Un tour virtuale tra le gallerie di New York

Dopo il tour virtuale fra i musei della Grande Mela, oggi vi proponiamo un itinerario incentrato sull’offerta online di alcune fra le più note gallerie newyorkesi. In attesa che anche quelle più piccole riescano a ritagliarsi spazi di visibilità.

Se questi fossero tempi normali, di sabato pomeriggio saremmo a passeggiare tra le gallerie di Chelsea, visitando le mostre aperte questa settimana e immergendoci nel glam un po’ decadente degli opening.  Ma tocca stare in casa e allora ci affidiamo a Internet nel tentativo di assorbire la dose settimanale di arte che, in questo momento, serve più che mai. Seguendo la spinta data da Art Basel che, subito dopo la cancellazione dell’appuntamento di marzo a Hong Kong, ha cominciato a raccogliere adesioni per spostare la fiera online e offrire virtual viewing room agli espositori, molte gallerie in giro per il mondo hanno cominciato a dare al proprio pubblico la possibilità di vedere i lavori degli artisti in rete. E così stanno facendo anche alcune gallerie newyorchesi, con mostre che aprono e si possono visitare solo su Internet.

Maurita Cardone

HAUSER & WIRTH

Louise Bourgeois, Untitled, 1960. Courtesy Hauser & Wirth

Louise Bourgeois, Untitled, 1960. Courtesy Hauser & Wirth

Da Hauser & Wirth ha inaugurato il 25 marzo una mostra dei disegni di Louise Bourgeois, presentata sul sito della galleria con un video, una selezione di immagini e alcune citazioni dell’artista franco-americana. “Il disegno è stato un rituale quotidiano nel corso dei 70 anni di carriera decennale di Bourgeois”, si legge nel testo di introduzione, “usato come strumento necessario per registrare ed esorcizzare i suoi ricordi e le sue emozioni. Le opere di questa presentazione catturano la sua psiche interiore attraverso segni ondulati a inchiostro, acquerello e matita”. La mostra non è ricchissima, ma i disegni di Louise Bourgeois sono sempre godibilissimi e, forse più di altri mezzi espressivi, il disegno, visto su uno schermo, riesce a conservare la sua bellezza. In contemporanea con la mostra, la galleria ha lanciato anche una serie di video in cui gli artisti condividono un messaggio dalle loro case e studi.
Per Hauser & Wirth si tratta della prima mostra online, mentre altre gallerie stavano già da tempo esplorando le possibilità della rete prima che questa emergenza trasformasse Internet nell’unico possibile luogo di aggregazione.

www.hauserwirth.com

DAVID ZWIRNER

Doug Wheeler, 49 Nord 6 Est 68 Ven 12 FL, 2011 12.Installation view at David Zwirner, New York 2020 © Doug Wheeler Courtesy the artist & David Zwirner

Doug Wheeler, 49 Nord 6 Est 68 Ven 12 FL, 2011 12.Installation view at David Zwirner, New York 2020 © Doug Wheeler Courtesy the artist & David Zwirner

David Zwirner organizza mostre virtuali già dal 2017, ma è in questi giorni, inutile negarlo, che tornano davvero utili. La galleria ha messo a disposizione della comunità artistica la propria esperienza con l’online e si è fatta promotrice di un’iniziativa che riunisce altri spazi newyorchesi. Venerdì 3 aprile sul sito Internet di Zwirner ha inaugurato Platform, una viewing room collettiva in cui dodici gallerie presentano lavori scelti (in molti casi si tratta di mostre che avrebbero dovuto aprire questa primavera). Platform rimarrà online fino al primo maggio e proseguirà poi con altre edizioni che sposteranno il focus da New York alla comunità artistica globale.
Oltre a questa galleria collettiva, sul sito della galleria in queste settimane si possono esplorare alcune delle mostre allestite recentemente nelle sue diverse sedi fisiche. Ricca di contenuti la viewing room dedicata alla mostra di Doug Wheeler, esponente del movimento Light & Space. Nella sezione dedicata del sito della galleria troviamo un video in cui l’artista spiega il suo approccio, immagini di alcune precedenti installazioni dei suoi spazi luminosi immersivi, commenti e citazioni dell’artista stesso e di alcuni visitatori eccellenti e planimetrie degli allestimenti in alcune delle istituzioni culturali che hanno ospitato i lavori di Wheeler. Non è proprio la stessa cosa che entrare fisicamente e fluttuare in quegli ambienti di luce, ma rende l’idea. Meno d’impatto, non fosse altro per l’impossibilità di apprezzare la texture delle superfici utilizzate dall’artista coreano per le sue pitture, la viewing room dedicata a Yun Hyong-keun, creata in concomitanza con la mostra allestita nella sede su 20th street della galleria, dal 17 gennaio al 7 marzo scorsi. Online si possono vedere alcuni dei dipinti, realizzati su ruvide tele di lino grezzo, e immagini dell’allestimento da Zwirner e dell’installazione della retrospettiva ospitata l’anno scorso a Palazzo Fortuny, a Venezia. La terza delle viewing room presentate in questi giorni sul sito della galleria ospita la mostra Pathological Color di James Welling che, attraverso immagini delle opere e testi esplicativi, riesce a comporre un’esperienza molto simile a quella di visione reale di una mostra di questo artista che da sempre usa la fotografia per decostruire e ricostruire il colore. Le immagini esposte, stampe a getto d’inchiostro multicanale, riproducono architetture, paesaggi, performance artistiche e di danza, esplorando la visione tricromatica e i processi di percezione del colore. Sul sito della galleria si può visitare anche una selezione di viewing room allestite negli anni scorsi.

