Il Louvre Abu Dhabi compie cinque anni. E guarda al futuro

Una nuova visione di museo è alla base delle attività del Louvre Abu Dhabi, che festeggia il suo quinto anniversario puntando a trasformare la regione in una meta imprescindibile per gli amanti dell’arte

Inaugurato nel 2017 a seguito di più di dodici anni di lavori, grazie a una partnership tra Francia ed Emirati Arabi che rappresenta un unicum nel settore – e che ai tempi aveva scatenato varie controversie, dalla “brandizzazione” del museo a problemi di diritti dei lavoratori durante la sua costruzione ‒, questo novembre il Louvre Abu Dhabi celebra il suo quinto anniversario. Lo fa non solo con l’inaugurazione di importanti mostre, nuovi prestiti e acquisizioni, ma anche con il rinnovato impegno nel portare avanti una nuova concezione di museo universale.

Installation view of Louvre Abu Dhabi Art Here 2022 exhibition. Credits Department of Culture and Tourism Abu Dhabi. Photo Augustine Paredes, Seeing Things

Installation view of Louvre Abu Dhabi Art Here 2022 exhibition. Credits Department of Culture and Tourism Abu Dhabi. Photo Augustine Paredes, Seeing Things

IL LOUVRE ABU DHABI E IL MODELLO DI MUSEO UNIVERSALE

Quando il dipartimento per la cultura e il turismo di Abu Dhabi, insieme al Louvre francese e i rispettivi rappresentanti dei due Paesi, aveva avviato le trattative per l’apertura del primo museo enciclopedico del mondo arabo, il punto cardine era quello di cambiare il modo di rappresentare la storia e il patrimonio universale.
L’idea era [e continua a essere] quella di rappresentare il ritmo comune e non necessariamente cronologico, ma basato sul dialogo continuo tra le varie opere. Un dialogo sia formale che visivo, capace di presentare il passato non come qualcosa di fisso, ma come qualcosa in costante relazione e rielaborazione, come un laboratorio che offre la possibilità di trovare punti comuni anziché di divisione”, racconta Souraya Noujaim, direttrice del dipartimento scientifico, curatoriale e di gestione della collezione del museo. La volontà di ripensare il concetto di universalità è forte dei nuovi paradigmi della museologia moderna, che vedono i musei enciclopedici come prodotto di un passato coloniale e imperiale, non solo a livello di provenienza delle collezioni, ma anche per la presentazione delle opere in maniera classificatoria e gerarchica. Proprio per questo – come ci spiega Manuel Rabaté, direttore del Louvre Abu Dhabi – lo sforzo è stato quello di re-inventare e riproporre una visione della storia dell’arte e del mondo capace di puntare sui dialoghi invece di classificare la conoscenza. Una strategia che, secondo il direttore, permetterebbe di parlare apertamente alle varie comunità del museo, e riflette di per sé lo spirito degli Emirati Arabi, un Paese composto perlopiù da immigrati e stranieri in costante flusso.

Louvre Abu Dhabi Art Here. Sidelines, artwork by Manal AlDowayan Department of Culture and Tourism Abu Dhabi. Photo Augustine Paredes, Seeing Things

Louvre Abu Dhabi Art Here. Sidelines, artwork by Manal AlDowayan Department of Culture and Tourism Abu Dhabi. Photo Augustine Paredes, Seeing Things

GLI INTENTI DEL LOUVRE ABU DHABI

Visitando la collezione permanente, si percepisce la traduzione formale di questa strategia. Le tre ali del museo presentano oltre 600 opere e artefatti divisi per tematica, senza compartimentalizzazione geografica. Il tutto parte dal gran vestibolo, dove –per esempio – un vaso cinese dialoga con uno scrigno francese e una pagoda proveniente dall’Oceania. Il modello continua a riprodursi nelle varie sezioni, culminando nell’ala che racconta la storia delle religioni: intitolata “universal religions”, la sezione si propone di raccontare Buddismo, Cristianesimo e Islam e la loro importanza nel processo di civilizzazione degli ultimi 2000 anni. Forse l’ampia portata politica dell’intero progetto emerge proprio qui, e assume ancora più importanza in relazione alla localizzazione del museo, fondato nel cuore di una regione che ha sofferto per anni le conseguenze di una storia complessa e impregnata di ideologie contrastanti, che tutt’ora siede su terreni difficili. Di certo, il progetto è un ottimo esempio di come l’arte è strumento di soft power e di re-branding di un Paese sviluppatosi interamente grazie a petrolio e gas naturali, e dove il principio cardine di “universalismo decentralizzato” ‒ definito tale dal ministro della cultura francese Rima Abdul-Malak ‒ funziona molto bene sia per la Francia che per gli Emirati a livello strategico. Tuttavia, sebbene sia molto interessante a livello teorico, la sua applicazione a livello pratico necessita di una ricerca più approfondita, che superi la mera analisi delle similitudini oltre-confine, la quale rischia di essere estremamente relativizzante. Resta il fatto che ri-pensare la struttura di un museo enciclopedico è di fondamentale importanza oggi.

