Come spiegare l’arte contemporanea a una 90enne

Cosa spinge una curatrice emergente, cofondatrice della fiera SetUp di Bologna, a scrivere un libro didattico-divulgativo, addirittura insieme alla nonna? Ne abbiamo parlato con l’autrice, Alice Zannotti.

L’arte contemporanea spiegata a mia nonna. Se il titolo del tuo libro è di sicuro impatto editoriale, quello che più mi ha colpito è il sottotitolo: Ridere, piangere, capire. Promette forti emozioni. Quali riscontri hai avuto fino ad ora?
Il libro è andato oltre le mie aspettative. Ciò che è nato per la necessità di comunicare con mia nonna ha colmato un vuoto che sconfina dall’ambito strettamente familiare, perché coinvolge la maggior parte delle persone. La nonna impersona i dubbi e le titubanze della massa, la quale si identifica nella sua nescienza e trae giovamento dalla semplicità della spiegazione. I riscontri sono estremamente positivi, sia da parte degli addetti al settore che da parte di coloro che mai avrebbero pensato di approcciarsi all’arte. Non passa giorno che non mi arrivi un messaggio, un’email da parte di qualcuno che porge i ringraziamenti e chiede di portare saluti e auguri a nonna Zita. 

Il libro è strutturato in capitoli-incontri fra te e la “co-autrice” nonna Zita. Ai lettori sembra di essere lì con voi, ma in un contesto mai del tutto rassicurante, spesso insidioso, sempre divertente. Non è così anche l’arte contemporanea?
Personalmente il contesto in cui si sono svolte le lezioni – casa della nonna – per me rappresenta in assoluto l’approdo sereno. Credo che l’approccio soggettivo sia fondamentale per affrontare tutte le situazioni, anche quelle dell’arte contemporanea. Ti faccio un esempio: se sei al mare e il mare è “grosso”, quindi insidioso, l’unica maniera per uscire vivo è controllare la paura che a volte è un istinto, altre volte è solo non sapere come muoversi in una situazione che non si conosce. L’arte contemporanea è un mare agitato, bisogna sapere prendere le onde e certamente serve saper nuotare almeno un po’; inoltre, come al mare, è necessario non essere troppo sicuri di sé (l’arte mette sempre in discussione) ed essere ben consci che il mare, come l’arte, non lo si conosce mai abbastanza. Il mare grosso, comunque, a me diverte!

Ho amato molto alcune metafore che hai usato nel tuo sforzo ermeneutico. Fra tutte, “l’artisticità è come il profumo, prende i sensi, manda giù di testa, quando lo senti ti puoi innamorare“.
Lavorare con metafore, oltre che necessario, è stato molto stimolante per la mia immaginazione. Ho smontato le nozioni e selezionato le informazioni, cercando di dar loro una forma che convergesse con l’universo della nonna. Ho cercato di capire se quanto provavo (a livello di idea o di intuizione) coincideva con ciò che ritenevo utile da trasmettere e, nello stesso tempo, ho osservato mia nonna, ho dovuto ascoltarla (anche nei suoi silenzi) mettendomi nei sui panni e valutando di volta in volta come agire. Ti confesso che non è stato facile: è il lavoro opposto a quello che faccio normalmente, tra l’altro, in questo caso, non potevo dare niente per scontato. Riportare l’etereo al visibile attraverso la scrittura è stato un bell’esercizio e anche una riflessione sul ruolo e le responsabilità di critico/curatore che sicuramente ha cambiato i miei parametri per il futuro.

Alice Zannoni – L'arte contemporanea spiegata a mia nonna (Agenzia NFC, Rimini 2018)

Alice Zannoni – L’arte contemporanea spiegata a mia nonna (Agenzia NFC, Rimini 2018)

E la metafora del profumo?
Non sapevo proprio cosa inventare… Ci sono cose che non sono spiegabili razionalmente. Per esempio, quando sei innamorato puoi fare 400 chilometri per prendere un caffè con la persona amata, stare un’ora insieme per poi tornare ed esserne contento. Razionalmente è un’operazione che non ha senso, però quando si è innamorati non ci sono limiti. Che cosa ci faccia poi innamorare, spesso non ha una risposta ben precisa. La stessa risposta non precisa a che cosa sia l’artisticità. Le metafore mi sono venute per associazione di idee. 

Andar per mostre è come fare gli esercizi spirituali”: trovo questa riflessione interessantissima, capace di aprire una riflessione antropologica fortemente italiana.
L’orizzonte epistemologico di nonna Zita è fatto di orto, messe, santini. Per questo, per arrivare a lei ho dovuto piegare il mio sapere al suo mondo e alla sua esistenza. Lei va spesso a fare “gli esercizi spirituali” e ne parla con molto entusiasmo, tornando sempre rinnovata. Io credo davvero che non sia poi molto diverso: vedere un mostra ti offre sempre qualcosa che è un “buon raccolto” se vi è l’esercizio, ovvero lo sforzo, per comprendere qualcosa in più della realtà e di se stessi. Dagli esercizi spirituali, così come da una mostra, si porta a casa qualcosa, se vi è volontà e partecipazione. 

Quanto del libro è nato dalla tua esperienza di docente e quanto da quella di curatrice e organizzatrice di fiere?
Quando insegnavo dovevo tenere alta l’attenzione per quattro ore di fila. Quelle ore sono state una palestra formidabile per comprendere le necessità di chi mi ascoltava, per capire come far entrare i concetti nella testa altrui, per misurarmi con le possibilità di trasmettere: nel mio lavoro mi è sempre interessato “consegnare” la conoscenza con senso di premura rispetto a essa, facendo perciò il possibile per appassionare. Decisamente l’esperienza della docenza mi ha agevolato nell’interfacciarmi con nonna Zita. 

Zita Urbani

Zita Urbani

La scelta di dialogare con la nonna incarna l’eterna esigenza di far capire a tutti. La tua professione è un seme o un ponte?
Direi entrambi. Sia i ponti che i semi ramificano: che i primi permettono le connessioni e i secondi hanno insito il rigenerarsi, entrambi quindi si propagano in due direzioni, diverse, anche visivamente (il ponte in orizzontale, il seme in verticale). Più ponti ci sono, più è facile che un seme passi a dar vita altrove. Un’alta concentrazione di semi in un’unica zona può portare a saturazione, mentre la diffusione ne incrementa le potenzialità, radicandosi in terreni diversi.

E nel panorama dell’educazione museale e dell’arte contemporanea ci sono istituzioni o progetti particolarmente interessanti che vuoi segnalarci?
Sono sincera: fino ad ora non ho mai preso in considerazione la valutazione di un’istituzione museale per la propria sezione didattica. Ho sempre vissuto l’esperienza museale più che altro per arricchire me stessa, pur avendo sempre avuto istintivamente un’attenzione alla formazione e al coinvolgimento nei miei progetti. Questa esperienza con la nonna è stata come la fulminazione sulla via di Damasco.

– Annalisa Trasatti

Alice Zannoni – L’arte contemporanea spiegata a mia nonna
Agenzia NFC, Rimini 2018
Pagg. 200, € 16,90
ISBN 9788867261321
http://www.agenzianfc.com/

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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