Insegnare a insegnare: la storia di Remo Buti

Un libro racconta vent'anni didattica di Remo Buti alla Facoltà di Architettura di Firenze. Sicuramente la più riuscita applicazione della filosofia radical nel campo dell'insegnamento, raccontata da Tommaso Bovo.

Remo Buti (Firenze, 1932) è stato uno dei più carismatici professori della Facoltà di Architettura di Firenze. Le sue seguitissime lezioni hanno prodotto e influenzato una grossa e importante fetta di quella che verrà definita da Branzi come la “generazione di mezzo” del design italiano: sono stati suoi discepoli designer come Stefano Giovannoni, Guido Venturini, Biagio Cisotti, Massimo Iosa Ghini, Marta Sansoni, Massimo Donegani, Matteo Thun, Aldo Cibic, Marco Zanuso, Elena Danti e molti altri.
Ho incontrato per la prima volta Remo Buti il 2 maggio 2002, era il giorno del suo settantesimo compleanno e per lui, in quella data, è tradizione aprire la propria casa ad amici e studenti. Ricordo che fu un raccontatore entusiasta della propria vita, pieno di aneddoti che ripercorreva attraverso gli oggetti che si trovano nelle stanze della sua abitazione: ci raccontò del suo amore per la ceramica perché figlio di lavoratori della Richard Ginori, della vicinanza con i movimenti radical, dei rapporti con Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e molti altri storici personaggi del progetto. Buti è un abile raccontatore, possiede le due caratteristiche fondamentali per esserlo: l’entusiasmo e l’esigenza di raccontarsi.
Pubblicato da Quodlibet esce il libro Varie-età. Remo Buti, curato da Giovanni Bartolozzi, Pino Brugellis e Matteo Zambelli. L’obiettivo è raccontare un’idea di insegnamento, quella promossa nel corso di Arredamento e architettura degli interni tenuto dal 1982 al 2002.

IL METODO DI REMO BUTI

Non ho mai avuto nessun metodo di insegnamento” dice Buti: scorrendo questo libro possiamo però osservare una filosofia generale nel suo “non metodo”. Da subito ha realizzato una didattica che prevedeva la più ampia libertà possibile da parte dello studente ma all’interno di griglie molto rigide. Si richiedeva la massima personalizzazione e indipendenza del progetto, ma bisognava rispettarne le regole generali assegnate. Il tema cambiava a ogni anno accademico, i titoli potevano essere anche molto diversi tra loro: “Casa verticale”, “Showroom”, “Ingresso di discoteca”, “Stanza da abitare”, la “Casa tonda”. Si progettava soprattutto con le mani, attraverso la realizzazione di modelli e plastici: spesso non era concesso l’utilizzo di colori ma di un unico grigio, soprannominato nel tempo “grigio Buti”.
Gli studenti hanno sempre avuto una forma base di partenza uguale per tutti, non si poteva deformarla, bisognava assecondarla, farla diventare il fulcro, la regola del progetto. Possiamo trovare in questo due idee generali: prima di tutto l’idea che il progetto esiste quando c’è un limite. Secondo, il progetto è un linguaggio e un sistema di confronto: vedere come uno stesso tema può essere sviluppato in una miriade di modi diversi è alla base per imparare a capire gli altri e la propria individualità.
Oltre agli autori nel libro sono presenti diversi saggi scritti da Saverio Mecca, Alberto Savadori, Annalena Buti, Lorenzo Gemma, Alessandra Orlandoni, Giacomo Tempesta, Eleonora Cecconi. Sono poi presenti due interviste ai designer-discepoli di Buti Stefano Giovannoni e Guido Venturini.

Giovanni Bartolozzi, Pino Brugellis, Matteo Zambelli ‒ Varie età. Remo Buti (Quodlibet, Macerata 2021)

Giovanni Bartolozzi, Pino Brugellis, Matteo Zambelli ‒ Varie età. Remo Buti (Quodlibet, Macerata 2021)

LA CATALOGAZIONE DEI LAVORI

Durante i suoi anni di insegnamento Buti ha fatto un importante lavoro di catalogazione e archiviazione dei lavori consegnati dagli studenti. Ogni progetto è stato numerato e schedato: tutti i plastici sono stati fotografati da un fotografo professionista, ogni disegno e scheda descrittiva è stata archiviata con cura. Purtroppo una parte dei lavori è andata perduta dopo il pensionamento di Buti, però è riuscito a salvare una consistente parte dei plastici consegnati, portandoli a casa propria o addirittura prendendo in affitto un magazzino. Il libro contiene un’ampia panoramica di foto che mostrano i risultati degli studenti durante gli anni.

L’INSEGNAMENTO COME RICERCA

Nel mondo accademico esistono due tipi di insegnanti: quelli che vivono il proprio compito principalmente come divulgazione di saperi tramandati dal passato e quelli che invece vivono la didattica come momento di sperimentazione, di rimessa in discussione dei vecchi principi. Remo Buti appartiene sicuramente a quest’ultima categoria, la categoria degli sperimentatori: ha vissuto l’università come laboratorio e sperimentazione. I suoi studenti sono stati dei collaboratori, dei colleghi alchimisti della disciplina, e molti hanno continuato a esserlo anche dopo l’università.
Buti è stato un insegnante che ha amato farsi amare, e questa forse è una tra le più importanti delle caratteristiche inconsapevoli dei bravi maestri: perché è difficile innamorarsi di quello che si sta imparando senza amare prima di tutto chi lo sta insegnando.

Tommaso Bovo

Giovanni Bartolozzi, Pino Brugellis, Matteo Zambelli ‒ Varie-età. Remo Buti. 1982-2002 Vent’anni di didattica
Quodlibet, Macerata 2021
Pagg. 472, € 34
ISBN 9788822905376
https://www.quodlibet.it

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Tommaso Bovo

Tommaso Bovo

Si occupa di critica del design, di progetto grafico e multimedia. Collabora con diverse aziende e studi di grafica. È stato Art Director degli studi Archea Associati e Doni Associati. Ha tenuto lezioni presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli…

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