Viaggio attraverso gli archivi dell’arte, tra analogico e digitale. Ne parla un libro di Concetta Damiani

Un percorso attraverso l’esplorazione dell’archivio d’arte, letto e interpretato come un elemento vitale, aperto e in continua trasformazione

L’immagine di un autore acquista una profondità che tende ad allontanarsi sempre di più, sino a deformarsi nel mito. Col passare del tempo, l’identità storico-empirica si carica di valori e significati di cui, originariamente, disponeva solo in latenza e che, quasi sempre, sia l’autore che i lettori suoi contemporanei ignoravano. Ogni soggetto, in tal caso, tende nel tempo a trascendere questa identità storica – empirica sicché una pratica di scavo incentrata sulla conoscenza serve ad evitare di riferire una richiesta continua di trascendenza e anche se ciò appare fondato e legittimo, per rendere un’opera credibile deve lasciare il passo ai processi di una pratica storica. 

Il saggio di Concetta Damiani

Per questo motivo bisogna tenere conto anche della storia del rapporto nel tempo fra un’opera e il suo pubblico, cioè della storia della sua ricezione. Nell’introduzione al libro di Concetta Damiani Gli Archivi dell’arte. Gestione e Rappresentazione tra analogico e digitale (Editrice Bibliografica, Milano 2023) Federico Valacchi dice: “L’archivio liberato da sé stesso diventa specchio della molteplicità affabulatoria della vita”. La carica emotiva dell’archivio è basata sull’affidabilità delle fonti che confermano e smentiscono la soggettività trascendente per confermare la storia culturale dell’opera. Concetta Damiani in questo libro ha evitato elegantemente la sistematicità del manuale tecnico, e dribblando la tediosità statistica è riuscita a fornirci le linee generali ed essenziali della ricerca negli archivi dell’arte. Una ricerca questa che definisce la rappresentazione dell’archivio, quindi, l’organizzazione di ciò che è, spesso, di complessa configurazione. Damiani presenta questa configurazione tramite esempi di archivi d’artista, di storici dell’arte e di collezionisti. Questi esempi sono, di fatto, non solo lo strumento d’orientamento per l’attribuzione e l’autentica delle opere, ma anche un riferimento necessario per sviare il commento e per giungere alla fonte. Lo sviamento serve ad evitare le distrazioni delle oscillazioni del gusto ed a riconfigurare l’esatto rapporto tra gli attori della vicenda artistica. I fondi epistolari, i documenti burocratici, contratti e pagamenti, nonché certificazioni di lasciti e donazioni, è il materiale che serve a restituire fragranza all’ “Io empirico”, come direbbe Bachtin. Ma cosa succede nell’era digitale all’archivio d’artista? E ancora, cosa succede allo stato dell’arte in confronto con le ICT (Information and Communications Technology)? Concetta Damiani affronta la questione nell’ultimo capitolo del libro rovesciando di fatto la sequenza delle problematiche affrontate precedentemente poiché, in verità, il primo approccio di pratica storica avviene per via informatica e persino le opere frutto di un processo creativo digitale hanno diritto di essere gestite dalla memoria. 

Immagine libro Viaggio attraverso gli archivi dell’arte, tra analogico e digitale. Ne parla un libro di Concetta Damiani

L’archivio nell’era digitale

Ciò significa che la conservazione dovrebbe partire, sottolinea Damiani, dal valore documentario del percorso artistico comprendendo tutto ciò che accompagna la sua creazione e il suo sviluppo. La Net art, per esempio, fonda un rapporto particolare con il pubblico poiché è basata sull’interazione. Figuriamoci poi quando subentra l’implicazione dell’IA per cui Damiani immagina una nuova dimensione estetica che considera la macchina sempre più al centro del processo creativo. Infine, la Crypto arte e la blockchain che inaugurano nuove caratteristiche identitarie basate sulla marcatura specifica dei token che però restano legati a sistemi omogenei e classi più estese. Il dispendio di energia di questi sistemi di identificazione e la loro inaffidabile sicurezza si riverberano sulla certificazione di autenticità e quindi sulla loro esistenza come documenti culturali. L’archivio dell’arte che ci restituisce Concetta Damiani, insomma, non è la polverosa cripta della memoria disponibile solamente alla compilazione erudita di una vicenda, al contrario è una rete di scambi dinamici tra operatori interessati, ciascuno dal proprio punto di vista, a definire l’identità storico – empirica dell’autore e il corpo dell’opera in quanto rappresentato dalle fonti, che la inseriscono nella vita culturale che l’ha generato. 

Marcello Carriero 
Concetta Damiani, Gli archivi dell’arte. Gestione e Rappresentazione tra analogico e digitale
Editrice Bibliografica, Milano 2023
pag. 176, € 22,00
ISBN 9788893575737
https://www.editricebibliografica.it/

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Marcello Carriero

Marcello Carriero

Marcello Carriero (1965) si occupa di critica e storia dell’arte dal 1994. Ha scritto sulla cultura visiva contemporanea sulle riviste Arte e Critica, Arte, Exibart, e ha pubblicato l’unica monografia completa sul futurista Volt (Ed. Settecittà, Viterbo 2007). Attualmente docente…

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