Didattica e terza missione durante l’emergenza: lettera del direttore dell’Accademia di Napoli

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giuseppe Gaeta direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Continua l’attenzione di Artribune al sistema AFAM, con una survey che ha attraversato tutta Italia

La risposta del direttore della Accademia di Belle Arti di Napoli Giuseppe Gaeta e della Consulta degli Studenti in calce, si riferiscono a quest’articolo pubblicato da Artribune il 29 giugno 2020

I numeri non sono la realtà, ma spesso aiutano a comprenderla, definendo i contorni e la portata di un fenomeno. I numeri dell’Accademia di Napoli durante il periodo del COVID-19 sono questi: piattaforme di e-learning attivate dopo tre giorni dal lockdown; 3.400 studenti forniti di email istituzionale in una settimana; 356 prove finali (e altre 200 previste nel mese di luglio) gestite direttamente on line, dalla prenotazione all’archiviazione degli elaborati di tesi, e svolte entro i termini dell’anno accademico fissati dalla legge; 7.000 prenotazioni di esami nell’appello di giugno (ad oggi già 6.500 nell’appello di luglio); 240 team di esami generati in automatico completi di nominativi dei prenotati; decine di tutorial di supporto alla gestione delle piattaforme; un sito dedicato all’e-learning attivato in 72 ore; circa 10.000 ore di lezioni on line; decine di seminari e workshop, molti dei quali con una media di 150/200 partecipanti e relatori di profilo internazionale; un regolamento per la gestione dei carichi di e-learning e il riconoscimento dei crediti formativi, elaborato sulla base delle linee guida ANVUR sulla didattica on line nel sistema terziario, che ha garantito l’acquisizione dei crediti a tutti gli studenti; incontri con cadenza quotidiana con la Consulta degli studenti per monitorare le attività e risolvere problemi; 5.000 mail di assistenza da parte di segreteria e servizio tecnico; aggiornamento dei decreti e delle disposizioni del governo sul sito in tempo reale; calendario didattico rispettato senza neanche un giorno di ritardo; decine di riunioni delle 10 Scuole presenti in Accademia, con partecipazione attiva dei rappresentanti degli studenti; progetti culturali innovativi tra cui una stanza virtuale Zoomaperta h24; smartworkingdi tutti gli uffici attivato in una sola settimana; Teams dedicati alle funzioni amministrative; 220 Teams di didattica attivi; docenti connessi con gli studenti ben oltre l’orario delle lezioni.

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI: NESSUNA PARALISI

Questi sono i numeri veri di una comunità, che non definirei “paralizzata”, ma che a mio avviso ha compiuto uno sforzo straordinario, non soltanto per garantire la didattica in un momento di emergenza internazionale, che ha trasformato improvvisamente la vita di ciascuno di noi in una distopica e straniante situazione di incertezza, ma soprattutto per assicurare un presidio di significativa rilevanza sociale, nel segno chiaro e netto di quella che oggi nel sistema della formazione terziaria si definisce Terza missione. Fatta questa premessa, credo che una doverosa precisazione sugli alcuni aspetti formali e sui reali riferimenti normativi vada fatta, per evitare che la confusione regni sovrana. I decreti del governo (tutti, nessuno escluso) parlano sempre, compreso l’ultimo DPCM dell’11/6/2020, in un primo articolo di sospensione della didattica fino alla fine dello stato di emergenza e in un articolo successivo di possibilità di riapertura di alcuni laboratori, a condizione che vengano rispettate le misure di sicurezza e prevenzione prescritte dal Ministero della salute.

xAbana from Giuseppe Gaeta on Vimeo.

