Insegnare l’arte contemporanea ai bambini

Secondo e ultimo appuntamento con il focus dedicato alla didattica per l’arte nel campo dell’infanzia. Undici addetti ai lavori riflettono su modalità e metodi.

Esperti di pedagogia, didattica museale e operatori del settore si sono interrogati sul dialogo tra arte e infanzia. I primi tredici li avete letti sul numero #58 di Artribune Magazine, ora la parola passa ai restanti undici.

Annalisa Trasatti & Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #59-60

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CLAUDIA LÖFFELHOLZ ‒ FMAV – MODENA

Claudia Löffelholz

Claudia Löffelholz

È una domanda centrale per Fondazione Modena Arti Visive, che nel 2018 ha dato vita a un Dipartimento educativo con tante offerte rivolte ai bambini e alle scuole di ogni ordine e grado. Grazie alla preziosa consulenza di Cristina Francucci, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, abbiamo progettato e realizzato nuovi percorsi didattici, con lo scopo di educare alla cultura delle immagini e di far conoscere l’arte contemporanea fuori e dentro FMAV. In questo contesto, i linguaggi e i materiali dell’arte si trasformano da oggetto privilegiato a pretesto, permettendo l’attivazione di un percorso che sensibilizza i bambini verso la realtà che li circonda, stimolando un’esperienza creativa. Un percorso attraverso il quale il bambino crea nuove e personali interpretazioni della realtà e costruisce la sua identità personale. Il nostro Dipartimento presta molta attenzione alle attività per le scuole, poiché è qui che riesce a raggiungere e coinvolgere tutti i bambini trasversalmente e a restituire il proprio lavoro alla cittadinanza. Convinti che l’educazione all’arte sia fondamentale nel percorso di crescita di ogni persona, FMAV garantisce la piena gratuità di tutte le attività educative per le famiglie e per le scuole.

MANUELA ALESSANDRINI ‒ MUSEO TATTILE STATALE OMERO – ANCONA

Manuela Alessandrini

Manuela Alessandrini

Al Museo Tattile Statale Omero i bambini hanno la fortuna di poter “sentire” e accarezzare l’arte contemporanea: un nucleo di opere originali è a portata delle loro mani. Le piccole dita sfiorano i materiali più vari e percepiscono il freddo del bronzo, il ruvido del legno, il caldo della terracotta, le superfici lisce e scivolose del vetro e del marmo. Poi passano alla scoperta delle forme: strani corpi, volti insoliti, perimetri sconosciuti incuriosiscono le mani e gli occhi. Quindi diventano loro i veri protagonisti del racconto dell’opera: incentiviamo la partecipazione attiva, facciamo in modo che ognuno possa rielaborare personalmente ciò di cui fa esperienza, attraverso domande, lasciando spunti, pensieri e suggestioni. Siamo convinti che la narrazione di un’opera d’arte sia il modo migliore per far comprendere ai nostri piccoli visitatori cosa gli artisti desiderano trasmetterci. Per i bambini l’incontro con l’arte contemporanea è sempre pieno di stupore e della meraviglia, in un museo che è luogo di esperienza, quell’esperienza sociale di cui parla John Dewey: “Dal punto di vista pedagogico un’esperienza è ciò che, avvertita e vissuta come significativa, lascia una traccia cognitiva e affettiva in chi la compie”.

ANTONELLA VERACCHI ‒ PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI – ROMA

Antonella Veracchi

Antonella Veracchi

Dissacrare, sorprendere, risvegliare i sensi, decostruire i codici, offrire una visione unica e personale: è la forza che caratterizza i linguaggi dell’arte contemporanea. Per questo è necessario non tanto insegnare, quanto accompagnare bambine e bambini nell’andare oltre una realtà assodata, nel soffermarsi e interrompere il flusso di immagini che ci colpiscono, nel porre e porsi domande per non assimilare risposte univoche. L’obiettivo è sviluppare uno sguardo critico e attento alla realtà, a dettagli apparentemente insignificanti, cercando incessantemente una bellezza non fine a se stessa, ma che possa migliorare la qualità della vita personale e collettiva. Come fare tutto ciò? Attraverso un incontro con l’opera che non sia nozionistico, ma di esperienza vera, attraverso laboratori che non mirino a insegnare una tecnica ma a emozionare, a sperimentare la meraviglia di un fare che può trasformare e reinventare il mondo, a pensare diversamente il futuro con alternative inconsuete. Attraverso una cura degli spazi e dei materiali, e ancora attraverso la mediazione dell’albo illustrato, oggetto d’arte familiare e democratico, primo approccio di educazione al visivo e guida all’incontro con l’opera d’arte.

