Lettere dal fronte domestico durante il Coronavirus. Parla Valentina La Rocca

Oggi a parlare con Artribune nella rubrica a cura di Clara Tosi Pamphili, è la titolare della storica Libreria Cascianelli di Roma. All’alba, forse della riapertura di questi esercizi? Che sia di buon auspicio…

In questi giorni difficili, nei quali tutta l’Italia è bloccata, i musei sono chiusi, i luoghi di ritrovo scomparsi, a causa dell’emergenza Coronavirus, l’isolamento fisico necessario a proteggerci è indispensabile ma non deve limitare le nostre relazioni emotive, ancora più importanti per sostenerci l’un l’altro. Per dare un segno della nostra volontà di stare insieme abbiamo chiesto a tanti intellettuali di scrivere una lettera che dica cosa si sta facendo, che libro si sta leggendo o rileggendo, che racconti le difficoltà, le scoperte e le riscoperte. Abbiamo chiesto loro una visione e una idea per una vita futura. Dopo le lettere scritte dal caporedattore di Marie Claire  Antonio Mancinelli e dalla giornalista e critica d’arte Alessandra Mammì, è stata invitata Domitilla Dardi, Design Curator del MAXXI di Roma, inoltre il restauratore Antonio Forcellino, il curatore Gianluca Marziani, la curatrice e docente Maria Luisa Frisa. Ma aspettiamo tante altre lettere dal fronte domestico (Clara Tosi Pamphili).

La casa di Valentina La Rocca

La casa di Valentina La Rocca

Tornata da una Parigi non ancora contaminata dall’inquietudine e dalle disposizioni e dove la vita ferveva, tra un 8 Marzo anti Virus-Patriarcale del gruppo Femen, cantanti di strada gorgheggiavano la Traviata sul marciapiede, ho assistito anche all’exploit di un attore formidabile posseduto dallo spirito di J. J. Rousseauche da 13 anni recita a memoria a puntate le Confessions a casa delle persone in salottini stipati di 20 persone ammaliate dal testo e dal brio, mi sono trovata paracadutata in un Fiumicino Lunare e una Roma già sospesa e dolcemente pietrificata. Come Libreria Cascianelli ci siamo ripiegati subito adeguandoci alle misure e decreti #iorestoacasa, anche se il fatto di non essere una categoria necessaria è un concetto triste e discutibile. Personalmente non temo la reclusione domestica perchè in una casa di tipo Horror Vacui, la distrazione è continua. La mia speleologia tra gli strati cartacei, libreschi o di oggetti serve alla preparazione di idee e cose nuove. Oggi il suolo è un tappeto di volti espressivamente ottocenteschi disegni con baffoni e barboni, dimenticati in tempi di mascherine. Ieri invece ero ipnotizzata dalla forza delle anatomie del Vesalio, scheletri pensanti, in transito a casa, “objets de meditation”, che posso scrutare a lungo all’antica, in questo tempo diluito. Alle 18 la musica dalle finestre ha riacceso la strada tra inno di Mameli e T.O.K., si vedono le persone nelle case, dolcezza. Poi aleggia da me un odore di coniglio alla cacciatora preparato da una mano abile ed Amica, più tardi raderò Ponte Sisto con un’autocertificazione per portare vino coniglio e un po’ di allegria ad una madre resilientissima di 90 anni sola a casa. L’immagine più sconcertante e significativa di questo momento di emergenza rimane quella di questa Roma, Città Chiusa, bellissima, che sembra sotto l’incantesimo di un lunghissimo e triste ferragosto, set vuoto da cartolina a soffietto primi 900.

Valentina La Rocca

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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