www.davidzwirner.com

PACE GALLERY

Saul Steinberg, Untitled (Victorian Interior), 1949 54. Courtesy Pace Gallery

Saul Steinberg, Untitled (Victorian Interior), 1949 54. Courtesy Pace Gallery

Anche Pace Gallery non è nuova alle viewing room online. Ma se prima erano private e disponibili solo per collezionisti interessati, da un paio di settimane sono aperte al pubblico. Al momento sul sito della galleria si possono esplorare sette mostre e nelle prossime settimane ne apriranno altre tre, inclusa una promettente collettiva di fotografia. Tra quelle attualmente in corso, ricche di immagini, video e testi attraverso cui approfondire il lavoro degli artisti esposti, particolarmente godibile online è Imagined Interiors di Saul Steinberg, uno degli iconici illustratori di The New Yorker e attento commentatore della società americana. Bella anche l’installazione delle Costellazioni di James Turrell che fanno un po’ il paio con i lavori di Doug Wheeler da Zwirner. Anche Turrell compone spazi di luce e altera le percezioni del visitatore attraverso portali luminosi. Anche qui la visione online non rende del tutto giustizia al lavoro, ma per ora ci accontentiamo.

www.pacegallery.com

LEHMANN MAUPIN

Nari Ward, Sole Revel, 2020. Courtesy the artist & Lehmann Maupin

Nari Ward, Sole Revel, 2020. Courtesy the artist & Lehmann Maupin

Ben fatta anche la viewing room di Lehmann Maupin che al momento espone una doppia mostra di Nari Ward e Robin Rhode dal titolo Power Wall, la cui versione online accompagna la mostra reale in programma nella sede di Hong Kong dal 3 aprile e visitabile solo su appuntamento. “La mostra” ‒ si legge nel testo di presentazione ‒ “evidenzia come Rhode e Ward coinvolgono in modo unico la parete attraverso un accumulo di segni, producendo opere su larga scala intrise di un sottotesto socio-politico. Entrambi gli artisti attivano il muro come spazio fisico e come superficie per l’espressione individuale e culturale”. La presentazione online include video, immagini delle opere e dell’allestimento, testi di approfondimento e uno strumento per muoversi nello spazio tridimensionale della galleria.

www.lehmannmaupin.com

FORT GANSEVOORT

Peter Köhler, Be Still My Heart, 2019. Courtesy Fort Gansevoort

Peter Köhler, Be Still My Heart, 2019. Courtesy Fort Gansevoort

Meno tecnologica, ma più sentita, la scelta di Fort Gansevoort, che giovedì 26 marzo ha lanciato una serie settimanale di mostre online affidate a curatori e ricercatori selezionati dalla galleria, dal titolo Seeing Through You. L’obiettivo della serie è creare uno spazio di connessione sul web e sui social in cui avviare un dialogo tra pubblico e artisti di tutto il mondo. La prima mostra della serie, A cloud in a box, prende il nome da una canzone del 2016 dei Pet Shop Boys e raccoglie le opere di sette artisti che lavorano a Berlino, Los Angeles, Santiago, Stoccolma e Tel Aviv. Se le gallerie più grandi e con una clientela consolidata già all’indomani della chiusura hanno cominciato a proporre idee e iniziative che consentano loro di continuare a lavorare e fare affari, per le gallerie più piccole e con risorse limitate ci vorrà più tempo per organizzarsi e trovare soluzioni che possano fare la differenza. Ma questi sono tempi di rapide trasformazioni e siamo certi che nelle prossime settimane il mondo dell’arte continuerà a inventarsi modi nuovi per aprire le porte al pubblico. Stay tuned.

www.fortgansevoort.com

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

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