ELENA STRADIOTTO ‒ FSRR – TORINO

Elena Stradiotto

Elena Stradiotto

Questa è una domanda solo apparentemente semplice, presuppone di aver già risposto alla domanda che la precede: perché insegnare l’arte contemporanea ai bambini? Nel compiere un’azione è sempre bene chiarire il motivo che la genera e ne determina la modalità. Credo che il segreto del nostro mestiere sia quello di non disgiungere mai l’azione dal pensiero, la teoria dalla pratica, il come dal perché. Potrei citare per sintetizzare le celebri parole di Rodari: “Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. Per allenare lo sguardo, il pensiero critico, la libertà del corpo e dare voce alle emozioni. Per fare esperienza dell’arte nel mondo e leggere il mondo di oggi attraverso l’arte. Come? Ci sono tanti modi, il mio preferito è semplicemente incontrarla, abitare con il corpo il suo stesso spazio – reale o virtuale –, lasciar emergere domande e ipotesi, indirizzando l’esplorazione verbale e non verbale. Esplorazione, ricerca, esperienza sono parole che la pedagogia attiva e l’arte contemporanea condividono nella costruzione di un glossario comune.

MARTA FERINA ‒ PAC – MILANO

Marta Ferina

Marta Ferina

Penso che il segreto fondamentale per spiegare l’arte contemporanea ai bambini sia quello di riuscire a trasmettere il punto di vista dell’artista, mettendosi nei loro panni. Parlo della capacità empatica di immedesimarsi, prima nei panni dell’artista, per poter comprendere il suo pensiero, il suo vissuto e le sue emozioni, e poi in quelli del bambino, provando a guardare il mondo con i suoi occhi. Il nostro è fondamentalmente un lavoro di traduzione, sintesi e mediazione tra l’artista-opera e il suo fruitore. Insomma, bisognerebbe riuscire a essere un po’ artisti e un po’ bambini. Con i bambini è fondamentale capire le cose essenziali che l’artista vuole comunicare e riportarle al loro vissuto quotidiano, nel loro mondo, provando a parlare la loro lingua. Una cosa di cui sono fermamente convinta è che, quando riesci a spiegare concetti difficili a un bambino, vuol dire che li hai capiti, li hai fatti tuoi, quindi potresti spiegarli a tutti. Penso che comunque l’arte contemporanea andrebbe spiegata nello stesso modo a bambini e adulti: con passione.

PAOLA BOCCALETTI ‒ FONDAZIONE ARNALDO POMODORO – MILANO

Paola Boccaletti

Paola Boccaletti

Un bambino può cucinare usando foglie, legnetti e sassi, cura un taglietto con un bacino; va a dormire con un dinosauro che lo difenderà dai mostri o gioca alla mamma cullando un bambolotto. Questo pensiero magico – dicono i pedagogisti – è l’espediente cognitivo eccezionale che i bambini hanno a disposizione per riuscire a vivere in un mondo troppo diverso, troppo grande, troppo incomprensibile per loro (Daniele Novara, Organizzati e felici). L’esercizio dell’immaginazione appartiene ai bambini e viene coltivato con metodo dagli artisti. Ciò che noi adulti possiamo fare è insegnare loro a utilizzare al meglio gli strumenti di interpretazione del mondo che li circonda; spingerli a farsi delle domande senza temere che queste lascino risposte aperte; mostrare loro la diversità e la complessità affinché possano elaborare i collegamenti necessari alla comprensione di ciò che stanno guardando. L’arte contemporanea ha la possibilità di offrire ai bambini un’incredibile quantità di input liberi da sovrastrutture, quindi la si può insegnare soltanto attraverso l’esperienza.

MARIA ELENA SANTOMAURO ‒ MUSEO DEL NOVECENTO – MILANO

Maria Elena Santomauro

Maria Elena Santomauro

Penso che l’arte tutta si possa spiegare e capire fino a un certo punto, per addentrarsi serve una disposizione, un’intelligenza emotiva che i bambini possiedono più integra che mai e sempre ci sorprendono con il loro sguardo limpido e domande fondamentali, a volte spiazzanti. Accolti, coinvolti, ascoltati e presi sul serio, ci insegnano a trovare la giusta misura della narrazione che meglio risuona con il loro bisogno di fare esperienze di senso e svelare il non senso. Un’educazione al patrimonio che, a partire dai minori, favorisca la crescita individuale e collettiva, in una società a forte rischio di disgregazione, necessita dell’alleanza con la scuola e le realtà attive sul territorio, e di strategie e dispositivi partecipativi. Il KitEdu900 racconta ai bambini delle primarie una selezione di opere del Novecento, e la call Museo chiama Scuola vuole coinvolgerli nella creazione di un percorso under10 nelle sale del museo. Le restituzioni ricevute finora ci confermano quanto i bambini sappiano cogliere nel segno, anche in quello contemporaneo.