Michelangelo Pistoletto, part of a series of mirrors exhibited in the permanent galleries of Louvre Abu Dhabi ©Galleria Continua. Photo Ela Bialkowska

Michelangelo Pistoletto, part of a series of mirrors exhibited in the permanent galleries of Louvre Abu Dhabi ©Galleria Continua. Photo Ela Bialkowska

LE OPERE DI MICHELANGELO PISTOLETTO E LA CONNESSIONE CON IL LOUVRE

Michelangelo Pistoletto si unisce alle celebrazioni di questo quinto anniversario, invitato dal museo a innescare un dialogo fra la collezione permanente e dodici nuovi specchi da lui realizzati. Le opere sono state create a seguito di un progetto fotografico dell’artista durante una sua mostra al Louvre parigino nel 2013. Già al tempo, le opere di Pistoletto dialogavano con i capolavori del museo francese, e trovano una loro continuità nel presente. “Queste opere iniziano al museo di Parigi, includendo parti della sua collezione, che rappresenta la memoria umana, si sviluppano incorporando la presenza degli spettatori, che a loro vora rappresentano la storia recente, arrivando qui e creando un dialogo ancora più profondo, in cui i visitatori del Louvre Abu Dhabi – specchiandosi – incontrano non solo questa continuità tra presente e passato, ma anche l’infinito del tempo che si manifesta nel momento in cui interagiscono con l’opera”, spiega Pistoletto. Rompendo le barriere di tempo e spazio attraverso queste nuove opere che parlano di interazione, correlazione e contaminazione, Pistoletto racconta di una profonda connessione con il museo di Abu Dhabi: “Ci troviamo in una zona del mondo molto complessa, dove però sette emirati si sono messi insieme e hanno creato una federazione con l’intento di trovare un’intesa comune là dove ci sono stati infiniti conflitti di interesse economico e religioso. La volontà di rappresentare e sviluppare una capacità di intesa che accolga e riconosca le differenze è sicuramente comune alla sensibilità di Cittadellarte e del Terzo Paradiso, dove tutti gli elementi si combinano nel cerchio centrale, con un desiderio di cercare e creare un’armonia comune”.
L’idea di portare l’opera di Pistoletto al Louvre è nata proprio dal riconoscimento di questo linguaggio comune, ci racconta di nuovo Souraya Noujaim: “Volevo insistere sull’importanza della relazione tra una mostra e i suoi visitatori, intesa come un dialogo costante e non un’attitudine passiva. Parlandone con Pistoletto abbiamo convenuto che l’idea di specchio, di riflesso, funzionava perfettamente come simbolo di cosa vogliamo che il museo rappresenti oggi per la sua comunità”.

Michelangelo Pistoletto, part of a series of mirrors exhibited in the permanent galleries of Louvre Abu Dhabi ©Galleria Continua. Photo Ela Bialkowska

Michelangelo Pistoletto, part of a series of mirrors exhibited in the permanent galleries of Louvre Abu Dhabi ©Galleria Continua. Photo Ela Bialkowska

COMUNITÀ LOCALE, ARTE CONTEMPORANEA, FUTURO

La relazione con l’arte contemporanea, che permette un’attivazione della collezione permanente, si rinforza non solo grazie ai lavori di Yan Pei-Ming e Jenny Holzer presentati durante questo quinto anniversario, ma anche con l’inaugurazione di Louvre Abu Dhabi “Art Here 2022”, la seconda edizione del premio per artisti del Golfo organizzato in collaborazione con il marchio di orologi svizzeri Richard Mille. In questa seconda edizione – i cui esiti sono visibili fino al 19 febbraio 2023 – dieci artisti della regione presentano la loro rivisitazione del concetto di ICON/ICONIC, con lavori multidisciplinari di Afra Al Dhaheri, Ayman Zedani, Dana Awartani, Elizabeth Dorazio, Manal Al Dowayan, Rand Abdul Jabbar, Simrin Mehra Agarwal, Shaikha Al Mazrou, Vikram Divecha e Zeinab Alhashemi. Il premio riflette l’impegno del museo nel relazionarsi alla comunità di artisti locali e alle nuove generazioni. Il direttore del museo ci racconta che Abu Dhabi ha una scena locale molto attiva: attraverso una relazione costante con il museo, gli artisti possono individuare negli Emirati un luogo dove si può fare e lavorare con l’arte, dove può esistere una piattaforma per le nuove generazioni creative.
Le possibilità di sviluppare l’interesse verso l’arte non mancano, grazie a un continuo programma di mostre internazionali, come l’appena inaugurata Impressionism: pathways to modernity, organizzata in partnership con il Musée d’Orsay, o ai vari prestiti importanti come il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci arrivato direttamente da Parigi. Abu Dhabi sembra riconoscere e portare avanti un’idea di decentralizzazione del sistema dell’arte tanto quanto in questi ultimi anni altre parti dell’Asia hanno tentato di fare, cercando di creare un necessario nuovo equilibrio. Ad arricchire la scena sarà anche il Guggenheim, la cui sede aprirà nel 2025 a pochi passi dal Louvre. Sembra che la regione, oltre a essere un melting pot di varie visioni e culture, possa diventare una meta imprescindibile per il mondo dell’arte. A essa si aggiungono Qatar e Arabia Saudita, lavorando molto sull’idea di re-branding di un’identità complessa e contestata attraverso l’arte. Tuttavia, se il Golfo vuole diventare un nuovo polo della cultura, forse ci sono altri aspetti socio-culturali da ripensare. E su questo punto proprio l’arte potrebbe avere il potere – che storicamente è sempre esistito – di stimolare, nutrire e ispirare il cambiamento.

Valentina Buzzi

https://www.louvreabudhabi.ae/

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Valentina Buzzi

Valentina Buzzi

Valentina Buzzi è ricercatrice, docente, art advisor e curatrice con sede a Seoul, in Corea del Sud. Collabora con diverse riviste d'arte, gallerie e istituzioni culturali in Europa, Corea del Sud e Stati Uniti, condividendo analisi ed expertise della scena…

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