La fabbrica degli idoli. La mostra di Pierre et Gilles a Parigi

“Un pantheon iconoclasta e sentimentale” intorno al tema della musica. Così il duo Pierre et Giles ha definito la mostra di cui è protagonista al Musée de la Musique della Philharmonie di Parigi.

Al Museo della Musica della Philharmonie di Parigi è possibile passeggiare nella stanzetta di un adolescente, in un tempio indù, in un club parigino in voga negli Anni Ottanta, passando per un’edicola votiva di un vicolo di Napoli, tra luci stroboscopiche, glitter, volti, colori e tanto, tanto kitsch. Kitsch di un’assoluta qualità estetica. Un percorso scintillante e al tempo stesso malinconico, che si compone di 110 pitture-fotografie, 25 copertine di dischi, 200 oggetti memorabilia, 6 videoclip e circa 140 brani musicali in libero ascolto attraverso le audioguide. Tutto questo e molto altro ancora è l’esposizione del fotografo Pierre (Roche-sur-Yon, 1950) e del pittore Gilles (Havre, 1953), del duo Pierre et Gilles.
I due non sono fratelli eppure si somigliano moltissimo, due anime gemelle che si sono trovate “in una festa”, come amano raccontare, nel 1976. Nel corso di questi quarant’anni hanno saputo proporre un’arte ibrida, tra pittura e fotografia, tra realtà e meraviglia, tra sogno e incubo, in cui il ritratto occupa un posto centrale. Persone sconosciute, star planetarie, gruppi underground e cantanti vari si sono prestati a essere “reinterpretati” in maniera dissacrante (a volte blasfema), fantasiosa, colorata o piuttosto dark, nella costruzione di quello che loro stessi definiscono essere “un pantheon iconoclasta e sentimentale”. Tra gli artisti che negli anni hanno posato per il duo, ad esempio, Madonna, Marylin Manson, Boy George, Stromae, Kylie Minogue, Dita Von Teese e Michael Jackson. Ogni modello è stato chiamato a posare all’interno di complesse scenografie montate in studio. Le fotografie sono poi state sottoposte a un lungo ed elaborato processo pittorico, terminato con la realizzazione della cornice del quadro.

Pierre et Gilles, Legend (Madonna), 1995. Collezione privata © Pierre et Gilles

Pierre et Gilles, Legend (Madonna), 1995. Collezione privata © Pierre et Gilles

LA MOSTRA DI PIERRE ET GILLES

Gran parte dei visitatori trova queste opere molto divertenti, considerando gli spazi espositivi come delle fun room e sminuendo, a torto, la portata artistica di queste rappresentazioni. I due artisti, infatti, attingono da un vocabolario visivo che affonda le sue radici nell’arte classica, donando nuova linfa al genere del ritratto mediante la sacralizzazione delle immagini profane e la creazione di nuovi idoli, tratti soprattutto dal mondo della musica. Ecco perché il Museo della Musica della capitale francese, uno dei musei del settore più importanti al mondo, diventa il luogo naturale per la loro prima monografica dedicata a questo tema. Al di là dei ritratti, quindi, l’esposizione è anche un pretesto per raccontare una storia, anzi più storie, esplorando il rapporto che Pierre et Gilles hanno avuto con la musica e tutto l’universo che le ruota intorno. Gli artisti hanno concepito una playlist che accompagna ogni ritratto, per suggere al visitatore i ricordi e le emozioni legati alla sua creazione. Il pubblico è invitato a godere e a trarre energia da quest’universo fantastico, ma anche a calarsi nell’atmosfera creatrice di quello che può essere un idolo al tempo della nostra contemporaneità. Motivo per cui la quarta sezione del percorso espositivo è interamente occupata dal cosiddetto “altare della musica”, qualcosa che somiglia moltissimo a un’edicola votiva dedicata alla Madonna, ai vari santi, ma anche a Maradona, come le si vedono spessissimo nei vicoli popolari di Napoli. Tra sacro e profano. Al centro dell’installazione vi è un piccolo schermo attraverso il quale sono proiettati i video musicali realizzati dai due artisti negli Anni Ottanta. Un trionfo di quel “politicamente scorretto” che solo quel decennio ha saputo regalare, senza bisogno di mezze misure.

Pierre et Gilles, Sainte Mary MacKillop (Kylie Minogue), 1995. Collezione privata © Pierre et Gilles

Pierre et Gilles, Sainte Mary MacKillop (Kylie Minogue), 1995. Collezione privata © Pierre et Gilles

TRA SACRO E PROFANO

La qualità di quest’esposizione è dettata anche dall’impronta data dal commissario Milan Garcin, storico dell’arte e dottorando all’Ecole du Louvre. Il lavoro di Garcin consiste nell’approfondire i legami nascosti nelle immagini, e tra le immagini stesse, e la maniera in cui gli artisti si appropriano della storia dell’arte. Anche il catalogo della mostra supporta la base teorica su cui si fonda l’opera dei due artisti, attraverso l’analisi di tutti i celebri modelli iconografici, soprattutto quelli della tradizione agiografica, ripresi e reinterpretati nel corso degli anni.
La Fabbrica degli idoli è un concentrato di eccesso, o di eccessi, di lustrini e di paillettes, ma è soprattutto un’occasione per riflettere sul modo in cui l’essere umano, in qualsiasi epoca e luogo, è solito rappresentare qualcosa di considerato come sacro, o anche profano, purché percepito come unico e speciale. Un’opportunità di analisi della psicologia umana e della maniera di figurare e immaginare l’eccezionale.

Arianna Piccolo

Parigi // fino al 23 febbraio 2020
Pierre et Gilles – La Fabrique des idoles
MUSÉE DE LA MUSIQUE
221, avenue Jean-Jaurès
https://philharmoniedeparis.fr

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Arianna Piccolo

Arianna Piccolo

Storico dell’arte e giornalista, vive tra Parigi, Napoli e Roma seguendo il ritmo dei vari impegni lavorativi e di studio. Dopo la laurea Magistrale in Storia dell’arte, intraprende il percorso giornalistico, attraverso TV, web e carta stampata, curando l’ufficio stampa…

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