IL COMBINATO DISPOSTO NELLA DIDATTICA

Il cortocircuito linguistico, che manifesta un evidente misunderstanding, consiste nel ritenere la parola “laboratori” presente in questa seconda affermazione coincidente con la “didattica laboratoriale”, omettendo di considerare la prima disposizione normativa, per volontà o inconsapevolezza. La norma, come in tutte le sedi autorevoli è stato chiarito, va letta, come si dice tecnicamente, in combinato disposto, ossia nell’ordine logico e collegato delle proposizioni: pertanto, al primo punto si stabilisce che la didattica è sospesa (e nessuno sta gridando allo scandalo perché in grandi atenei come Federico II è ferma, per decreto del Rettore, fino al 31 luglio), compresa a maggior ragione la didattica laboratoriale dove il distanziamento e il rispetto delle norme sulla sicurezza sono ancora più difficili da garantire e programmare, soprattutto nelle istituzioni di grandi dimensioni come l’Accademia di Napoli che, con i suoi attuali 3.400 studenti (di cui 1400 esonerati dalle tasse per basso reddito), distribuiti in 27 Corsi di studio tra primo e secondo ciclo, è oggi la seconda realtà AFAM per numero di iscritti. Il dato è significativo visto che nel sistema AFAM sono solo tre le istituzioni che superano i 3.000 iscritti, con numeri quasi doppi o anche tripli rispetto alle dieci istituzioni collocate nei posti successivi dell’elenco, che si attestano tra i 1.000 e i 2.000 studenti, e da otto a dieci volte superiori rispetto alle 45 istituzioni AFAM (su 82 totali) che oggi contano tra i 200 e i 499 iscritti. In un articolo successivo, i decreti poi ipotizzano la possibilità di riattivare alcuni laboratori non finalizzati alla didattica (e in questo la norma si riferisce chiaramente a quelli tipici del sistema universitario, o nel nostro settore forse a quelli di scuole come Restauro, tanto è vero che li associa alle attività di ricerca o di tirocinio), in stretta osservanza di specifiche disposizioni, secondo un principio di gradualità, prevedendo turnazioni, piccoli numeri e misure di sicurezza adeguate; condizioni rispetto alle quali in caso di inottemperanza, i presidenti delle istituzioni (che peraltro per la loro carica non ricevono alcun compenso) sono chiamati a rispondere in sede civile e penale. 
Capisco che l’italiano sia una lingua complessa e che quello delle norme lo sia anche di più, ma l’interpretazione autentica non spetta all’improvvisato esegeta ma a chi le ha scritte. Tuttavia, oltre a un fraintendimento lessicale e terminologico ne esiste certamente un altro di tipo concettuale, alla base del senso di costernazione provato da una quota ampiamente maggioritaria di studenti e docenti, che hanno espresso incomprensione e forte dissenso per le affermazioni riportate in una lettera attribuita ad “alcuni studenti” e pubblicata da alcune testate, lettera nella quale, oltre a ignorare del tutto il riferimento ai sopra citati numeri, si palesava anche una manifesta incomprensione delle disposizioni vigenti, forse condizionata da un pregiudizio ideologico, che proprio ai colleghi delle discipline di laboratorio è apparso quanto mai stridente, sia con le attività realmente svolte e con l’impegno profuso, sia soprattutto con l’idea stessa di laboratorio che a Napoli come in molte altre Accademie da anni si cerca di teorizzare e praticare.

ACCADEMIE E LOCKDOWN: I LABORATORI

Questa idea parte dalla definizione originaria della parola “laboratorio”, ossia dalla sua più profonda radice etimologica, inteso come “luogo in cui più persone collaborano nella realizzazione di qualcosa”. Questa definizione più che individuare lo strumento materiale attraverso il quale si realizza uno scopo, designa un “modo”, una metodologia, una forma mentis laboratoriale, che prevede ineluttabilmente il superamento di una visione solipsistica e autoreferenziale e l’accettazione della pratica relazionale e dell’interazione con l’altro come necessità fondante dell’agire creativo, nell’orizzonte della costruzione di un pensiero non più unico ma polifonico e multilinguistico, come ritengo sia connaturato con lo spirito stesso del fare arte.
Inoltre, altro elemento caratteristico dell’agire artistico, va considerata la volontà di trasformare i limiti in opportunità, che si tratti di un limite di visione o di un limite fisico, come quello che la pandemia ci ha imposto finora.
In tal senso, proprio dai laboratori dell’Accademia di Belle Arti di Napoli è venuta la risposta forse più avanzata e propositiva della nostra didattica, che ha visto migliaia di donne e uomini, studenti e docenti, quotidianamente impegnati nella costruzione di un dialogo corale e sfaccettato, accompagnato da un costante lavoro di ascolto e di discussione, che si è tradotto nella quotidianità di una comunità che ha operato nel segno del dialogo e della reciprocità. Dispiace pensare che qualcuno non abbia compreso o non sia stato partecipe, perché il mancato confronto è sempre un’occasione persa. Ma il percorso è appena iniziato e le domande sono tutte aperte, con risposte ancora in larga parte da costruire, accogliendo e non separando, come un’istituzione dello Stato può e deve sempre fare.

– Giuseppe Gaeta

Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli

LA NOTA DELLA CONSULTA DEGLI STUDENTI

La Consulta degli Studenti si è sempre adoperata per aiutare tutti gli studenti. Nell’arco dell’ultimo anno abbiamo ricevuto migliaia di segnalazioni di qualsiasi natura, e domande tramite e-mail, canali social e sportello fisico in sede, rispondendo ed aiutando ogni singol* student* che avesse bisogno.

Fondiamo la nostra attività sulla partecipazione del corpo studentesco, sul dialogo e sullo scambio, abbiamo organizzato tre eventi pubblici, abbiamo tenuto regolarmente le nostre assemblee studentesche e abbiamo avviato un programma referenti per ogni scuola, per dare ad ogni studente un punto di riferimento, per poter conoscere le problematiche delle singole scuole e poter intervenire in tempi brevi.

Pertanto le recenti affermazioni, profondamente infondate ed inaspettate, ci colpiscono molto da vicino, sia perché il nostro impegno è sempre stato totale sia perché noi studenti abbiamo avuto la possibilità di non fermarci e di poter seguire corsi fin da marzo, tenere tesi di laurea, esami, workshop e seminari. È un dolore leggere che per alcuni nostri colleghi questi mesi di intensa attività siano interpretati come “paralisi”, è un’offesa all’impegno profuso da tutti noi studenti in questo periodo difficile.

La Consulta Studenti ABANA

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