30 anni fa moriva Frank Zappa. Storia ed eredità del musicista 

Uno dei più geniali musicisti del Novecento dall’eclettismo quasi compulsivo, spirito libero e dissacrante che ha raccontato le storture e le ipocrisie della società americana

Un musicista “enciclopedico”, vista la mole delle sue pubblicazioni (oltre cento, la metà delle quali postume), che fra i milioni di ammiratori annovera anche Matt Groening, il creatore dei Simpson (che lo ha più volte citato nella popolare serie animata), e ha spaziato dal blues al jazz, dalla fusion all’avanguardia, passando per il rock in tutte le sue sfumature, inframezzandovi anche la satira e il cabaret. Frank Vincent Zappa (Baltimora, 1940 – Los Angeles, 1993) era fermamente convinto che “senza musica la vita sarebbe solo una noiosa sequenza di impegni e bollette da pagare”, e sin dalla prima adolescenza si sentì attratto dal mondo del ritmo e delle note, interessato soprattutto ai grandi bluesmen dell’epoca e alle composizioni di Edgar Varèse, che coniuga la musica classica con l’elettroacustica. 

Chi era Frank Zappa 

All’inizio degli anni Sessanta si esibì con occasionali gruppi di nightclub, lavorando contemporaneamente come copywriter, e per un breve periodo anche in uno stabilimento che produceva cartoncini goliardici e di auguri, con il compito di scrivere le frasi di accompagnamento; e forse è stata anche questa esperienza a rafforzare in lui il gusto per una creatività venata di comicità, di grottesco, di amarezza, di causticità. Dopo molte peripezie (fra cui una detenzione di dieci giorni per un’accusa di pornografia), il successo cominciò ad arridere a Zappa nel 1966, quando Tom Wilson (in quel momento, uno dei pochi produttori afroamericani nel mondo discografico) notò lui e i suoi Mothers (che poco più tardi divennero “of Inventions”) mentre eseguivano Trouble Every Day, una canzone sulla rivolta del ghetto nero di Los Angeles nel 1965. Cominciò così una carriera che, dall’esordio nel 1966 con Freak Out! (dal suono rude e gli arrangiamenti sofisticati, attualissimo nel suo stigmatizzare una classa politica poco competente e qualunquista, e una società istupidita dalla televisione), è arrivata fino all’album The Yellow Shark del 1993 (l’ultimo pubblicato in vita da Zappa), passando per l’opera rock Joe’s garage (1979), esperienze con la musica classica, vicissitudini con la censura, frequentazioni della musica classica. Per la cronaca, si esibì tre volte anche in Italia con due date nell’agosto del 1973, e due tournée nel settembre del 1974 e nel luglio del 1982. In quest’ultima occasione si esibì, fra le varie tappe, a Genova, Milano, Pistoia (nell’ambito di un Pistoia Blues ancora non commerciale), Roma (al Mattatoio di Testaccio), Napoli, chiudendo il 14 a Palermo (suo padre era nato nella vicinissima Partinico), ma questo concerto fu purtroppo interrotto dalla guerriglia fra la Polizia e una parte del pubblico. La copertina dell’album dell’anno successivo, The Man from Utopia, disegnata da Tano Liberatore, contiene vari riferimenti alla tournée italiana dell’82. 

I Mothers of Invention 

A vederli per la prima volta, si sarebbero anche potuti scambiare per una compagnia teatrale in procinto di recitare Ionesco o Artaud, in realtà si trattava di un gruppo di musicisti. Si formarono nel 1965, sulla precedente esperienza dei Soul Giants, e si caratterizzavano per una carica dissacratoria ottenuta sia con i testi che con espedienti teatrali ideati di volta in volta da Zappa, ispirati al Dadaismo, oltre che per un eclettismo musicale che andava dal free jazz alla musica classica, passando per il rock nelle sue varie accezioni, il blues, e tante altre contaminazioni. Fra il 1967 e il 1968 si esibirono regolarmente al Garrick Theatre di New York, e quei concerti passarono alla storia come veri e propri spettacoli di rock teatrale, con siparietti improvvisati inseriti fra le canzoni e il bizzarro coinvolgimento del pubblico; ad esempio, una sera, alcuni Marines che assistevano al concerto furono invitati sul palco da Zappa e invitati a smembrare un pupazzo, come se fosse un Vietcong; un gesto paradossale, di cui molti all’epoca no compresero l’ironia di fondo. Ma Zappa non sarebbe stato né il primo né l’ultimo a non essere compreso dall’ottusità del conformismo.  

