Le più importanti mostre da vedere a Vienna a primavera 2024

Da Roy Lichtenstein alle Secessioni mitteleuropee, da Matta ai cammelli. E poi c’è la prima edizione di una biennale diffusa interamente dedicata al clima

In questa primavera 2024 a Vienna sono tante le mostre da visitare. Dal rinascimento tedesco della corte di Augusta al Kunsthistorisches Museum allo speciale rapporto tra uomo e camelidi al Weltmuseum, fino alle mostre nelle diverse sedi dell’Albertina. Anche l’ecologia ha un ruolo centrale questa primavera grazie alla prima biennale sul clima diffusa in tutta la città. Ecco una selezione delle mostre da non perdere. 

Holbein, Burgkmair e Dürer. Il Rinascimento nel Nord al Kunsthistorisches Museum

Oltre 170 dipinti, sculture, disegni, stampe, opere di oreficeria, e molti altri oggetti provenienti dal ricco patrimonio del Kunsthistorisches Museum e da importanti collezioni museali internazionali, illustrano la forza innovativa della libera città imperiale e commerciale di  Augusta in epoca rinascimentale. La mostra realizzata insieme allo Städel Museum di Francoforte sul Meno è dedicata a tre dei più importanti pionieri del Rinascimento nell’Europa centrale: Hans Holbein il Vecchio, Hans Burgkmair il Vecchio e Albrecht Dürer.  Burgkmair ha svolto un ruolo chiave nell’adozione delle moderne forme d’arte italiane, nello sviluppo e nel perfezionamento di nuove tecniche di stampa e nelle prime rappresentazioni realistiche di popoli extraeuropei. A queste si affiancano opere di Albrecht Dürer, come il disegno della Resurrezione di Cristo, realizzato per la Cappella Fugger di Augusta. La mostra rappresenta un’interessante panoramica sull’emergere di nuovi generi artistici, tra cui le prime medaglie tedesche e i piccoli rilievi, il loro perfezionamento, come le tecniche di stampa, e importanti invenzioni. Burgkmair infatti fu un pioniere della xilografia a colori e uno dei primi artisti a nord delle Alpi a scoprire la sanguigna come mezzo per disegnare. La mostra fa luce anche sull’importante ruolo dei mecenati: la famiglia imperiale, la Chiesa, i consulenti di politica artistica e, in particolare, i membri di alcune famiglie di mercanti finanziariamente potenti e con ampi legami, come i Fugger e i Welser, furono tra i mecenati di queste opere.
L’imperatore Massimiliano I, seppe fare largo uso delle arti per mettere in mostra se stesso e la sua famiglia.  In questo contesto si possono citare anche eventi importanti come le diete imperiali che si tenevano ad Augusta: grazie ai numerosi partecipanti internazionali, questi eventi agirono come catalizzatori dei processi di scambio culturale, contribuendo così al trionfo del Rinascimento nel nord. 

Vienna // fino al 30 giugno 2024
Holbein. Burgkmair. Dürer. Renaissance in the North
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM
Maria-Theresien Platz
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Hans Burgkmair d.Ä, Bildnis eines jungen Mannes, 1506, Wien, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie © KHM-Museumsverband