EMANUELA PULVIRENTI ‒ BLOGGER – DIDATTICARTE

Emanuela Pulvirenti

Emanuela Pulvirenti

Non ho mai insegnato arte ai bambini. Ma quando i miei figli erano piccoli li ho sempre portati nei musei delle città che visitavo, inclusi quelli di arte contemporanea. Per loro i dipinti formati da macchie o le installazioni composte da oggetti vari non erano molto diversi da una tela barocca o da un polittico medievale. Erano cose da esplorare allo stesso modo, con curiosità. Penso che, se si porgesse ai bambini l’arte contemporanea come qualsiasi altra forma d’arte, senza lasciar passare l’idea che sia “diversa” o difficile da capire, già il grosso del lavoro sarebbe fatto. Tra l’altro, permette ai bambini di mettersi alla prova usando quello stesso linguaggio. Non solo: la creazione, ad esempio, di una composizione astratta, può diventare per un bambino un’esperienza molto più significativa rispetto al tentativo di disegnare un paesaggio. Insomma, l’arte contemporanea, contrariamente al pensiero comune, può essere la porta principale per far entrare i più piccoli nel mondo dell’arte.

ANNA PIRONTI ‒ CASTELLO DI RIVOLI

Anna Pironti

Anna Pironti

Educare all’arte con l’arte è il motto che da oltre trent’anni contraddistingue l’impianto concettuale e operativo del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, attivo sin dall’istituzione del Museo d’Arte Contemporanea. Traduciamo la conoscenza dell’arte in esperienza di vita individuale e collettiva a partire dalla prima infanzia, con proposte coinvolgenti e diversificate sempre in relazione all’età e al contesto (scuola, famiglia, tempo libero). Intendiamo l’incontro con l’arte come un piacevole viaggio di scoperta da condividere con piccoli e grandi, per questo abbiamo scelto di chiamarci Artenaute. Si tratta di vivere insieme un’esperienza estetica e sinestetica che mette in campo gli apparati sensoriali, visivi ed emotivi oltre che cognitivi, per favorire lo sviluppo integrale della persona. Il nostro obiettivo è creare una comunità sempre più estesa di persone appassionate all’arte. Soprattutto nell’attuale momento storico, intendiamo offrire nuove prospettive e lo spunto per un diverso atteggiamento nei confronti della vita e dell’ambiente naturale, sentendoci tutti parte della stessa grande comunità globale dei viventi.

MELANIA LONGO ‒ MEDIATRICE DEL PATRIMONIO CULTURALE

Melania Longo

Melania Longo

Conoscere il mondo con tutti i sensi e in maniera appassionata è un dato fondamentale della sensibilità umana, ha scritto Edgar Morin. Attraverso l’arte, la sua mediazione e sperimentazione diretta, possiamo accogliere la realtà e la sua complessità e, così facendo, possiamo cambiare i paradigmi dell’educazione estetica, affinché questa ci sproni, sin da piccolissimi, a non cercare una sola risposta alle nostre domande. Quando i bambini incontrano l’arte ci sorprendono perché noi, invece, siamo troppo preoccupati di classificare ogni cosa con etichette preventive. I bambini sono serbatoi di meraviglia, hanno il coraggio di avventurarsi nella dimensione dell’ignoto.  Affinché, dunque, l’arte sia vissuta come una rappresentazione che arricchisce il rapporto dei bambini con la realtà, noi educatori non dovremmo mai sottrarci ad alcuni compiti: alimentare la curiosità, nutrire menti creative, favorire il processo di interpretazione e di attribuzione di senso, valorizzare il fare/creare, ognuno con i suoi tempi e i suoi talenti, offrire la possibilità di incorrere nell’errore.

ILARIA DEL GAUDIO ‒ SENZA TITOLO – EDUCATORE MUSEALE

Ilaria Del Guadio

Ilaria Del Guadio

Uno dei compiti fondamentali dell’educazione museale è quello di proporre chiavi di lettura e suggestioni che permettano di tracciare legami e connessioni tra il patrimonio artistico e il vissuto personale dei fruitori. In questa prospettiva l’arte contemporanea diventa parte di un processo educativo che conduce chi vi è coinvolto a una rielaborazione personale e a una consapevole “ri-generazione” culturale sia a livello individuale che collettivo. Come molti artisti suggeriscono e molti bambini ci insegnano, il primo passo è guardare, con curiosità e senza pregiudizi, concedendosi il tempo per farlo. L’arte contemporanea, infatti, allena il nostro sguardo e soprattutto la nostra capacità di sentire e di comprendere l’“altro”, poiché si tratta di un linguaggio stra-ordinario, “diverso”, che ci induce a mettere in discussione stereotipi e certezze per farci trovare nuovi strumenti di interpretazione e narrazione della realtà, ma anche della nostra identità.

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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