Giulio Paolini – Momenti della verità
Mostra personale.
Comunicato stampa
SCRIVERE DI NOTTE
Con Giulio Paolini abbiamo costruito una storia che inizia nel 1976, un racconto in sette atti, alcuni corollari, molte avventure esterne (Rocca di Angera, Triennale, etc) e poi lettere, libri, viaggi, mostre nei musei.
Abbiamo perso il conto, ma guadagnato un intenso rapporto.
Se non oso chiamarlo amicizia è solo per rispetto della privacy del Nostro. Amicizia comunque oserei chiamarla, chiedendo permesso, a un grande che conserva la semplicità dei rapporti come punto più alto di una connessione.
Opere e testi molto importanti di Paolini sono transitati dalla nostra galleria e hanno lasciato il segno.
Tanti segni sovrapposti sulle pareti che, se li unissimo come si fa con le immagini degli enigmi, darebbero sicuramente vita ai nostri ritratti, come diceva Borges.
Un giorno Giulio (passo al nome) mi regala “Circo Massimo”, un’opera-omaggio alla galleria che porta il mio nome (BANCO nei primissimi anni), e a me personalmente: il teatro della vita, di una vita popolata di immagini che ora sfumano nell’indistinto. (Una citazione bella e buona, la mia, da “Se una notte d’inverno...”).
Italo era un importante punto fermo nella vita di Giulio, così come lo è stato nella mia, fatte le debite differenze: intimo amico per G. grande scrittore per M.
Ma siccome non c’è due senza tre ecco che Luciano Pistoi, con le sue primissime mostre di Giulio, viene ad occupare il posto che gli spetta di diritto per completare la Trinità dell’arte italiana, capace di trattare da pari a pari con l’arte moderna e antica, europea e americana.
L’importanza del lavoro di G.P. risiede nell’aver tolto ogni traccia di sentimentalismo, conservando tuttavia il sentimento. Un lavoro freddo e poetico (direi freddo e quindi poetico), di una poesia che viene da quella ragione che dovrebbe essere la base di ogni sentimento. Un lavoro che riassume, riesuma, richiama il passato portandolo a nuova vita, essenziale, mentale, un ricordo pieno di attenzione nel citare gli antichi...
Citatis citandis, ho trovato il coraggio di chiedere all’amico ancora una mostra: la settima (chiudere a sette sarebbe comunque straordinario, almeno per chi crede nella magia dei numeri). Senza reverenza, ma con rispetto e ammirazione, siamo consci dell’importanza di questo continuum che è anche la cifra del nostro Paese: una terra dove il miracolo dell’arte rifiorisce ad ogni primavera e, calato il sette di denari, par che dica:
“ITALIANS DO IT BETTER”.
Massimo Minini