L’astrazione di Matta al Bank Austria Kunstforum

La mostra al Bank Austria Kunstforum Wien presenta le galassie artistiche dell’artista cileno Roberto Matta, in collaborazione con l’Archivio Matta e la Galerie Gmurzynska. Roberto Matta è considerato uno dei pittori più visionari del XX secolo: nasce a Santiago del Cile e nel 1934 ed entra a far parte dello studio di Le Corbusier a Parigi, ma non intraprende la carriera di architetto. Si interessa invece al movimento surrealista partecipando alla mostra internazionale del Surrealismo nel 1938. Si trasferisce poco dopo negli Stati Uniti, dove diventa una figura di riferimento soprattutto per la successiva Scuola di New York. Porta in America la metodologia dell’automatismo, che permette all’inconscio e all’intuitivo di confluire nella produzione artistica. Nel suo studio newyorkese organizza raduni pittorici a cui partecipano, tra gli altri, Mark Rothko, Joan Mitchell e Jackson Pollock. Tante le opere in mostra a rappresentare il percorso artistico di Matta. Il trittico La nature unie del 1965 è una simbiosi fantasticamente surreale di forme organiche e tecnoidi. Nel 1973 l’artista espone l’opera alla Maison de la Culture di Amiens in Francia, creando un’installazione spaziale. I quadri sporgono diagonalmente nella stanza, si inclinano e pendono dal soffitto. Matta ha creato un’esperienza artistica immersiva semplicemente attraverso il modo non convenzionale in cui dispone le opere nello spazio. Possiamo vivere la stessa fruizione grazie all’attenta ricostruzione qui al KunstForum. Una selezione di opere di Matta, tra cui questa, sono collegate a fumetti sonori liberamente adattati dalle autrici Natascha Gangl e Rdeča Raketa e  il duo di musica elettronica composto dai compositori Maja Osojnik e Matija Schellander, che siamo invitati ad ascoltare con il nostro cellulare. Spostandoci in un’altra sala troviamo l’opera monumentale Coïgitum del 1972, lunga 10 metri e alta 4 metri. Il titolo del dipinto è una combinazione delle parole coitus, rapporto sessuale, e cogitum, pensiero e il coito sessuale e il pensiero si fondono come forme della creazione. Una sala intera è consacrata al lavoro di scenografo di Matta per il Flauto Magico di Mozart alla Royal Opera House del Covent Garden di Londra.  Matta si identifica fortemente con Mozart e scrive in una dichiarazione sullo scopo dell’arte: “L’uomo e la sua via lattea quotidiana devono essere rappresentati. Tutto questo è il motivo del pittore. E qual è lo scopo del pittore? Alimentare il fuoco dell’entusiasmo,  per mantenerlo vivo, per renderlo “mozartiano” nonostante tutto”.

Vienna // fino al 2 giugno 2024
MATTA
BANK AUSTRIA KUNSTFORUM WIEN
Freyung 8
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Coïgitum, Roberto Matta 1972 © Simon Veres
Coïgitum, Roberto Matta 1972 © Simon Veres

Il grande Novecento in mostra alla Heidi Horten Collection

La collezionista Heidi Horten ha lasciato un patrimonio immenso che il team curatoriale della Heidi Horten Collection rende visibile ai visitatori attraverso programmi espositivi che si alternano durante l’anno. Attualmente sono in mostra una selezione di opere iconiche di artisti come Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Damien Hirst, Lucio Fontana, Paul Klee, Fernand Léger e Jean Dubuffet, per citarne solo alcuni. Un rilievo particolare è dato all’opera di Gustav Klimt La chiesa di Unterach am Attersee, uno dei suoi più bei dipinti di paesaggi tardivi. Klimt ha dipinto il quadro con la tecnica alla prima, con tutte le pennellate visibili e rinuncia a una rappresentazione corretta in termini di prospettiva; come nei suoi ritratti, l’attenzione è rivolta all’estetizzazione e alla stilizzazione del motivo. La mostra, curata da Tobias G. Natter, accosta questo capolavoro a opere selezionate di contemporanei come Broncia Koller-Pinell e Carl Moll e a posizioni di artisti contemporanei come Josef Albers, Jean-Michel Basquiat e Silvie Fleury. L’elemento unificante è il quadrato, marchio di fabbrica di Klimt e formato guida dell’Art Nouveau viennese, che non solo era frequentemente utilizzato a Vienna intorno al 1900, ma è ancora oggi molto attuale. La mostra alla Collezione Heidi Horten si arricchisce inoltre di due imponenti sculture nell’area esterna: la scultura Pore dell’artista britannico Antony Gormley, che occupa la facciata sopra l’ingresso del museo in posizione accovacciata. A pochi metri di distanza, nel giardino delle sculture, troneggia l’elefante Elefandret dello spagnolo Miquel Barceló, alto oltre quattro metri. 

