Una rivista nata dal fermento culturale degli Anni Settanta torna in una nuova veste digitale
Il rilancio di “Humus”, la testata d’avanguardia ideata nel 1973 da Gianni Sassi, trasformata in una rivista culturale di ampio respiro. Al centro architettura, design e arte contemporanea. Con un focus privilegiato sulla ceramica

Gli Anni Settanta. Tempo di proteste feroci e libertà esasperate, di hot pants e giubbotti neri, luci stroboscopiche e creste punk. Anni di pop e rock, dei figli dei fiori, dei primi computer e del tramonto dei Beatles, un’epoca di rivoluzioni e controrivoluzioni, con un mix di culture, mode e stili di vita che ne fanno, innegabilmente, un unicum irripetibile. È in questo clima di fermento che, nell’aprile 1973, vede la luce il primo numero di Humus, quadrimestrale di cultura, strategia e tecnica della ceramica edito dalla Fondazione Iris e curato dall’agenzia Al.Sa di Gianni Sassi e Sergio Albergoni. Un progetto editoriale unico nel suo genere, capace di superare la formula tradizionale dell’house organ per farsi strumento di rilettura critica della progettazione sociale.

Dall’underground degli Anni Settanta alla nuova veste digitale: la rinascita di Humus
Oggi, a cinquant’anni dal suo esordio, Humus rinasce in versione digitale per iniziativa di Iris Ceramica Group. La nuova edizione, coordinata dalla giornalista Antonella Galli, raccoglie l’eredità pionieristica dei primi anni e la declina sui temi del presente: architettura, design, arte e creatività, con uno sguardo privilegiato alla ceramica e alle sue modalità espressive.
In un panorama culturale sempre più frammentato, Humus si propone come spazio di ascolto, riflessione e approfondimento. A partire dal significato stesso del nome – quell’insieme di sostanze organiche che rendono fertile il suolo – la rivista intende scavare in profondità, andare alle radici, seminare idee capaci di generare pensiero.

Humus, i numeri tematici e lo sguardo privilegiato sulla ceramica
Già nel suo primo editoriale del 1973, Humus dichiarava l’ambizione di “ridefinire la ceramica” esplorandone gli usi tecnici e il valore strategico nei campi dell’estetica, dell’urbanistica, dell’economia e della vita civile. Una missione che continua ancora oggi. Ogni numero ruoterà attorno a un tema centrale, sviluppato da autori provenienti da ambiti diversi – dalla fisica alla letteratura, dalla sociologia alla biologia – con l’obiettivo di intrecciare sguardi e generare connessioni tra ricerca accademica e mondo del progetto.

Humus, una rivista culturale di ampio respiro
Accanto alla ceramica, il magazine degli Anni Settanta abbracciava infatti un ampio spettro di argomenti: da Frank Zappa alle scuole freak californiane, dal video-tape alla Monument Valley, dal pop italiano ai graffiti di New York, passando per il mercato degli stracci di Resina a Ercolano fino alle neoavanguardie artistiche e musicali. A chiudere ogni uscita, la rubrica Magic Circus, firmata da Rara Bloom e Herta Beloit, pseudonimi dietro ai quali si nascondevano altri artisti e intellettuali, che raccontava storie di musica, arte, spettacolo, letteratura e viaggi.
Cinque i numeri previsti per il 2025. Il primo, Riscoprire la terra, è un omaggio al suolo: risorsa vitale e spesso trascurata, dove l’humus ha la sua origine e dove il seme del cambiamento può innestarsi per generare nuove idee.
Cecilia Moltani
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