Venezia. L’architettura e il restauro della “Grande Accademia” in un libro

Compreso nella collana “Documenti di Architettura”, il volume curato Renata Codello per Electa ricostruisce la vicenda del complesso delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dall’istituzione, nel 1807, ai giorni nostri. Con la documentazione fotografica di Alessandra Chemollo e Fulvio Orsenigo.

A Venezia non mancano certamente i musei. Qui, come in altre città italiane, la ricchezza di queste istituzioni non è data soltanto dalla qualità e dalla quantità delle collezioni, ma anche dal fatto che trovano ospitalità in strutture preesistenti ‒ palazzi pubblici e privati, conventi… ‒ che raccontano anche la storia della città e delle sue trasformazioni. Nel capoluogo veneto, il caso più interessante è sicuramente quello delle Gallerie dell’Accademia. L’origine del complesso risale ai primi decenni del XII secolo. Costituito dalla chiesa di Santa Maria della Carità, dal monastero e dall’attigua “Scuola Grande” omonima, rimane legato al culto fino al 1807, quando, a seguito delle soppressioni degli ordini religiosi, tutto l’ambito passa all’Accademia di Belle Arti. L’Accademia è oggi la più importante collezione di arte veneta esistente al mondo, ma è ancor più interessante se si considera che qui intervengono in maniera rilevante (e a molti secoli di distanza) due “maestri” del proprio tempo: Andrea Palladio e Carlo Scarpa. All’inizio degli Anni Duemila le attività didattiche lasciano definitivamente la sede per stabilirsi nella nuova struttura all’Ospedale degli Incurabili. Da qui ha origine un intervento di radicale restauro delle gallerie, progettato e diretto da Renata Codello con l’architetto Tobia Scarpa. L’ambizioso progetto, sintetizzato nell’idea per una “Grande Accademia”, viene completato alla fine del 2013 e riceverà poi il Premio Torta per il restauro. In quell’occasione la commissione, presieduta da Donatella Calabi, ha evidenziato come il restauro sia “frutto di un progetto architettonico sapiente e dimostra un grande interesse culturale per la città”.

IL LIBRO

La recente pubblicazione, curata dalla stessa Codello, intitolata Venezia. La Grande Accademia. Architettura e restauro, ne ripercorre l’iter e le fasi progettuali. L’opera parte con il racconto di Paola Modesti, che evidenzia fin da subito come il convento della Carità, divenuto poi Accademia, sia “un affascinante palinsesto di edifici [i cui] muri mostrano ancora le tracce di una lunghissima storia edilizia”. Il racconto, arricchito da numerosi documenti e materiali iconografici, conduce sino alla fondazione del complesso, nel XII secolo, dedicando poi anche un’interessante parentesi alla fabbrica palladiana per il convento dei Canonici Lateranensi. Secoli di trasformazioni legate alle necessità liturgiche prima, seguite poi da numerosi interventi di adattamento legati alla nuova funzione di pinacoteca (non trascurabili sono anche quelli ottocenteschi).

Renata Codello ‒ Venezia. La Grande Accademia. Architettura e restauro (Electa, Milano 2017)

Renata Codello ‒ Venezia. La Grande Accademia. Architettura e restauro (Electa, Milano 2017)

LA “LEZIONE DI MUSEOGRAFIA” DI CARLO SCARPA

Se gli interventi ottocenteschi mutano profondamente le caratteristiche del complesso, non si può dimenticare quelli che il direttore Vittorio Moschini commissiona a Carlo Scarpa. Questi, estesi in un lasso temporale di quindici anni, hanno avuto un impatto significativo sull’evoluzione del museo, tanto da rendere evidente ancora oggi come “la presenza di quanto Scarpa ha fatto sia pervasiva e diffusa”. Secondo Francesco Dal Co, che interviene nella pubblicazione, in questa esperienza l’opera di Scarpa si trasforma in una vera e propria “lezione di museografia”.

L’ANALISI DI UN AMBIZIOSO PROGETTO

Dettagliata e ricca di disegni e fotografie la parte del racconto in cui Codello descrive poi l’iter dell’ambizioso piano, dal rilievo al progetto al cantiere. Già all’inizio degli Anni Novanta l’insufficienza di spazi per la conservazione delle opere e la necessità di mettere in sicurezza il patrimonio spingono alla realizzazione di rilievi, indagini storiche e logistiche preliminari al progetto, oltre a saggi archeologici effettuati nel cortile palladiano. L’opera di rilievo e in generale lo stato di fatto e le premesse che portano ai lavori di restauro sono descritti dall’autrice, che li accompagna poi a numerose tavole utili a comprendere l’articolazione degli interventi. Questa complessità è confermata anche da un altro aspetto, con il quale i progettisti si confrontano: la necessità di raddoppiare gli spazi espositivi del museo.

L’EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI MUSEO

Nel progetto, descritto da Codello, si tiene conto del cambiamento radicale del ruolo del museo nella contemporaneità. “Il museo, che un tempo è stato il luogo della conservazione, della conoscenza e della storia”, spiega l’autrice, si è trasformato oggi in “un complesso sistema di attività, dove l’acquisizione, l’esposizione e la conservazione delle opere obbediscono a criteri dinamici, a logiche funzionali condizionate dal grande numero dei visitatori, alla rapidità e all’ampiezza delle reti dei flussi informativi”.
Il ripercorrere la storia del complesso, dell’iter progettuale e dell’origine delle scelte compiute, permette di comprendere l’ampiezza degli interventi, apprezzando così un’iniziativa originale che costituisce un’esperienza significativa nell’ambito del restauro architettonico, ma soprattutto in quello della museografia contemporanea.

Vittorio De Battisti Besi

Renata Codello ‒ Venezia. La Grande Accademia. Architettura e restauro
Electa, Milano 2017
Pagg. 360, € 59,50
ISBN 9788891816856
www.electa.it

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Vittorio De Battisti Besi

Vittorio De Battisti Besi

Vittorio De Battisti Besi è dottore di ricerca in storia dell’architettura all’Università Iuav di Venezia (relatore Maria Bonaiti). Laureato in architettura, ha conseguito l’abilitazione alla professione di architetto sempre presso l’ateneo veneziano. Nell’ambito dei programmi di mobilità internazionale è stato…

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