Musei, didattica e pandemia. Il Museo del Novecento di Milano

Il Museo del Novecento di Milano ha da poco soffiato sulle sue prime dieci candeline ed è pronto a raddoppiare. Abbiamo intervistato le responsabili del Dipartimento Educazione.

In occasione del decennale del Museo del Novecento ci siamo fatti raccontare dalle responsabili del Dipartimento Educazione, Iolanda Ratti e Maria Elena Santomauro, un primo bilancio, le attuali proposte, ma anche i progetti in cantiere in attesa di rivedere il museo di nuovo pieno, soprattutto di giovani.

EDU900, il Dipartimento Educazione del Museo del Novecento di Milano, compie 10 anni. Con quali obiettivi e finalità è nato e quali riflessioni possiamo fare su questa prima decade di attività?
Fin dall’apertura nel 2010, alla base del nostro approccio c’è stata innanzitutto la volontà di definire il museo come luogo accessibile, accogliente e promotore di percorsi di cittadinanza consapevole. In questi primi dieci anni moltissimi sono stati i progetti, realizzati sia in collaborazione con i concessionari dei servizi didattici, sia con varie associazioni e soggetti attivi sul territorio. Pensiamo che il lavoro di rete e il confronto dialettico trans-disciplinare abbia contribuito a creare un dialogo con la comunità, milanese ma non solo, distinguendo il museo come spazio aperto, dinamico e inter-generazionale. Questa prima decade è stata un buon inizio, e nonostante il museo chiuso e il futuro incerto, Edu900 è un cantiere aperto di idee, progetti e sogni.

Come è cambiato, o meglio come si è evoluto, il vostro pubblico nel tempo?
Siamo molto contente di poter affermare che il pubblico del museo è da sempre ampio ed eterogeneo, grazie anche alla definizione di Milano come meta culturale. Significativo è stato infatti, soprattutto dopo il 2015, l’aumento dei turisti italiani e stranieri. I numerosi progetti inclusivi di EDU900 hanno inoltre permesso di aprire i nostri percorsi a visitatori con bisogni specifici e fragilità. Attività tese a promuovere processi partecipativi ed empatici hanno permesso di raggiungere fasce di popolazione non abituate a varcare la soglia dei musei. Particolarmente interessanti sono stati ad esempio i progetti sulla salute mentale, sulla migrazione e quelli volti a contrastare la povertà culturale e il rischio di marginalizzazione di minori e adulti fragili.

HL Migrazioni 2019. Photo credit Elisabetta Realini. Museo del Novecento, Milano

HL Migrazioni 2019. Photo credit Elisabetta Realini. Museo del Novecento, Milano

IL MUSEO DEL NOVECENTO E LA PANDEMIA

Come avete affrontato lo shock del primo lockdown e ora questa “nuova realtà” che non permette ancora la presenza del pubblico tra le sale?
La chiusura forzata e improvvisa è giunta nel mezzo di una stagione intensa di attività quotidiane con le scuole e di progetti come Diritto alla bellezza, laboratorio di Italiano L2 per donne migranti e rifugiate organizzato con Fondazione Empatia Milano. Ovviamente, come tutti i musei, abbiamo inizialmente cercato di “tradurre” e poi affinare le nostre proposte in ambito digitale. Adartem ha proposto C@mpus Homeline estivi e webinar sul nostro sito, e delle guide d’eccezione sono stati i nostri custodi, con la campagna social, tutt’ora in corso, I custodi raccontano. A novembre abbiamo inoltre lanciato il KitEdu900, indirizzato ai ragazzi delle scuole primarie. La call Museo chiama scuola, attiva fino alla fine del 2021, intende rivitalizzare, sebbene a distanza, la storica alleanza museo-scuola, creando nei nostri spazi un percorso “under10”.

Si parla di raddoppiare il Museo del Novecento, questo vale in prospettiva anche per il vostro dipartimento? Sono previste nuove acquisizioni?
Certamente il nuovo Museo del Novecento, con spazi e percorsi ampliati che arriveranno alla soglia della contemporaneità, sarà l’occasione anche per ripensare l’attività di EDU900. L’idea è quella di una educazione al patrimonio sempre più “diffusa” negli spazi espositivi e con un taglio necessariamente inter-disciplinare.

AdArtem 2019. Percorso esperienziale al Museo del Novecento di Milano

AdArtem 2019. Percorso esperienziale al Museo del Novecento di Milano

Quali progetti, collaborazioni e sogni avete nel cassetto?
Sembra banale, ma il primo sogno è quello di vedere il museo di nuovo pieno, soprattutto di giovani. Il settore dell’educazione museale ha subito un grave colpo con la pandemia e speriamo di poter riprendere al più presto visite e laboratori. Per quanto riguarda il futuro, ci sono progetti consolidati negli anni che rappresentano un patrimonio immateriale prezioso e da sviluppare ulteriormente, e crediamo nell’importanza di accogliere e promuovere sempre nuove progettualità.

Annalisa Trasatti

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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