Vienna // fino al 25 agosto 2024
WE LOVE
HEIDI HORTEN COLLECTION
Hanuschgasse 3
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Gustav Klimt, Kirche in Unterach am Attersee, 1916, Heidi Horten Collection
Gustav Klimt, Kirche in Unterach am Attersee, 1916, Heidi Horten Collection

100 anni di Roy Lichtenstein all’Albertina

Nel 2023 Roy Lichtenstein avrebbe compiuto cento anni e l’Albertina celebra questo anniversario con un’ampia retrospettiva che riunisce oltre 90 dipinti, sculture e grafica. Insieme ad Andy Warhol, Roy Lichtenstein è una delle figure fondatrici della Pop Art, unendo arte “bassa” e “alta”. Questa retrospettiva offre una visione completa dell’opera dell’artista e spazia dai primi dipinti Pop degli Anni Sessanta, tra cui l’iconico Look Mickey, fino ai lavori più recenti. La mostra comprende anche i suoi quadri ispirati all’arte di Picasso, Dalí e Pollock, nonché i suoi interni tardivi, i nudi femminili e le sculture ancora piuttosto sconosciute.  All’inizio della sua carriera, l’appropriazione di materiale esistente come immagini pubblicitarie e fumetti non è sempre stata accolta con favore, come hanno dimostrato le accuse di plagio e le violente proteste dei visitatori alle sue mostre. Si ricorda come la sua mostra nel 1962 alla galleria di Leo Castelli a New York, dove espose per la prima volta il suo lavoro Look Mickey, abbia suscitato scalpore. Rappresentava un vero attacco alle convenzioni dove semplici immagini fumettistiche e pubblicitarie vengono calate nella forma monumentale di quadri storici: “Scegliere un soggetto così screditato come Paperino o Topolino e trasformarlo in un’opera d’arte aveva qualcosa di assurdo e comico. Prima di allora l’arte era stata più seria” come afferma lo stesso Lichtenstein. Egli imita il processo di stampa di massa, economico e veloce, che diventa il suo marchio di fabbrica: il suo linguaggio visivo conosce solo pochi contorni e colori primari, nonché i monotoni mezzitoni, i “Ben Day dots” che egli rese famosi per primo. Questa mostra è l’occasione anche per celebrare un importante lascito: la Fondazione Roy Lichtenstein ha scelto di donare una parte consistente del proprio patrimonio, 95 oggetti, al Museo dell’Albertina, terzo museo, insieme al Whitney Museum di New York e al Nasher Sculpture Center di Dallas a possedere una collezione così ampia dell’artista.

Vienna // fino al 14 Luglio 2024 
Roy Lichtenstein
ALBERTINA
Albertinaplatz 1
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Roy Lichtenstein, Ertrinkendes Mädchen, 1963, Öl und Acryl auf Leinwand, MOMA, © Estate of Roy Lichtenstein:Bildrecht, Wien 2024. Photo The Museum of Modern Art, New York:Scala, Florence
Roy Lichtenstein, Ertrinkendes Mädchen, 1963, Öl und Acryl auf Leinwand, MOMA, © Estate of Roy Lichtenstein:Bildrecht, Wien 2024. Photo The Museum of Modern Art, New York:Scala, Florence

Arte contemporanea all’Albertina Modern e nella nuova sede di Klosterneuburg

L’Albertina Modern con The beauty of diversity mostra la ricchezza e la diversità delle collezioni contemporanee del museo con opere di Basquiat, Cindy Sherman, Maria Lassnig e Kiki Smith, per citarne solo alcuni. La mostra dispiega la sua forza persuasiva nell’accostamento di artisti celebri che hanno sempre voluto mettere in crisi il canone e che tuttavia sono stati canonizzati, con nuove scoperte che rompono la norma e affermano così l’estetica della diversità. Si indaga in generale anche la posizione di una collezione, è un interessante esperimento che pone i riflettori su un’estetica della diversità che contrasta la rappresentazione ed esposizione classica. Esplora la bellezza del grottesco, dell’impuro e del represso, dove l’emarginato e la deviazione dalla norma diventano visibili.  L’inclusione di artisti provenienti dall’Australia, dall’Africa, dall’Asia e dal Sud America svolge un ruolo importante e contrasta l’esclusività di un modo di pensare e agire eurocentrico e occidentale. L’Albertina prosegue inoltre il suo obiettivo di rendere accessibile al pubblico gran parte della collezione postbellica con la nuova sede a Klosterneuburg, nella ex sede del Museo Essl. La collezione di arte contemporanea comprende oggi circa 65.000 opere, tra dipinti, disegni, stampe, fotografie, sculture, video e installazioni. L’obiettivo è quello di rendere accessibile al pubblico il maggior numero possibile di opere d’arte austriache e internazionali. Il focus dell’attuale presentazione è la  scultura: il primo piano invita i visitatori a scoprire l’importante collezione di sculture del Museo. Qui sono esposte opere di Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Gironcoli, la collezione di studi di Roy Lichtenstein o l’importante donazione di collezioni di gessi di Hans Arp. È inoltre esposta per la prima volta la monumentale video-scultura di Marie-Jo Lafontaine. Con Kennedy Janko e Soli Kiani, è stata riconosciuta anche la diversità della collezione di sculture. 

