerie internazionali, tra cui 4 gallerie marocchine (Galerie 127, La Galerie 38, L’Atelier 21 e Loft Art Gallery), e il lavoro di oltre 60 artisti, riunendo dipinti, sculture, tecniche miste e installazioni.

Courtesy Eleonora Castagnone

Fiera 1:54, Marrakech. Courtesy Eleonora Castagnone

LE MOSTRE, I PROGETTI E GLI SPAZI FUORI DALLA FIERA

Sede di una delle scene artistiche più vivaci del continente africano, Marrakech attinge all’energia creativa alimentata da artisti e gallerie della città e connette i suoi più importanti spazi culturali a 1:54. La fiera è infatti accompagnata da un ambizioso programma di eventi in collaborazione con le istituzioni locali. Dal Museo di Arte Contemporanea Africana Al Maaden (MACAAL) al Giardino Majorelle, alla residenza artistica AL Maqam, che ospita visite guidate agli studi di Mbarek Bouchichi e Fatiha Zemmouri, al Musée des Arts et de la Parure de Marrakech (MAP), all’Istituto francese di Marrakech e alla boutique Jajjah, dell’artista marocchino Hassan Hajjaj. L’occasione perfetta per incontrare gli artisti, discutere con loro e scoprire i loro processi di lavoro. Il Palazzo El Badi ospita l’artista marocchina Amina Benbouchta all’interno della mostra Il corps spirituel et l’esprit charnel, che riunisce attorno al sacro dieci artisti, tra cui Fatime Zahra Morjani, Ilias Selfati e Mohamed El Baz. M Avenue, nei giorni della fiera, si illumina con i colori dell’1:54 mentre la grande sala del teatro trasmette il film che ripercorre i 10 anni della manifestazione a Parigi, Londra, New York e ovviamente Marrakech, raccogliendo interviste ad artisti africani che raccontano il loro percorso artistico. Sempre Maydene è la sede della mostra, in collaborazione con Artfirst Galerie, delle opere di due grandi fotografi, Malick Welli e Nour Eddine El Ghoumari.

Thandiwe Muriu , In full bloom, 2022, Photography, Jet Ink Print of FineArt RAG+ MATT 310g, 150 x 100cm, Edition of 3. Courtesy of 193 Gallery min

Thandiwe Muriu , In full bloom, 2022, Photography, Jet Ink Print of FineArt RAG+ MATT 310g, 150 x 100cm, Edition of 3. Courtesy of 193 Gallery

LA SCENA ARTISTICA DI MARRAKECH

La Montresso Foundation rende omaggio, nell’ambito del suo programma In-Discipline, a sette artisti afroamericani che mettono in discussione la nozione di blackness: opportunità per scoprire i ritratti di Ariel Dannielle, pittrice influenzata dalle opere di Alice Neel e Kerry James Marshall, o gli autoritratti di Fahamu Pecou, sorta di performance fotografiche che giocano con i codici dell’hip-hop. Il progetto Malhoun 2.0, co-diretto da Chahrazad Zahi e Phillip Van Den Bossche, in collaborazione con il laboratorio Fenduq di Éric Van Hove, propone invece una mostra collettiva in uno spazio nel Guéliz. Intitolato Les Promesses de l’empreinte, riunisce artisti chiave della scena marocchina, come Younès Rahmoun, M’barek Bouhchichi o Khadija El Abyad, così come artigiani della regione.  La fiera 1:54, ancora una volta, innalza il profilo della scena artistica di Marrakech e, cosa forse più importante, eleva la percezione e la comprensione di ciò che l’Africa può produrre, sia in ambito locale che internazionale.

Giorgia Zerboni

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