I Mothers of Invention cambiarono più volte formazione, mantenendo sempre la loro carica innovativa, spiritosa, artisticamente corposa, partecipando anche nel 1971, a 200 Motels, il lungometraggio di Zappa e Tony Palmer sul mondo del rock. Grazie anche al loro supporto, Zappa poté portare in sala di registrazione e sul palcoscenico i suoi esercizi musicali sempre in equilibrio fra serietà e ironia, un po’ coscienza critica e un po’ specchio della società. 

L’album Over-nite Sensations 

La sua sterminata produzione musicale è ancora in gran parte sconosciuta per la ragione che gran parte dei suoi lavori rimane inedita, malgrado numerose pubblicazioni postume. Ragion per cui in questa sede ci limitiamo a ricordare, nel cinquantesimo della pubblicazione, l’album Over-Nite Sensations, un punto di svolta nella musica di Zappa, che lasciò la fusion orchestrale per introdurre elementi di pop, rock, jazz; un album rappresentativo della sua creatività: dalle surreali Camarillo Brillo (la cui Magic Mama sembra uscita da un dipinto di Delvaux) e Montana, (che narra il viaggio, su un pony chiamato Mighty Little, di un uomo che vuole coltivare filo interdentale in Montana, irrisione dell’American Dream), alle influenze black e soul di Dirty Love e I’m the Slime, passando per il rock progressivo di Fifty Fifty. Di rilievo e di grande impatto è la presenza delle coriste Tina Turner e le Ikettes (anche se non accreditate per la gelosia di Ike Turner). I testi abbandonarono la satira strettamente politica in favore di quella sociale, su tutte quella contro l’ancora forte puritanesimo americano sul sesso, stigmatizzando in particolare l’immaturità maschilista (anche se ebbe diverse accuse di misoginia, ma i fraintendimenti con Zappa sono all’ordine del giorno) e nonostante rimanesse un po’ criptico in certe sue parti, l’album risultò più accessibile al grande pubblico e servì da modello anche per quelli successivi. La copertina, surreale e fumettistica realizzata da Dave McMacken, è un mélange di Salvador Dalì, Hieronymus Bosch, Philip Guston, e rispecchia in pieno la ricchezza immaginativa del musicista. Fu anche il primo album di Zappa ad essere pubblicato con il suono surround Quadraphonic, un mezzo sonoro in continua evoluzione che avrebbe continuato a esplorare negli anni a venire. 

L’eredità di Frank Zappa 

Probabilmente Frank Zappa, che si spense a Los Angeles il 4 dicembre 1993 poco prima di compiere 53 anni, è stato il musicista più anticonvenzionale della storia, un creativo senza barriere né pregiudizi capace di mettersi in gioco e sperimentare molteplici linguaggi, sia per togliersi il gusto di spiazzare il suo pubblico e la critica, sia per appagare la sua irrequietezza artistica. Sostenitore della libertà di pensiero, allergico all’ipocrisia, nemico dei fanatismi, del consumismo e della massificazione che ha sempre combattuto attraverso i suoi caustici testi, Zappa è un musicista difficilmente etichettabile, ammirato o disprezzato con pari intensità, giudicato colto o superficiale, che però non lascia indifferenti. 
I suoi album sono un’interpretazione molto particolare del concetto di “opera d’arte totale”,  dove idee, personaggi, fraseggi musicali, compaiono in maniera articolata, componendo una narrazione, o una “continuità concettuale” come la definiva Zappa, alla quale soltanto lui era in grado di conferire un senso compiuto. La sua sterminata discografia (non ancora completamente edita) non è esente da sbalzi nella qualità concettuale e musicale, e soprattutto non segue un unico filone, ma in linea di massima nelle sue composizioni ritorna sempre il concetto di “freak”; Zappa sorprende, confonde, diverte, fa riflettere, a volte spaventa, tutto nell’arco di una frase musicale. È stato il riferimento per tutta quella comunità informale di beatnik, jazzisti, poeti di strada, sognatori, ma, considerando il suo eclettismo e l’unicità del personaggio, non è poi salito alla ribalta un vero e proprio erede di Zappa; vari gruppi e cantanti, un po’ in tutto il mondo, hanno però assorbito qualcosa: fra questi Steve Vai, i Grandmothers, Klaus König Orchestra, Sammlas Mammas Manna, Omnibus Wind Ensemble, Elio e le Storie Tese. E anche il pubblico non lo ha abbandonato: ogni anno, in luglio, la cittadina tedesca di Bad Doberan ospita Zappanale, il più grande festival dedicato appunto alla sua musica, che ospita cover band da tutto il mondo. In Italia, gli rende omaggio il duo Inventionis Mater, che rilegge in chiave classica le sue composizioni, con l’ironia a fare da collante. Anche grazie a loro, Zappa è ancora fra noi, con la sua carica di dissacrante creatività che ci guarda dalle altezze siderali, perché dal 1994 è stato catalogato l’asteroide 3834 Zappafrank. 

Niccolò Lucarelli 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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