Vienna // fino al 18 agosto 2024
The beauty of diversity
ALBERTINA MODERN
Karlsplatz 5
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Sungi Mlengeya, Wallow, 2022, Privatsammlung, Courtesy of Afriart Gallery © Sungi Mlengeya
Sungi Mlengeya, Wallow, 2022, Privatsammlung, Courtesy of Afriart Gallery © Sungi Mlengeya

Cammelli, lama, alpaca e dromedari al Welt Museum

Il Welt  Museum di Vienna pone i riflettori sul rapporto tra camelidi ed esseri umani attraverso filmati, opere d’arte, fotografie e manufatti delle collezioni del museo e prestiti provenienti da istituzioni internazionali che raccontano gli incontri con i camelididel passato, del presente e del futuro. Il progetto si collega alla dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che sancisce il 2024 anno internazionale del camelide, richiamando così l’attenzione sull’uso di alpaca, lama, cammelli e dromedari per contrastare la povertà e per salvaguardare gli ecosistemi. 
Nella mostra si parte dai primi cammelli che provengono dal Nord America e poi diffusi nel mondo per ottemperare a molteplici necessità dell’uomo: dall’alimentazione fino all’utilizzo come animali da soma. Il loro ruolo è stato fondamentale per la creazione di un’identità culturale e per la sopravvivenza umana. Questa storia condivisa ha anche un lato oscuro: il militarismo, il colonialismo, lo sfruttamento e la sofferenza degli esseri umani e degli animali. Si parla inoltre di socioecologia legata ai camelidi, capaci di digerire la vegetazione brulla, spinosa e spesso molto salina delle zone aride e di trasformarla in cibo e altri prodotti preziosi.
I camelidi rappresentano anche un’attrazione turistica. Nelle strategie di marketing dell’industria del turismo, i cammelli  sono metafore per innescare fantasie specifiche dei visitatori occidentali e risvegliare il repertorio delle idee orientaliste. Tanti gli oggetti in mostra che sottolineano l’importanza dei camelidi per le diverse popolazioni:  i beduini dell’Arabia si definivano “popolo del cammello”, gli Afar in Etiopia dicevano che quando un figlio muore viene sepolto, ma la vita continua e forse avrai un altro figlio.  Ma quando muore un cammello, la casa si ferma e senza movimento non c’è vita: la casa crolla.  
Il cammello è anche il soggetto dell’installazione There May Exist dell’artista concettuale Zeinab Alhashemi al  Tempio di Teseo, collegato alla mostra del Welt Museum. Alhashemi esamina gli effetti del boom petrolifero nella regione del Golfo. Il cammello seppur oggi sostituito dalle automobili rimane un simbolo degli Emirati Arabi e l’artista ne ricorda l’importanza ricoprendo i barili di petrolio, che vanno a  creare una piramide, con le pelli del cammello.  La forma piramidale scelta dall’artista rappresenta un’ode al progresso, la scoperta del petrolio ha infatti catapultato gli Emirati Arabi nell’era moderna.

