Ecco come sarà il Kids Creative Lab della Guggenheim Venezia: l’intervista a Jorge + Lucy Orta

Un progetto multidisciplinare curato da Lucy + Jorge Orta e incentrato sul tema dell’acqua e dell’equilibrio dell’ecosistema marino

1.400.000 bambini, 50mila classi, 6mila scuole. E due “ospiti” di fama internazionale del calibro degli artisti Lucy + Jorge Orta. Sono questi gli highlights dell’edizione 2017 di Kids Creative Lab, l’ormai celebre progetto educativo nato dalla collaborazione tra la Collezione PeggyGuggenheim e OVS e dedicato alle Scuole primarie d’Italia. Dopo aver trattato, nel corso degli anni, tematiche come il rapporto tra arte e moda, ecologia, natura, agricoltura, alimentazione, biodiversità, questa quinta edizione – presentata stamane a Venezia – si lega “a un progetto multidisciplinare incentrato sull’attuale e urgente tema della sostenibilità, delle sue implicazioni legate da un lato all’ecologia e al rispetto dell’ambiente, dall’altro all’educazione e allo sviluppo delle generazioni future in relazione a queste tematiche”. Parte proprio da qui la collaborazione con Lucy + Jorge Orta, artisti noti internazionalmente per il loro impegno in progetti che sensibilizzano l’opinione pubblica verso lo sviluppo sostenibile del pianeta e che hanno fatto della modalità partecipativa il fondamento della propria produzione artistica.

Kids Creative Lab. Foto Francesca Bottazzin

Kids Creative Lab. Foto Francesca Bottazzin

RIUTILIZZO SOSTENIBILE

Sono loro, insieme al Dipartimento di Educazione della Collezione Peggy Guggenheim, ad aver ideato e sviluppato il laboratorio creativo, da condurre in classe, incentrato sul tema dell’acqua e dell’equilibrio, sempre più vulnerabile, dell’ecosistema marino, grazie all’ausilio del Kit d’Artista SostenART. “Una riflessione attorno al riutilizzo sostenibile, oltre che artistico, della plastica, e, al contempo, un invito a inviare un SOS per la salvaguardia della vita degli oceani tramite un metaforico messaggio in bottiglia”. Il laboratorio invitava i partecipanti a scrivere un testo a più mani ispirato alla tecnica surrealista del Cadavre exquis, che consiste nel comporre un messaggio grazie al contributo di più persone, ignare dell’intervento degli altri. Il testo scritto con questa tecnica è stato poi tradotto secondo un codice colore e inserito in una bottiglia di plastica. Le bottiglie contenenti i messaggi hanno dato vita a un’unica grande installazione, un paesaggio marino, curata proprio da Lucy + Jorge Orta ed esposta in occasione della mostra alla Collezione Peggy Guggenheim dal 30 marzo al 17 aprile 2017.

Kids Creative Lab. Foto Francesca Bottazzin

Kids Creative Lab. Foto Francesca Bottazzin

L’INTERVISTA A JORGE + LUCY ORTA

Raccontateci brevemente le origini e gli intenti del vostro progetto per Kids Creative Lab presso la Guggenheim.
Nel 2005, durante la Biennale di Venezia, presentammo alla Fondazione Bevilacqua La Masa le nostre prime serie di lavori dedicati al problema della scarsità di acqua. Uno dei temi della nostra riflessione è l’inquinamento in crescita, che ha anche a che fare con la privatizzazione delle naturali risorse acquee, sintetizzata dalle bottiglie di plastica. Ci concentrammo sull’enorme quantità di bottiglie di plastica che inquinano i nostri oceani. Nel 2009, dopo aver visitato una delle più grandi comunità di riciclo, Zabaleen al Cairo, iniziammo a trasformare bottiglie riciclate in sculture. Volevamo sensibilizzare i giovani sull’allarmante fenomeno dei rifiuti plastici e sul fatto che, grazie al semplice gesto del riciclo, è possibile ridurre il consumo di plastica. Speravamo inoltre che i bambini, grazie all’idea del “messaggio in bottiglia” potessero dar vita a messaggi collettivi, da condividere. Queste idee hanno preso forma nell’intervento esposto oggi alla Collezione Guggenheim di Venezia, una giocosa interpretazione di un progetto che ha avuto un ottimo impatto sul milione e 400mila bambini che hanno partecipato.

 Il vostro lavoro prende le mosse dalle tematiche ambientaliste. Quali strumenti credete che l’arte possa mettere in campo per dare il proprio contributo a una questione così delicata e attuale?
Fin dagli Anni Sessanta gli artisti si sono occupati della natura e del ruolo dell’uomo all’interno del sistema. I Land artist come Richard Long, Robert Smithson, Walter De Maria e Andy Goldsworthy usavano i materiali naturali per scolpire i loro lavori, portando l’attenzione sull’immensità e sulla bellezza del paesaggio naturale. Artisti come Joseph Beuys o Agnes Denes, politicamente impegnati, attraverso le loro opere contribuirono a proteggere alcune aree del pianeta e in alcuni casi coinvolsero il pubblico in un atto ecologico. Noi abbiamo preso le mosse da questi pionieri e sappiamo che l’arte è un potente mezzo visivo che comunica su vari livelli.

Avete collaborato con Guggenheim e OVS. Pensate che anche le grandi istituzioni possano dare il proprio contributo alla questione ambientalista?
C’è bisogno che tutti collaborino – cittadini, filantropi, imprenditori e governi. Qualsiasi iniziativa contribuisca a portare l’arte e la cultura ai meno abbienti, ai più giovani e a quanti non possono avere accesso a esse, è fondamentale. Oggi le istituzioni culturali giocano un importante ruolo e l’arte non è solo per pochi, ma per molti. L’ambiente è un tema importante per noi e per una nuova generazione di artisti, e le istituzioni culturali possono aiutare a educare il pubblico all’arte e alla cultura in vari modi.

Intervista a cura di Arianna Testino

guggenheim-venice.it

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Redazione

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