Vienna // fino al 26 gennaio 2025
On the Backs of Camels
WELT MUSEUM
Neue Hofburg, Heldenplatz
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Taus Machacheva, Super Taus and a Camel Yasha , 2017. Photo Imam Guseinov
Taus Machacheva, Super Taus and a Camel Yasha , 2017. Photo Imam Guseinov

La prima edizione della Biennale del Clima alla KunstHaus

La KunstHaus recentemente rinnovata è la sede principale della Klima Biennale che per 100 giorni, tra aprile e luglio, rivolge l’attenzione sul potenziale dell’arte, del design, dell’architettura e della scienza in relazione a un futuro sostenibile e all’impatto sociale del cambiamento climatico.  La KunstHaus  presenta un’ampia mostra collettiva consacrata a uno degli ecosistemi più importanti: la foresta. Gli artisti selezionati dedicano il loro lavoro all’habitat forestale, ai suoi processi ecologici e alle sue minacce. Le opere esposte esaminano da un lato l’influenza dell’uomo sullo stato delle foreste e sulla loro distruzione, dall’altro le attività collettive e simbiotiche dell’ecosistema forestale. Le foreste di tutto il mondo ci ricordano più che mai lo squilibrio del nostro pianeta, come si evince dalle opere in mostra, la deforestazione e lo sfruttamento a scopo di lucro sono alla base della crisi ecologica, mentre il riscaldamento globale alimenta la perdita di foreste. Le opere, frutto di un’accurata ricerca e spesso create in collaborazione con scienziati, rendono tangibile questo complesso argomento e aprono nuove prospettive su un ecosistema che dovrebbe esserci semplicemente familiare. La prima opera in mostra è quella dell’artista cileno Rodrigo Arteaga che la realizza recuperando il legno morto nel bosco intorno a Vienna. Curiosa anche l’opera del duo composto da Anca Benera e Arnold Estefan che riprende la celebre storia del furto della Saliera di Benvenuto Cellini al Museo di Belle Arti di Vienna. La copia dell’opera d’arte, modellata con il sale, si trova in una foresta del Salzkammergut e possiamo studiare la sua interazione con la fauna selvatica attraverso i filmati in mostra. Questa ricerca riassume in modo ironico una delle preoccupazioni della Biennale, ovvero la difficile coesistenza di animali e uomini e la necessità di ripensare il rapporto tra civiltà e natura. L’altro centro della Biennale è  nell’area della ex stazione nord di Vienna, la Nordwestbahnhof, dove si sviluppa la mostra collettiva Songs for the Changing Seasons, con progetti che riflettono il cambiamento climatico e l’utilizzo di materiali sostenibili. Anche il Museo Etnologico partecipa alla Biennale come campo di sperimentazione per gli attivisti che sviluppano qui nuove forme di azionismo. 

Vienna // fino al 11 Agosto 2024
Klima Biennale. Into the Woods. Approcci all’ecosistema forestale
KUNSTHAUS WIEN
Untere Weißgerberstraße 13

Songs for the Changing Seasons
NORDWESTBAHNHOF

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Into the Woods © Rudolf Strobl
Into the Woods © Rudolf Strobl

Le Secessioni in mostra al Wien Museum

Il Wien Museum presenta a partire da maggio, in collaborazione con l’Alte Nationalgalerie di Berlino, una mostra sulle Secessioni di Monaco, Vienna e Berlino a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, comprendendo circa duecento dipinti, sculture e grafiche di ben ottanta artisti.  Il termine Secessione si riferisce a un importante capitolo della storia dell’arte agli albori del modernismo ed è direttamente associato a Gustav Klimt a Vienna, Franz von Stuck a Monaco e Max Liebermann a Berlino. La nascita delle Secessioni in molti Paesi europei alla fine dell’Ottocento simboleggia una rottura con le istituzioni artistiche dominanti. Rifiutando le strutture tradizionali di sovvenzioni pubbliche e i sistemi di mostre le cui giurie imponevano i criteri delle accademie d’arte tradizionali, gli artisti secessionisti aspiravano alla libertà. Il loro obiettivo era la vivacità e la diversità delle forme di espressione artistica con un orientamento internazionale, condizione indispensabile per l’emergere del modernismo artistico. Numerosi artisti dei nuovi movimenti come il Simbolismo, l’Art Nouveau e l’Impressionismo furono presentati per la prima volta alle mostre della Secessione. La mostra combina capolavori moderni con un nuovo racconto del modernismo mitteleuropeo che intreccia le peculiarità locali e la rilevanza internazionale. 

Vienna // dal 23 maggio al 13 ottobre 
Secessions. Klimt, Stuck Liebermann
WIEN MUSEUM
Karlsplatz 8
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Secessionen Klimt Pallas Athene
Secessionen Klimt Pallas Athene

Giorgia Losio

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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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